Caro Michele, sul Pd lucano hai ragione, ma la sindrome è nazionale

13 dicembre 2024 | 10:50
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Caro Michele, sul Pd lucano hai ragione, ma la sindrome è nazionale
Meloni e Schlein

Con i suoi pregi e difetti il Partito Democratico rimane l’elemento centrale per un’alternativa di governo sia regionale sia nazionale per cui quello che avviene in questo partito riguarda un poco tutti

Caro Michele,

ho letto con attenzione il tuo editoriale dell’11 u.s. che riguarda la questione della disaffezione dei militanti, e dell’elettorato, del PD lucano afflitto dai cacicchi e dall’assenza di contenuti programmatici.

Con i suoi pregi e difetti il PD rimane l’elemento centrale per una alternativa di governo sia regionale sia nazionale per cui quello che avviene in questo partito riguarda un poco tutti. Ma per poter diventare anche una alternativa reale occorre che sia capace di mobilitare quell’elettorato deluso e disilluso che non va più a votare invece di respingerlo. Aiuterebbe anche capire che gli elettori del M5S, in specie quelli provenienti dalla sinistra, appena vedono alleanze o accordi con il PD con la stessa dirigenza che hanno combattuto, sia a livello locale sia nazionale, scappano.

Nella civilissima Emilia Romagna ha votato a malapena il 46% degli aventi diritto e il PD si è salvato solo grazie al fatto che ha uno zoccolo duro che lo vota a prescindere. Il combinato disposto dell’astensione e dello zoccolo duro crea l’illusione di un avanzamento elettorale che non c’è.

Dall’ultimo rapporto del CENSIS, su cui è stata messa una ignobile sordina, si rileva che l’84,4% degli italiani ritiene che i politici pensino più a sé stessi che ai cittadini; il 71,4% che l’Europa sia prossima a sfasciarsi; il 68,5% che le democrazie occidentali non funzionino più; il 66,3% che i principali responsabili delle guerre in Ucraina e Medio Oriente siano i Paesi occidentali. Solo il 31,2% ritiene giusto l’aumento al 2% delle spese militari.

Se persino Rosy Bindi, sino ad ora la più lucida tra la vecchia dirigenza PD, di fronte a tutto ciò (Tagatà del 9 dicembre 2024) pensa che il futuro del Campo Largo o, meglio, della alternativa alle destre di Meloni, dipenda dal fatto che il M5S di Conte si definisca ‘progressista indipendente’ invece che ‘di sinistra’ allora meglio non farsi alcuna illusione sulla sconfitta delle destre. Occorrerebbe per prima cosa fare chiarezza sui motivi per cui il PD appare così indigesto alla gran parte del potenziale elettorato del Campo Largo.

Nel libro ‘Il grande inganno ’ Cirino Pomicino afferma che il ‘salotto buono’ del capitalismo italiano scelse di costruire la Seconda Repubblica dando credibilità e sostegno, con i propri media, agli eredi del vecchio PCI e della vecchia DC, ora PD.  Sempre secondo Pomicino questo legame pernicioso trasformò il PD “nel braccio operativo della destra neoliberista europea” e l’intreccio tra capitale, finanza e informazione ha generato “Un’arma letale per le democrazie liberali… Una potenza di fuoco difficilmente sostenibile dalle istituzioni democratiche.” Anche perché operano “utilizzando nel contempo le insinuazioni personali e la gogna contro gli avversari, manipolando pesantemente la verità”. Esempi: putiniani, populisti, sovranisti.

Non si può esprimere meglio di Pomicino la natura del problema rappresentato dal PD. In aggiunta l’attuale segreteria Schlein fa poco o nulla per liberarsi dallo stigma di essere parte del sistema di potere che ha massacrato il Paese e del supporto all’attacco alla democrazia fatto dalle delle burocrazie germanofile europee. Anzi la sua recente visita a casa Draghi fa sorgere il sospetto che voglia riaccreditare il partito presso i salotti buoni andando a rendergli omaggio. Ancora non si capisce che per l’elettorato astensionista Draghi è peggio della peste bubbonica. Elly chieda lumi a Beppe Grillo che su Draghi ha perso ogni credibilità.

Ci sono poi le ambiguità sulla pace e sul progetto, sempre di Draghi, di trasformare l’Europa in una fabbrica di armi e quelle nei confronti di Netanyahu alimentate dalle posizioni espresse da Picierno e Guerini e i voti in sede di parlamento europeo in appoggio alla commissione Ursula, la più a destra di sempre, oltre che all’oltranzismo belligerante sulla guerra in Ucraina. In politica economica le piccole retromarce sulla stagione liberista che ha impoverito la fascia mediterranea dell’Europa, non solo l’Italia e la Grecia ma anche la Francia, non sono sufficienti a causa del mancato rinnovamento della classe dirigente che di questa stagione è stata protagonista sia a livello locale sia nazionale.

C’è infine la giustificazione sul piano formale della distruzione del principio stesso di rappresentanza politica e di rispetto sostanziale della volontà popolare con i governi tecnici e c’è anche altro. Il PD pare strumento di presidenti della Repubblica, Napolitano e Mattarella, che più che fare da arbitri hanno giocato partite politiche in prima persona a difesa dello status quo europeo e italiano e di scellerate politiche liberiste. Finché il PD, proprio per il suo ruolo, non darà garanzie credibili, rinnovando completamente la propria dirigenza, sul ritorno alla propria ragione sociale credo che l’elevato astensionismo aumenterà ancora e che ci terremo Gioggia e Bardi, o chi per essi, a lungo.

Purtroppo la tua disanima di un partito regionale che perde la sua anima rincorrendo il potere e le postazioni individuali dei singoli esponenti, è solo la riproposizione in chiave locale di una analoga sindrome nazionale.

Onestamente non so come si possa uscire da questa situazione ma se un campo largo o progressista o di sinistra  vuole essere protagonista del futuro della nostra Regione e del Paese occorre che sin da subito si rimbocchi le maniche e riscopra la propria ragione di essere e inizi a elaborare una proposta credibile per le future competizioni elettorali: sul piano dei progetti economici, sociali, della pace e del rispetto delle decisioni delle Corti di Giustizia internazionali, della riforma in senso democratico delle istituzioni europee (altro che eliminazione del diritto di veto che è l’unica garanzia dei ‘piccoli’ e degli stati dell’Europa meridionale) sulla questione del Mezzogiorno del suo ruolo e delle sue infrastrutture. Tutte cose su cui capire la differenza tra il PD e la destra liberista da più di venti anni è quasi impossibile. Se non lo fa il PD che prenda iniziativa politica e la leadership programmatica il M5S, versione Conte, o AVS o chiunque possa.