Basilicata. Sulla crisi dell’acqua le istituzioni siano più “affidabili”
“La mancanza di trasparenza si traduce in sfiducia e in un profondo senso di insicurezza”
Il problema chiave risiede nella comunicazione istituzionale degli enti coinvolti nella soluzione della crisi idrica. In breve, scarseggia la trasparenza. E i comunicati diffusi a mezzo stampa spesso peggiorano le cose. Dire la verità è sempre giusto, anche se fa male, anche se può creare allarme. Nasconderla, anche solo parzialmente, non solo suscita sospetti, ma crea allarmismi. Insomma, si ottiene l’effetto contrario. Perciò le autorità farebbero bene a confessare l’impreparazione di fronte all’emergenza. Arpab, per esempio, farebbe bene a “confessare” in anticipo, non dopo gli articoli critici del nostro giornale, l’inadeguatezza dei suoi laboratori di analisi. Laboratori che, dopo decenni non sono ancora accreditati per analisi fondamentali. Certo, la responsabilità non è degli attuali dirigenti i quali, seppure in ritardo, hanno ammesso che “stiamo concludendo il lungo, articolato, costoso e complesso percorso per ottenere l’accreditamento di molte prove”. Oggi, però, ancora si insiste con risposte ambigue e generatrici di nuovi dubbi. Inadeguati i responsabili della comunicazione oppure siano più chiari i dirigenti.
Siamo una regione ricca d’acqua e anche sottoposta a gravi stress ambientali e a pericolosi fenomeni di inquinamento. E solo dopo 30 anni Arpab “sta concludendo il percorso di accreditamento di molte prove”. Qualcuno nel tempo ha preferito tenere nella precarietà il ruolo importante della nostra Agenzia per l’ambiente. Perché? Domanda retorica. Da decenni insediamenti industriali e impianti di trattamento dei rifiuti anche petroliferi usano il Basento come se l’acqua fosse a loro esclusiva disposizione.
Acquedotto Lucano minaccia querele con un comunicato dal sapore di “censura preventiva”, invece di rendere il sito istituzionale più ricco di informazioni, semplificandone anche i contenuti: non tutti i cittadini hanno studiato chimica o biologia. L’Unità di crisi della Regione si esprime a mezzo comunicati stampa, anziché pubblicare i verbali delle riunioni e i dati e le analisi su cui assume le decisioni. Non vorremmo essere nei panni di Vito Bardi, catapultato in un’emergenza senza precedenti con effetti causati da decenni di incuria, furbizie, negligenze, interessi inconfessabili. Certo, non condoniamo gli ultimi cinque anni di amministrazione di centro destra, piuttosto lassista, pasticciona e senza una bussola sul tavolo della pianificazione strategica delle priorità regionali. Tuttavia, anche Bardi deve convincersi che la verità e la trasparenza sono variabili della democrazia e linfa per la fiducia che chiede ai cittadini. Al momento, con questa gestione della crisi, le istituzioni la fiducia l’hanno già consumata senza produrne altra. Ed è per questo che i cittadini scendono in piazza: altrimenti perché dovrebbero farlo? “La mancanza di trasparenza si traduce in sfiducia e in un profondo senso di insicurezza.” E dunque, anziché rincorrere giustificazioni e puntare il dito contro presunti allarmisti si cambi la strategia comunicativa in direzione trasparenza e verità.