Da Giuseppe Conte a Netanyahu: l’informazione mainstream di Lilli Gruber e compagni
Più si va avanti e più la stampa occidentale somiglia alla Pravda. A breve avremo anche i kolkhoz, occidentali ovviamente, e a capo della comunicazione Dmitrij Sergeevič Peskov. Avvisate Putin: non ha bisogno di mandare le armi atomiche in Occidente. Il modello sovietico ha già vinto
Otto e mezzo è una trasmissione che seguo, facendomi spesso il fegato amaro, per capire se prima o poi gli elettori di sinistra torneranno alle urne. È orientata, dicono, a sinistra, ma quella sinistra mainstream a conservazione delle élite, o delle ZTL, che hanno allontanato gli elettori del potenziale fronte progressista dalle urne. Sino ad ora traggo poco conforto, in ogni caso meglio di Del Debbio che bestemmia in diretta.
A prescindere da quello di cui si parla una nuance, una toccatina contro Conte proprio non la possono evitare. Per converso con Mario Draghi siamo sempre di fronte a un intoccabile sovra partes. Una sorte di virginea Beatrice che, se fosse ascoltata, ci porterebbe direttamente nell’Empireo al cospetto dell’Altissimo o, almeno, nel novero delle principali potenze galattiche salvando se non l’anima, devo dire abbastanza nera dell’intero Occidente, almeno le tasche dei padroni del vapore.
A dire il vero, di Giuseppe Conte ‘nun ce ne po’ fregà de meno’. Quello di cui invece ci frega, e molto, è la correttezza del sistema della informazione, che forgia le umane menti ‘cicero pro domo’ editore, sia isso Elkann, sia isso De Benedetti e sia isso Cairo. Anche perché sono gli stessi che lanciano fulmini e saette nei confronti delle fake news del mefistofelico web.
Edizione del 21 novembre
Dalla sora Gruber, per gli amici Lilli, c’era nientepopodimeno che Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani edito dall’altrettanto nientepopodimeno che Carlo De Benedetti. Icona storica del politically correct della imprenditoria italiana. Il genio che cacciò Steve Wozniak, socio di Steve Jobs, e il medesimo Steve, che svendette Omnitel, ora Vodafone, e che invece di tacere imitando quotidie Tafazzi pontifica.
E cosa dice Fittipaldi? Si parla del mandato delle CPI di arresto di Netanyahu e completamente fuori contesto afferma: “Meloni è stata brava a gestire molto meglio del Conte 1 … ci ha permesso di avere uno spread basso …”
Carta canta villan dorme. Dal sito Eurostat: dal 2007 ad oggi il 2019 è stato l’anno (Conte 1 imperante) con il più basso rapporto Deficit / PIL pari a -1,5%. Dalla sequenza storica dello spread (vedi grafico in figura dal Sole 24 ore a cui ho sovrapposto le date di inizio – fine dei governi) risulta che il Conte 1 ebbe l’avversione iniziale dei mercati, che ne recuperò abbondantemente la sfiducia e che ebbe, fino alla fine del Conte 2, una riduzione costante dello spread fino a stabilizzarsi, nonostante il COVID, intorno ai 100 punti base. Percorso inverso fatto dal Marione nazionale che nel corso del suo governo lo aumentò, fino a consegnarlo a più del doppio a Meloni che ha recuperato ma non ha ancora raggiunto il risultato del Conte 2.
Troppo complicato spiegare che non ha avuto alcun senso la crisi del Conte 2. Che i governi tecnici sono stati un vero disastro. E ne sa qualcosa anche l’altro Mario che, pur avendo eseguito diligentemente l’agenda del Super Mario allora Governatore megagalattico europeo della BCE, vide declassare dalle agenzie di rating l’Italia, sentendosene pure offeso.
Insomma, a parte i giornali di sistema e a parte le burocrazie europee e Macron ai mercati questi taumaturgici governi tecnici di Mario e Mario Bis non sono piaciuti neanche un poco: bocciati entrambi.
Edizione del 22 novembre
Tema sempre il mandato di arresto CPI. Argomento ghiotto per Lilly Gruber che tuona: “un grosso problema che accomuna peraltro tutte le destre destre … c’è una delegittimazione di ogni organismo internazionale …”.
