Stellantis Melfi: “Qui resteranno solo pochi signorsì”

27 novembre 2024 | 17:02
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Stellantis Melfi: “Qui resteranno solo pochi signorsì”
Foto di repertorio

Nel dialogo tra due colleghi del Montaggio, l’amara sintesi. “Se ridurranno la platea a 2mila operai, neanche tutti coloro che si sono fatti il mazzo per 30 anni sono più sicuri”

Due operai, entrambi del turno A, si incontrano in piazza, a Melfi. In questi giorni hanno fin troppo tempo libero. Per bizzarrie da calendario dovute a scelte aziendali, non hanno lavorato né la scorsa settimana, (turno di notte), né questa. A novembre, quindi, solo 2 giorni di lavoro per loro. In comune hanno questo, un mese con pochissime giornate all’attivo.

Poi però i loro stati d’animo e le loro aspettative future divergono completamente. “Sto aspettando, ho chiesto di andarmene con l’incentivo, ma c’è da attendere ancora qualche mese”, dice il primo. Il secondo, invece, non ci pensa proprio. “No, io aspetto che riparta un po’ il ritmo, con la nuova auto, la Ds8, e i nuovi modelli, dal prossimo anno avremo qualche giornata in più sulla linea e buste paga più dignitose”. E poi su un altro aspetto, i due colleghi del Montaggio si ritrovano d’accordo. “Continuano a tagliare postazioni, siamo sempre meno, col passare dei mesi, al lavoro sulla linea”. Da ciò emerge la decisone aziendale di ridurre all’osso la forza lavoro, e quindi sfruttare sempre più ogni singolo operaio. “Il punto è proprio questo – attacca il lavoratore che attende di andarsene – nei prossimi mesi sarà sempre più così. Loro sceglieranno in modo oculato di tenersi tutti i ‘signorsì’, cioè quei lavoratori che si presteranno a fare tutto ciò che la multinazionale chiede loro, e questo sempre più, superando di volta in volta, ogni linea rossa. Tireranno la corda in modo tale che resteranno solo i signor sì”.

In parte il collega che vuole restare è d’accordo. “Si – gli replica – è vero che resterà solo chi non ha limitazioni, chi vuole lavorare e si piega, ma neanche tutti, perché se è vero che rimarremo 2000 o poco più, ci sarà da fare una scrematura anche tra chi, in mezzo a noi, si fa il mazzo. Se vogliamo, chiamiamoli pure signorsì”. Una situazione, quindi, e un dialogo, che ben rendono l’idea di ciò che sarà il futuro a Melfi. In sintesi, per quest’anno sono stati esauriti i 500 licenziamenti volontari con l’incentivo. Ed entro febbraio prossimo, si vocifera per ora solo in modo ufficioso, ci sarà l’incontro tra azienda e sindacati per i nuovi incentivi all’esodo.

Una guerra sui nervi. In molti sono già in attesa di andarsene, quasi in 400. E altri ancora potrebbero decidere a breve. Il collo della bottiglia si stringe, e per paradosso, anche chi vuole restare, non si sente più così sicuro che di qui a 2 anni verrà riconfermato. “Neanche tutti i signorsì verranno riconfermati, ma solo chi lo è di più”, è la sua amara conclusione. Ed ecco lo stato attuale del ‘prato verde’ di Melfi, un tempo fiore all’occhiello di Fiat, della famiglia Agnelli e dell’Italia intera. Per non parlare poi dell’emorragia in corso all’Indotto, dove il ridimensionamento delle aziende all’opera e delle commesse concesse da Stellantis, è già un fatto acclarato. E infatti si susseguono licenziamenti e scioperi. E’ in corso un processo di internalizzazione che rischia di azzerare, o quasi, tutte le aziende satellite che un tempo operavano per S. Nicola di Melfi.

Nel cuore della produzione Stellantis, invece, c’è un doppio esercito: chi se ne vuole andare, a questo punto, senza guardarsi indietro, e addirittura si pente di non averlo fatto prima. E chi, invece, anche volendo rimanere, ‘resistendo’ a ogni pressione, ha capito che i 5 modelli elettrici non sono una garanzia di certezza. Anche i più fedeli ‘signorsì’, quindi, procedono per inerzia. Senza alcuna certezza futura. Anche tra di loro ci sarà una scrematura tra chi rimarrà e chi sarà mandato a casa, in un modo o in un altro. Si prefigura quindi una battaglia tra oppressi. A tutto vantaggio della multinazionale, che potrà muoversi di qui in avanti con le mani sempre più libere. Con buona pace dei sindacati, i quali, ora più cha mai, paiono solo abbaiare alla luna!