A Potenza quasi chiuso il “cerchio magico” di Vincenzo Telesca & Company
Lo avevamo anticipato, Luca Di Mase è il capo di gabinetto del sindaco: perché proprio lui?
Chissà cosa penserà Giovanni Lettieri, segretario regionale del Pd forse ancora per poco, di questa nomina su cui nessuno ha potuto mettere becco. Fortemente voluta (o dovuta) da Vincenzo Telesca, testimone di nozze nel matrimonio tra la sorella di Lettieri e l’ex amministratore di Acta, Roberto Spera. Chissà che ne pensano La Basilicata Possibile, i Verdi, Sinistra Italiana. Luca Di Mase è nipote dell’avvocato Raffaele De Bonis, e sarebbe amico intimo dell’ex sottosegretario alla Salute e già presidente della Regione Vito De Filippo. Sicuramente ottimo avvocato, ma non proprio uno studente modello alla Facoltà di Giurisprudenza di Bologna dove si è laureato in 7 anni con una votazione di 88/110. Di Mase svolgerebbe l’attività di avvocato nello stesso studio dello zio. De Bonis è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Potenza a 3 anni all’esito di un’inchiesta della magistratura potentina su presunte mazzette. L’appello dovrebbe essere fissato a inizio 2025.
De Bonis è stato al centro, oltre che di vicende giudiziarie, di molte questioni relative a contenziosi tra politica, pubblica amministrazione e imprese private. E’ stato il “Signore” degli espropri a Potenza, quando il Comune chissà per quale ragione non riusciva mai ad eseguire una procedura regolare, pagando ogni volta risarcimenti esosi agli assistiti di De Bonis. È il caso del campo sportivo di Macchia Giocoli, costato ai potentini, sembrerebbe, 12 miliardi di vecchie lire. Quel denaro contribuì all’ammasso di debiti del Comune di Potenza. È stato il difensore dei costruttori potentini Mancusi, al centro delle polemiche della costruzione delle cosiddette torri gemelle in via Nazario Sauro, un edificio che alcuni definirono all’epoca “scempio edilizio”. Lo studio di De Bonis è stato anche consulente per gli aspetti civilistici dell’impresa esecutrice del nodo complesso del Gallitello. Anche il nipote, Di Mase, fu indagato in una vicenda giudiziaria, poi la sua posizione sarebbe stata archiviata. Insomma, siamo al centro di una delle “isole” più famose dell’arcipelago del sistema di potere potentino. Oggi Telesca ha pescato proprio da quell’isola il suo capo di Gabinetto che costerà circa 90mila euro l’anno.
Vito De Filippo è stato tra i principali sponsor politici di Vincenzo Telesca alle scorse elezioni comunali. Sul fronte imprenditoriale è noto che sponsor di Telesca sia stato Donato Macchia, la cui collaboratrice e direttrice culturale della Fondazione Potenza Futuro, Federica D’Andrea, è assessora esterna e vice sindaca. Quest’ultima ha ringraziato Telesca fondando un nuovo movimento politico, “Area Civica”, che qualcuno, compresi noi, ha definito il Partito di Donato Macchia.
Il cerchio si dovrebbe stringere – ci dicono gli informati – non appena sarà riconfermato Maurizio Napolitano Amministratore unico di ACTA SpA oggi in carica perché nominato dal sindaco Guarente con decreto del 22 giugno 2023. Napolitano sarebbe gradito ad altri pezzi del cerchio di potere. Le aspirazioni di Roberto Spera all’Acta, compare di Telesca e cognato di Lettieri, per il momento restano congelate. Non si può avere tutto. Siamo anche in attesa di altri incarichi diretti o indiretti che pare saranno affidati nelle mani di un noto editore potentino, già capo della comunicazione di Telesca nella campagna elettorale. Al momento, dunque, il cerchio non si è ancora chiuso. Ci sarà dell’altro. Tuttavia possiamo ipotizzare che a “governare” la città in qualche modo sia, accanto a Telesca, un nutrito gruppo di non eletti.
Tra i sostenitori di Federica D’Andrea, sembra esserci anche Giuseppe Musacchio, attuale amministratore unico del Consorzio di Bonifica, amico anche lui di Donato Macchia e di Vincenzo Telesca, e suggeritore diretto o indiretto di strategie politiche ed elettorali sempre finalizzate a mantenere le sue prerogative di amministratore unico e quelle dei suoi amici, e magari a mantenere vive altre aspirazioni. Musacchio sarebbe esperto di equilibrismi tra “destra” e “sinistra”, anche perché questa distinzione nel sistema di potere è virtuale. Attraverso Musacchio e suo cognato si aprirebbe una storia di passione per le barche ormeggiate in luoghi di incontri tra alcuni dei protagonisti del cerchio Telesca & Co e di altri in qualche modo appassionati di potere nel sistema politico-economico regionale.
Nel frattempo che si aggiustano le cose trattate durante la campagna elettorale, le priorità del sindaco per la città al momento riguardano le sedie a sdraio in piazza, le cacche di cani e le biciclette collocate tra l’altro pericolosamente su via del Gallitello. Sulla vicenda dell’emergenza acqua avrebbe dovuto mettere a ferro e fuoco tutti gli enti coinvolti, avendone il potere. Si è limitato a favorire la riconferma di Alfonso Andretta in Acquedotto Lucano SpA, chissà perché.
Insomma lo avevamo detto in tutte le salse che Vincenzo Telesca sarebbe stato un bluff politico. Oggi molti elettori sembrano pentiti e piangono davanti alla frittata già fatta. Meglio di niente.