Acque del Basento, quelle analisi non convincono
Se si vuole tranquillizzare i cittadini bisogna essere più chiari e trasparenti dell’acqua in purezza
Dai dati del monitoraggio dell’Arpab presentati ieri all’unità di crisi della Regione salta subito agli occhi il richiamo alla normativa anziché l’indicazione dei limiti previsti dalla legge. E se proviamo a leggere la norma citata ci capiamo ben poco, soltanto un addetto ai lavori può ricavarne qualche ipotesi. In questo caso siamo in presenza di tecnicismi su cui aspettiamo che qualche chimico si esprima. Insomma, nel report non riusciamo a vedere quali siano i limiti previsti dalla legge per ciascun inquinante. Detto questo, a proposito della normativa citata (D.lgs. 152/06 Parte III All.2 Tab. 1A Categoria A2), abbiamo qualche dubbio. La parte terza del D. Lgs 152/2006 comprende ben 139 articoli ed è strutturata in quattro sezioni principali: una dedicata alla tutela delle acque dall’inquinamento, una agli strumenti di tutela, una alla gestione delle risorse idriche e una finale dedicata alle disposizioni finali e di transizione della norma. Rileviamo che non sarebbero state rispettate tutte le prescrizioni della specifica normativa citata. E non c’è alcun riferimento alla classificazione delle acque, noi non lo vediamo. Facendo riferimento alle analisi secondo la normativa citata dall’Arpab, qui abbiamo un esempio di analisi sulla base della normativa (Clicca qui). Basta dare una semplice occhiata a queste analisi effettuate alle acque del fiume Agri, per confrontarle con quelle del Basento presentate ieri dall’Arpab (clicca qui) e farsi un’idea della differenza. Una differenza che suscita molte perplessità.
Una cosa la sappiamo con sufficiente certezza: per valutare il potenziale tossico delle sostanze il parametro più idoneo è la tossicità a lungo termine. L’Arpab ha verificato questi dati? Certo, tutto è nelle mani del potabilizzatore che, secondo l’Unità di crisi è in grado di filtrare almeno alcuni inquinanti. Scrive la Regione: “Quasi tutti i parametri presi in esame risultano inferiori alla concentrazione massima ammissibile.” Da segnalare che il titolo del comunicato stampa diffuso ieri è: Acque del Basento: “Parametri tutti nella norma”.
Il direttore tecnico scientifico dell’Arpab Achille Palma precisa: “Abbiamo voluto, per estrema cautela, procedere tenendo conto due normative: la prima riguarda l’utilizzo dell’acqua per scopi potabili e la seconda inquadra lo stato di salute complessivo del fiume. Nel complesso, secondo l’Arpab, la situazione è tranquillizzante. Solo due leggeri superamenti, tensioattivi (0,3 rispetto a 0,2) e fosfati (2,8 rispetto a 0,7), sostanze che comunque potranno essere trattate dal potabilizzatore. Alla luce di quanto rilevato, l’acqua viene classificata in A2 e può essere destinata al consumo umano”. Lo stato complessivo di salute del fiume dovrebbe riguardare anche le acque non superficiali, ma noi non le vediamo classificate. Magari la cosa ci sfugge perché non siamo dei chimici. Fatto sta che non ci convince il punto di captazione su cui si sono concentrate le analisi: Perché non sono state analizzate anche le acque in altri punti prelievo?
L’acqua classificata in A2 richiede un trattamento fisico e chimico normale e disinfezione, affidato al potabilizzatore. Ora ci chiediamo come è possibile classificare A2 l’acqua del fiume Basento oggi, senza prevedere che gli inquinanti rilevati il 6 e il 7 novembre, ritenuti nei limiti, possano nell’arco di un giorno, una settimana, un mese superare i limiti per qualunque evento? Il potabilizzatore, in tal, caso, quali inquinanti riuscirebbe a trattare? E’ previsto un monitoraggio costante h24 delle acque in tutti i punti di captazione?
Ricordiamo che la sorgente del fiume Basento è situata sul Monte Arioso (1.722m) nell’Appennino lucano settentrionale. Bagna quasi subito la zona sud della città di Potenza, attraversandone anche una parte della provincia per entrare poi in provincia di Matera. E ricordiamo una relazione recente a proposito dell’intervento di bonifica dell’area ex Liquichimica di Tito: “si ribadisce come l’efficacia dell’intervento in termini di decontaminazione della falda (inteso anche come completamento del processo di declorinazione riduttiva) sia comunque stata compromessa dall’apporto continuo di tricloroetilene (in aumento se confrontiamo i dati del 2018 con quelli degli anni successivi) all’ingresso del sito derivante dalla sorgente di contaminazione tuttora attiva ubicata in area Ex Daramic.” (Sito di Interesse Nazionale Tito – Bonifica e messa in sicurezza permanente sito Ex Liquichimica Intervento di Bonifica, Relazione tecnica 2024).
La sensazione è che si sia fatto tutto in fretta, persino i lavori di realizzazione del sistema che consentirà di prelevare acqua dal Basento per confluire nella la vasca creata da Acquedotto lucano nell’invaso Camastra, sono iniziati prima che le acque venissero analizzate. Quasi a dire “sta cosa si deve fare e basta”. Tuttavia, la gestione dell’emergenza non ci pare brilli per trasparenza, perciò la sfiducia dei cittadini nei confronti degli enti coinvolti è giustificata. C’è un’altra cosa che non ci convince: le coordinate inserite nella relazione di analisi presentata ieri da Arpab, che identificano il punto di captazione, non sembrano corrispondere al luogo indicato.
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