Il nuovo anno sarà nuovo? Lo vedremo

31 dicembre 2024 | 14:04
Share0
Il nuovo anno sarà nuovo? Lo vedremo

Troppa gente mangia i frutti senza prendersi cura dell’albero

Il 2025 tra un anno farà la fine del 2024. Abbandonato in quel calendario ormai vecchio, che ancora respira grazie al ricordo di un giorno qualunque. Alla fine e all’inizio di ogni anno, come stampi di memoria, raccontiamo a noi stessi e agli altri le identiche cose, con le stesse parole dell’anno passato. Siamo tutti ricercatori di speranze. Esploratori di nuovi indizi nelle vecchie tracce. Siamo ripetitori di litanie e liturgie che fanno da cornice alla banalità del quotidiano. Anche il 2025 sarà l’anno del letargo della ragione o magari l’anno sotto il segno del cuore? Certo è che agire l’indifferenza, nel dilemma globale della sofferenza umana, è sempre più difficile. Nel secolo degli spettatori, per dirla con il sociologo Bauman, non possiamo più ignorare ciò che accade nel mondo, non saremmo credibili. La televisione e internet, sono “vedere” e “sapere”, e ci inchiodano in quella che Karl Jaspers chiamava “la colpa morale”.

Ora siamo tutti spettatori, testimoni delle guerre, dei disastri ambientali, delle sofferenze di gran parte dell’umanità. Vediamo con i nostri occhi, veniamo a conoscenza del dolore di persone in luoghi lontani. Tuttavia, “vedere” non è la stessa cosa che “sapere”. Spesso non comprendiamo le cause di ciò che accade. I giornali, le televisioni, internet non ci dicono della distruzione della vita a causa del “commercio senza frontiere” e della “finanza senza frontiere”.  Non ci dicono degli egoismi cinici senza confini. Le cause sono sempre ignote o nascoste per far posto allo “spettacolo” delle conseguenze, per dare visibilità all’immagine degli effetti.

Tra vedere e agire, tra sapere e agire, però, rimane un forte divario. E’ difficile agire quando ci si trova a centinaia o migliaia di chilometri di distanza da chi soffre, magari seduti comodamente davanti al televisore nel proprio salotto. E quando ci troviamo a pochi metri di distanza da chi soffre? “Faccio quello che posso”, non ci interroghiamo sulle cause di quelle sofferenze, quasi non ci interessano le irragionevoli motivazioni che “giustificano” il male. Non ci interroghiamo su come agire per rimuovere quelle cause. In breve, cerchiamo soluzioni biografiche a contraddizioni sistemiche. Cerchiamo risposte emotive e private a tragedie reali e globali.  E dunque? Tra “fare il male” e “non opporsi al male” esiste una forte affinità. Bisogna, perciò, opporsi al male, che vuol dire trasformarsi da spettatori in attori. Passare cioè da “una dimensione di vita semplicemente vivente (spettatore) a una dimensione di vita come messa in gioco di un senso (attore).

Evitiamo di dare ascolto agli imbonitori, ai falsari della storia, agli ipocriti della politica, ai venditori di fumo che intossicano la cultura della pace. Impariamo a pensare di più e a parlare di meno. Proviamo ad agire con bontà e determinazione. Che il nuovo anno sia l’innesco di un fuoco intorno al quale l’Umanità impari ad abbracciarsi consapevole di essere una Comunità di destino. Nel 2025 proviamo a guardare in faccia la Terra su cui abbiamo il dovere di seminare futuro. E allora dov’è il male? E’ laddove qualcuno mangia i frutti senza prendersi cura dell’albero, è laddove qualcuno tutela il proprio albero senza preoccuparsi della foresta. E’ laddove una bambina muore a causa del freddo, delle bombe, della fame, delle malattie. Fare del bene, opponendosi al male, è l’augurio per il prossimo anno. Sarà nuovo? Lo vedremo. Dipende da noi.

©Riproduzione riservata