Basilicata. I sarti dei colletti bianchi la fanno sempre franca
Ci aspettiamo indagini approfondite e di spessore nelle zone d’ombra dei vertici del potere economico e politico di ieri e di oggi. E’ così difficile inseguire i “piccioli”?
Ogni tanto, ripeto ogni tanto, da queste parti qualche colletto bianco di basso rango viene coinvolto in inchieste della magistratura. Le indiscrezioni circolate in queste oreci raccontano di indagini su dipendenti di Acquedotto Lucano per fatti accaduti presumibilmente nel 2021. Storie di miseria umana, piccola corruzione da qualche migliaio di euro, poche bottiglie di vino, le gomme per l’automobile, un pranzo e altre meschinità del genere. Ci sarebbe anche un filone dell’inchiesta che non riguarderebbe dipendenti e funzionari di AL, ma imprenditori che si sarebbero accordati per la partecipazione a gare di appalto, qui l’accusa sarebbe di turbativa d’asta. Staremo a vedere, dopo gli interrogatori preventivi che inizieranno il 7 novembre, quanto grave sia la faccenda per gli indagati che, ricordiamolo, fino alla probabile condanna – o assoluzione – al terzo grado di giudizio, sono innocenti.
Questi presunti reati penali sono parenti di un malcostume civile diffuso. Quel malcostume a volte si traduce, per opera della magistratura, in guai con la giustizia. Non sempre, anzi, raramente. Quasi mai, invece, i livelli più alti della piramide del potere vengono travolti da indagini giudiziarie. Disturbati sì, ma non travolti. E questo per tante ragioni che coinvolgono sia gli inquirenti sia gli indagati. Ragioni che in più occasioni abbiamo provato a spiegare – dal nostro punto di vista – con diversi articoli. Detto questo, veniamo al dunque e lasciamo stare AL.
I colletti bianchi di basso e alto rango vengono confezionati, quasi sempre, qui in Basilicata, da sartorie politiche in cui lavorano esponenti di partito esperti di ricamo e cucito. Sono loro a creare queste opere d’arte che ci ritroviamo negli apparati degli enti pubblici e delle aziende pubbliche e private. Ago, filo e telai non raramente sarebbero forniti da grossi e arricchiti imprenditori e da faccendieri infiltrati in tutte le istituzioni, anche religiose, che aiutano le sartorie a mettere sul mercato i loro “prodotti”. E dunque, aspettiamo da anni una bella retata nelle sartorie dove si confezionano colletti e cravatte ad uso e consumo del malcostume, della corruttela e delle connivenze tra interessi privati e funzione pubblica. Ci aspettiamo indagini approfondite e di spessore nel mondo degli imprenditori d’assalto e di politici inossidabili di ieri e di oggi, coperti da colletti bianchi di alto rango di ieri e di oggi e fiancheggiati da ritagli mediatici.
Insomma, si facciano pure i comunicati stampa per il fermo di un ragazzino con 5 grammi di erba o per l’arresto di un malvivente già in gattabuia da anni. Si continui pure ad archiviare notizie di reato che riguardano giudici e Pm di altre procure, si facciano pure indagini che sembrano confuse e superficiali come quella ultima famosa sull’ospedale di Lagonegro eccetera. Tuttavia, sarebbe interessante sapere che dai palazzi di Giustizia delle due province qualcosa di nuovo si stia riaffacciando sulla scena del malaffare nelle zone d’ombra dei vertici della piramide del potere. Al momento, però, trapelano indiscrezioni sulle bottiglie di vino donate a un dipendente di Acquedotto Lucano. Robetta che sicuramente ha la dignità di un presunto reato, ma che, francamente, pare ancora una volta insufficiente. E’ così difficile inseguire i “piccioli”?
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