Autonomia differenziata nei cassonetti: sconfitti anche gli opportunisti lucani

15 novembre 2024 | 11:46
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Autonomia differenziata nei cassonetti: sconfitti anche gli opportunisti lucani
Roberto Calderoli

La Corte Costituzionale piccona la “secessione dei ricchi”

Come sempre accade c’è la corsa a saltare sul carro dei vincitori. Ma nel caso della Sentenza della Corte Costituzionale c’è un unico vincitore: i Padri Costituenti, che avevano costituito un organismo svincolato dalle necessità della bottega politica messo a guardia del sistema costituzionale e dell’Unità del Paese.

Quasi come se avessero previsto l’assalto secessionista dei celtico-padani e di tutti gli opportunisti di centro, destra e sinistra che invece di contrastare la barbarie del pratone di Pontida, fatta di giochi celtici con tiri alla fune, lanci di tronchi e cazzotti in faccia, sotto gli occhi concupiscenti di miss Padania con trecce bionde e tette al vento, li assecondavano sul piano politico e soprattutto culturale.

Cosa dicevano Miglio, Pagliarini, Bossi e il loro, all’epoca, giovane di bottega, Calderoli? Il Paese andava in malora a causa dei terroni e del Sud e quindi secessione sostenuta dal rito dell’ampolla, dai tank in piazza San Marco, la bandiera italiana bruciata in strada oltre a signorili slogan come: ammazza un terrone risparmia un milione, forza Etna e altre sconcezze a quanto pare ora apprezzate anche dai Fratelli d’Italia del Nord dopo che in passato ci aveva flirtato D’Alema che con Bossi fece il patto delle sardine il 22 dicembre 1994. Sì, cari giovani amici. In questo Paese si è visto anche questo! Uno schifo assoluto e poi ci si lamenta anche che, specialmente al Sud, la gente non voti più.

E qui dobbiamo dirlo con chiarezza: se tutto questo è successo lo si deve anche all’opportunismo dei politici del Sud che per le proprie carriere personali hanno fatto sponda alle spinte nordiste dei loro partiti. La riprova storica è nell’assenza di deputati e senatori meridionali di tutti i partiti membri della commissione Bicamerale sul federalismo fiscale dal 2013 al 2018, senza intervenire neanche quando il suo presidente Giancarlo Giorgetti chiedeva la secretazione degli atti riguardanti i coefficienti di perequazione.

Colpa anche degli elettori meridionali che, almeno in sede regionale dove ci sono le preferenze, avrebbero dovuto punire questi comportamenti. Invece in quella commissione tra i perennemente assenti c’era Cosimo Latronico, uno dei più votati.

Un grazie veramente di cuore alla Corte Costituzionale. Lo ha detto chiaro: normare con legge il Titolo V non è anticostituzionale, ma se le norme attuative introducono surrettiziamente la rottura del patto unitario allora non va bene. Se si vuole la secessione si faccia ma con un’altra costituzione e non con uno Stato unitario o federale o meno.  Si, perché la legge Calderoli, come dimostrato dalla Corte, andava ben oltre il federalismo: si creavano nei fatti 20 staterelli.

Per esperienza diretta avendo costituito con gli amici della Carta Di Venosa il Comitato Referendum Consultivo contro la legge Spaccaitalia di Calderoli e partecipato a molte iniziative civiche ho visto quanto tiepidi fossero i partiti nello sposare la causa della lotta al disegno di legge Calderoli (almeno fino a quando invece di Calderoli c’era Gelmini e, invece di Meloni, Draghi. E’ Vero Letta, Gentiloni, Bonaccini, Boccia?). Fino a che non ci hanno visto una opportunità politica e sono arrivati a sostenere il referendum abrogativo. Per non parlare del vile pilatismo di Marcello Pittella, Polese e Morea nel dileguarsi nel momento in cui si doveva votare a favore della presentazione del ricorso alla Corte Costituzionale in consiglio regionale. Se aspettavamo questi perdevamo anche il referendum.

A vincere paradossalmente è Miss Giorgia, che ha fatto dire alla Corte quanto fosse idiota questa legge spazzando via anche il referendum, e ha rafforzato il governo perché i temi referendari avrebbero compattato l’opposizione e indebolito la maggioranza. E, onestamente, ne sono contento anche io perché il dibattito sul referendum avrebbe reintrodotto le tossine leghiste nel Paese aumentando non il divario economico e sociale Nord Sud, che aumenta di suo, ma il divario ideale dell’appartenenza a un unico Paese, o se vi fa piacere a una unica Nazione.

E però il merito della bocciatura è da uragano di magnitudine infinita per quanto abbia messo in ridicolo la legge. Un solo esempio. “… in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che – dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all’esercizio delle funzioni trasferite – non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni”.

Per renderlo chiaro a Bardi, Leone, Rosa, Tataranno, Napoli e al resto della intellighenzia politica lega oriented, a Zaia invece era chiarissimo, significa che se il Veneto chiede l’autonomia sulle strade e poi fa un bagno con la Pedemontana non può chiedere ulteriori trasferimenti a Pantalone. Insomma per i veneti qualsiasi disastro facciano si chiami Pedemontana, Antonveneta, Mose o Banche Venete autonomia o meno che paghi Pantalone, perché comunque la colpa è dei terroni.  Ma soprattutto la sentenza demolisce l’idea che gli accordi tra lo Stato e le Regioni in merito di autonomia fossero sottratti alla potestà del Parlamento.

Ci sono anche dei chiari sconfitti. In primis Sabino Cassese la cui autorevolezza ne esce distrutta da questa sentenza. E per onestà intellettuale anche Sergio Mattarella non ne esce benissimo perché invece di controfirmare la legge ‘spaccaitalia’ affermando che non era ‘palesemente’ incostituzionale, data la rilevanza demolitoria della sentenza della Corte, avrebbe dovuto rinviarla per approfondimenti alle camere.

E ora? Il pensiero va al dibattito che si è creato intorno alla questione meridionale e sulle vere cause del divario Nord – Sud che ha fatto nascere associazioni e movimenti civici. Che si fa ora? Si sbaracca oppure si approfondisce e si va verso una dimensione propositiva, per esempio, proponendo un piano ragionato di infrastrutture al Sud che favorisca lo sviluppo rimettendolo al centro dei commerci internazionali on i suoi porti e le infrastrutture di collegamento? Chiederanno i collegamenti pubblici tra la le città del Sud oppure passata la festa gabbato lo santo e tutto torna come prima.

Attenzione alle tentazioni politiche premature di movimenti e civici. La vicenda del M5S, con l’appoggio a Draghi e tutto il resto, rende una impresa titanica posizionarsi in modo utile nella politica. Meglio prendere autorevolezza con una azione propositiva e organizzata per lo sviluppo del Sud e chiedere con forza ai partiti di attivarsi. Meglio far evolvere la richiesta politica dal qui pro quo alla difesa degli interessi del territorio. Vedremo.