La relazione di Bardi sul Piano strategico regionale

19 dicembre 2024 | 16:28
Share0
La relazione di Bardi sul Piano strategico regionale
Vito Bardi mentre legge la relazione

Oggi illustrata in Consiglio Regionale: Crisi idrica, Stellantis, sanità e sviluppo economico al centro del documento

Il Piano strategico regionale approda in Consiglio regionale con una relazione in aula del presidente della Giunta regionale, Vito Bardi. Il documento rappresenta uno strumento di pianificazione a lungo termine utilizzato dalle Regioni per definire obiettivi, priorità e azioni da intraprendere per lo sviluppo economico, sociale e territoriale. Il piano è fondamentale per guidare le politiche pubbliche e gli investimenti, assicurando che le risorse siano allocate in modo efficiente e che le iniziative siano coerenti con le esigenze e le potenzialità del territorio.

“Il piano strategico (2021-2030) – ha detto Bardi – analizza i fattori di ritardo nello sviluppo regionale, con macro-temi: tenuta demografica, coesione territoriale, valorizzazione del potenziale delle risorse endogene, declinati nei diversi ambiti della società e dell’economia, gli obiettivi da perseguire nel decennio. “Quando varammo il nostro Piano strategico – ha ricordato il presidente – uscivamo dalla emergenza Covid e vi era una viva attesa di un recupero veloce dell’economia con un clima di moderata fiducia nella ripresa economica e sociale proprio grazie al Pnrr. I dati tra il 2021 ed il 2023 di crescita del Pil e dell’occupazione, hanno effettivamente dato ragione sulla capacità di ripresa della Basilicata. Al di là di una narrazione catastrofica – ha sottolineato Bardi – gli indicatori fondamentali, davano ragione circa il miglioramento complessivo dello stato di salute della nostra economia”.

Nella relazione il presidente ha toccato alcuni temi “caldi” del momento, a cominciare dalla crisi idrica e dalla vertenza Stellantis. Sull’emergenza idrica, in particolare, Bardi ha ribadito che ha assunto i caratteri di una priorità indifferibile. “Come le altre emergenze, quella idrica mette a nudo problematiche di sistema – ha detto – che per molti anni non sono state affrontate in modo sistematico come la tenuta degli invasi, infrastrutture mai collaudate, e sempre utilizzate parzialmente in aderenza ad una normativa precauzionale contro i rischi ma prive delle risorse finanziarie sufficienti per garantirne il ripristino e un ottimale funzionamento. Il caso dell’emergenza idrica ci fa assumere maggiore consapevolezza su un tema spesso affiorato nel dibattito pubblico nazionale, la questione manutentiva, di infrastrutture realizzate negli anni 60 e 70. Reti idriche che in Basilicata significano 13 mila km di condotte che spero – per chi lo ignorasse – danno il senso della difficoltà negli interventi. Purtroppo è capitato a me, ma poteva capitare a chiunque si fosse trovato al mio posto di affrontare la crisi della diga della Camastra, nel combinato disposto con la crisi climatica e con le criticità connesse alle altre fonti di approvvigionamento”.  Qui la relazione integrale