Autoriciclaggio, nei guai imprenditore cinese con attività a Rionero in Vulture

Disposti nei suoi confronti l’interdizione dell’esercizio delle imprese per un anno e il sequestro di oltre 1,5 milioni di euro
Un imprenditore cinese è stato interdetto per 12 mesi dall’esercizio di imprese poiché ritenuto responsabile di reati tributari e autoriciclaggio secondo quanto emerso da un’indagine coordinata dalla Procura di Potenza e condotta dai finanzieri di Rionero in Vulture. La misura interdittiva è stata preceduta da misure cautelari reali finalizzate al sequestro preventivo di disponibilità economiche e finanziarie per un ammontare di oltre 1,5 milioni di euro, nei confronti di tre società, operanti nel vulture-melfese, riconducibili al medesimo imprenditore.
L’attività ha preso le mosse da due verifiche fiscali condotte dalle fiamme gialle rioneresi nei confronti di due società che, per i periodi d’imposta dal 2019 al 2022, hanno evaso 745.180,70 euro di imposte sul reddito delle società e 772.753,27 euro ai fini IVA. Le conseguenti attività d’indagine disposte dalla Procura hanno permesso di acquisire gravi indizi in ordine alla circostanza che l’imprenditore di origini cinesi, quale amministratore e socio unico delle due società, avrebbe adottato lo schema di evasione noto come “imprese apri e chiudi”. In sostanza, l’imprenditore per esercitare l’attività di commercio al dettaglio di prodotti non alimentari, si sarebbe avvalso di due società che oltre ad evadere completamente il pagamento delle imposte hanno avuto un breve ciclo di vita, per cui al momento dell’accertamento del fisco l’impresa era già estinta per cui non era possibile l’azione di riscossione.
Le attività d’indagine hanno altresì consentito l’acquisizione di plurime e convergenti evidenze indiziarie, nei riguardi di una terza societa, successiva alle precedenti ma caratterizzata dai medesimi fornitori, dipendenti e luogo d’esercizio, che hanno portato alla compiuta ricostruzione di un quadro probatorio ritenuto grave, prima dalla Procura e poi dal Giudice delle indagini preliminari, con riguardo a un ingente evasione all’I.V.A. e alle imposte sui redditi, mediante l’utilizzo del collaudato sistema di azienda cd. “apri e chiudi”. Importanti e rilevanti le anomalie riscontrate nel corso delle investigazioni, atteso che le società, amministrate dal medesimo rappresentante legale, hanno disatteso puntualmente e sistematicamente tutti gli obblighi derivanti dalla vigente normativa tributaria da quelli dichiarativi a quelli di versamento delle imposte, ivi compresa la conservazione delle scritture contabili obbligatorie, per ostacolare le attività di controllo della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate.
Inoltre, dall’analisi dei conti correnti bancari societari disposta dalla Procura, è emerso che le somme frutto dell’evasione fiscale sarebbero state reinvestite e in altre società, così inquinando il circuito economico legale. Sono stati contestati a vario titolo nei confronti dell’indagato, i reati di cui omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili, sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte e autoriciclaggio.