Nel merito questo governo è penoso! Matteo Salvini “Netanyahu è il benvenuto in Italia. Dalla CPI scelta politica”. Antonio Tajani: “Noi rispettiamo e sosteniamo la CPI ma siamo convinti che quello che deve svolgere sia un ruolo giuridico e non politico”. Sono veramente fantastici! Per loro la sentenza della CPI è politica. E chi lo stabilisce? La politica, cioè loro? Fine del diritto internazionale e della logica. Al confusionario duetto si aggiunge Gioggia: “Approfondirò in questi giorni le motivazioni che hanno portato alla sentenza della CPI. Motivazioni che dovrebbero essere sempre oggettive e non di natura politica”. E una volta approfondito che fa? Giudica lei la sentenza e decide se va bene o no? E a che titolo? Oppure valuta lei da politica se è una sentenza che ha motivazioni politiche?
Ovviamente tutte le sentenze hanno delle conseguenze politiche ma chi le emette di queste non deve occuparsene e preoccuparsene, anche quando, come in questo caso, la sentenza sul premier israeliano mette in discussione tutto il mondo occidentale, fondamentalmente islamofobico, indifferente alla strage in atto a Gaza, ma che anzi finanzia la strage stessa e che fa finta di non vedere le basi teocratiche del governo Netanyahu e della sua azione militare. E però, questi giudici! Non capiscono che l’Occidente aveva creato la CPI per poter giudicare il resto del mondo e non sé stesso. Questo è il punto. Doveva essere una arma propagandistica in mano all’Occidente, poffarbacco! Va bene condannare il congolese Thomas Lubanga Dyilo e, con qualche difficoltà perché comunque è uno potente, chiedere di arrestare Putin, ma se dopo Netanyahu per logica, e non per valutazione politica, dovesse giudicare anche Biden? E i Sassonia-Coburgo-Gotha, in arte Windsor, e tutti gli USA dalla East alla West Coast che non solo arma Netanyahu ma minaccia anche sanzioni nei confronti dei giudici della Corte? E magari anche il Bel Paese per le armi fornite? Insomma una parola su Biden che definisce: “scandalosa” la decisione della Corte e degli USA che minacciano sanzioni nei confronti dei giudici? O un accenno all’imbarazzante silenzio di Sergio Mattarella? Cogita ergo est? O sta pensando a cosa si può inventare di nuovo per far tornare Draghi al governo? Peccato, la credibilità della tesi Gruber, e sua, ne risente!
Più si va avanti e più la stampa occidentale somiglia alla Pravda. A breve avremo anche i kolkhoz, occidentali ovviamente, e a capo della comunicazione Dmitrij Sergeevič Peskov. Avvisate Putin: non ha bisogno di mandare le armi atomiche in Occidente. Il modello sovietico ha già vinto.
Fortuna che a chiarire il rapporto destra sinistra c’è Beppe Severgnini che afferma: “Matteo Salvini che è diventato il leader di estrema destra di un partito, la Lega, che non è di estrema destra. Ve la dico dal Nord. I leghisti non la pensano come lui”.
Mi pare rimasto al patto delle Sardine del dicembre 1994 tra D’Alema e Bossi, quando il primo affermò che la Lega era una costola della sinistra e il secondo scopri l’anima popolare del PD.
Peccato che la Lega Nord di Bossi all’epoca urlasse ‘Ammazza un terrone, risparmia un milione’; ‘Forza Etna’; con un Tanko, trattore trasformato in carro armato, occupava Piazza San Marco proclamando la Repubblica Veneta; bruciava le bandiere italiane; teorizzava l’etnonazionalismo; proclamava il rito dell’ampolla a favore del Dio Po; i matrimoni celtici, con tanto di corna preventive; la lira del Sud e quella del Nord e promuoveva, oltre alla Banca Padana subito fallita, referendum per l’indipendenza della Padania. Un misto tra localismo e razzismo. Per questo era di sinistra? D’Alema, forse, si è reso conto della confusione generata, aspettiamo se ne renda conto anche Severgnini.