Basilicata. Dove si perde la fiducia si perde anche la voglia di restare

I temi che andrebbero introdotti con maggiore peso nella discussione sul futuro della regione: capitale demografico e ripopolamento, capitale di fiducia e altro…
Va bene tutto. Le proposte dei sindacati, le proposte dei partiti di opposizione e di maggioranza. Tutto bene. Anche i suggerimenti di Confindustria, delle organizzazioni degli agricoltori e degli artigiani, degli ordini professionali e dei centri di ricerca. Anche le prediche dei vescovi servono. Ognuno, per la sua parte, fornisce un contributo di idee e di azioni per salvare la Basilicata dalle gravi criticità cui è sottoposta e per sostenerne lo sviluppo. Alcuni si comportano come se fossero esperti di tutto, diciamo in buona fede, altri concentrano gli sforzi a tutela della categoria che rappresentano. Si marcia separati, ognuno pensa al suo. Questa modalità presenta molti lati di debolezza perché disperde le energie di competenze che, al contrario, andrebbero raggruppate in un fronte coeso di intelligenze con l’obiettivo di dare alla Basilicata se non un’identità al suo sviluppo, almeno una traccia operativa per raggiungere orizzonti collettivamente desiderabili. Ma questa è un’altra storia su cui ritorneremo.
Rimane il fatto che tutto questo dibattito, sacrosanto, sembra muovere nulla se non i discorsi da una sala all’altra, da un giornale all’altro. Tuttavia, ci sono alcuni aspetti fondamentali che sarebbe opportuno mettere sul tavolo del dibattito pubblico: il capitale di fiducia e il capitale demografico, in primo luogo. Per quanto riguarda il capitale demografico dovrebbe essere chiaro a molti che una regione con pochi abitanti, tra l’altro in declino socio-demografico non ha futuro. 540mila anime rappresentano nulla nel panorama nazionale ed europeo. Siamo sotto il limite. Oggi proviamo a fornire i titoli, oppure le tracce, di alcuni, non unici, temi che andrebbero introdotti con maggiore peso nella discussione sul futuro della Basilicata.
Traccia1: Il ripopolamento
Anziché insistere sulla categoria concettuale dello spopolamento, sarebbe un passo avanti ragionare con un approccio generativo parlando di “ripopolamento”. Un primo problema riguarda dunque il ripopolamento della regione. E questo passa attraverso l’allargamento dei confini e favorendo l’ingresso di nuovi immigrati. Sono due prospettive complesse, ma necessarie, che richiederebbero anni di lavoro politico e istituzionale in concertazione con gli altri attori sociali e imprenditoriali. Sappiamo che la tendenza allo spopolamento, se consideriamo le variabili attualmente in campo, non la si inverte nemmeno in 30-40 anni. Dunque, perché aspettare? Allargare i confini regionali al Vallo di Diano, per esempio, sarebbe un’idea da rimettere sul tavolo e da perseguire con convinzione. Al contrario, le spinte “separatiste” che vanno nella direzione opposta, è bene respingerle perché insensate ed egoistiche.
Traccia2: Riassetto amministrativo dei Comuni
Allo stesso modo andrebbe ripensato l’assetto istituzionale dei 131 Comuni. Laddove possibile, in base a criteri sensati, senza oscurare le identità di nessuno – e valorizzando in chiave originale tutti i borghi- si potrebbero sperimentare fusioni amministrative su modelli già di successo come, per esempio, Lamezia Terme. Dentro questo quadro dovrebbe aprirsi una discussione sul trasporto pubblico e sulle infrastrutture di collegamento cosiddette minori. La viabilità interna assumerebbe in questo contesto un valore strategico. Le grandi arterie sono utili, ma senza una decente infrastruttura che collega i paesi tra loro, si rischia di aggravare l’isolamento delle zone interne e rurali. Zone che, tra l’altro, rappresenterebbero davvero una fonte di ricchezza se le risorse a loro destinate fossero meglio gestite e maneggiate da persone competenti.
Traccia3: Il capitale di fiducia
La fiducia tra le persone, tra gli operatori economici, tra cittadini politica e istituzioni, è una risorsa immateriale che produce effetti materiali. Senza fiducia non c’è scambio. Senza fiducia scarseggiano le interazioni sociali ed economiche e prevalgono gli egoismi. Al contrario un territorio che produce più fiducia di quanta ne consuma può meglio orientarsi su sentieri di sviluppo. Una regione che punta sulla credibilità, sul rispetto dei suoi beni comuni, sull’equità e sulla giustizia sociale produce fiducia. Incomprensioni, burocrazia, conflitti, antagonismi, informazioni ambigue o nascoste, demotivazione, ostruzionismo, inganno, disonestà, sono comportamenti che sprecano, fino a distruggerlo, il capitale di fiducia. Fare promesse e non mantenerle, favorire gli immeritevoli a discapito dei meritevoli, fare gli interessi di gruppi minoritari a discapito dell’interesse generale sono comportamenti che consumano fiducia senza produrla. Insomma, in presenza di partiti, di politici, di istituzioni, di organizzazioni sociali e professionali che raccolgono fiducia per mantenere le proprie posizioni di potere o di comando, senza restituirla con gli “interessi” ai cittadini, il territorio perde gran parte delle proprie prospettive di sviluppo. Chi è abituato a mangiare i frutti senza preoccuparsi dell’albero crea sfiducia.
Dovrebbe essere chiaro uno dei motivi per cui i giovani lasciano la Basilicata. La mancanza di lavoro è una variabile, ma non l’unica. I giovani hanno bisogno di fidarsi del territorio. L’affidabilità di un territorio è data da diverse variabili sociali, politiche, culturali. Al centro delle variabili immateriali troviamo, appunto, la fiducia. Il capitale di fiducia sviluppa convivenza civile di qualità, senso di sicurezza, senso di comunità e di reciprocità, favorisce gli scambi materiali e immateriali.
In un territorio dove si truccano i concorsi, dove si inquina impunemente, dove il welfare non funziona, dove l’Università non è attraente, dove circolano corruzione, privilegi, raccomandazioni, dove il problema del free-rider è accentuato, dove l’ambiente naturale è sottoposto a forti stress, la fiducia scarseggia insieme a tutto il resto. Si verifica un fenomeno che possiamo definire “deprivazione della speranza”. Dove si perde la fiducia si perde anche la voglia di restare. Se chiudi il Centro Internazionale di Dialettologia, per esempio, i giovani ricercatori vanno via. Altro che stati generali della natalità. Come è evidente il tema della fiducia chiama in causa diversi aspetti della vita pubblica e del comportamento delle istituzioni, della politica e dell’imprenditoria. Questa è un’altra traccia da mettere sul tavolo delle discussioni.
Conclusioni provvisorie
Abbiamo fornito delle tracce, condivisibili o meno non importa, su cui costruire degli approfondimenti. Sono temi mediamente esclusi dalle discussioni sul lavoro e sullo sviluppo, sulle questioni demografiche, sociali, culturali e ambientali. Eppure, da questi titoli potrebbe ripartire un confronto ripulito dalla “muffa” delle solite giaculatorie. Sono titoli a prima vista non divisivi, che chiamano tutti a pensare e ad agire con coraggio e onestà intellettuale. La Basilicata ha bisogno di ritrovare se stessa dentro un nuovo cammino. E ciò sarà possibile se si cominciano a tracciare strade alternative e percorsi inesplorati. Tutto il resto, consentiteci, sono chiacchiere ormai coperte di polvere.
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