Acque del Basento: Acquedotto Lucano renda pubblico il documento di analisi del rischio
Il “qualunquismo da marciapiede” e il populismo burocratico delle istituzioni: i lucani costretti a soccombere alla sufficienza
Da oggi finalmente l’acqua è nei rubinetti di 140mila lucani che in questi due mesi hanno subito gravi disagi. Proviamo a capire perché oggi in molti cittadini continua a prevalere la diffidenza nell’uso di quell’acqua. E proviamo a rispondere alla domanda, legittima e opportuna, dell’attuale direttore dell’Arpab che, onestamente, non può addossarsi le croci del passato, ma che ha la responsabilità di cambiare le cose nel presente: “Scusa Michele ma io voglio fare una riflessione con te…..ma tu che hai il polso della gente…..come possono pensare, al di là della scelta di usare quell acqua, (del Basento, n.d.r.) che si possa far utilizzare dell’ acqua non buona….? Giusto, è impensabile. Tuttavia, accolgo l’invito alla riflessione, con qualche licenza giornalistica.
Gli ultimi 3 anni
Anno 2021. Dalla tabella di sintesi della valutazione delle conformità degli invasi monitorati, si può osservare che per l’invaso del Camastra e di Monte Cotugno si ha non conformità dei parametri chimico-fisici e microbiologici rispetto ai criteri di classificazione A2. In particolare, per l’invaso del Camastra, i superamenti osservati sono relativi ai parametri: manganese, tasso di ossigeno disciolto ed idrocarburi disciolti o emulsionati. Per i valori guida, i superamenti sono superiori rispetto al 10% dei controlli totali e non viene, quindi, garantita la conformità del corpo idrico. Per i valori imperativi, invece, i superamenti sono superiori rispetto al 5% dei controlli totali e, anche in questo caso, non viene, quindi, garantita la conformità del corpo idrico. (2021) Qui il Rapporto 2021
2024 Report aggiornato al 24 novembre: Acqua potabile. Le conclusioni del rapporto sono a pagina 4 e 5 dell’allegato. Salta all’occhio il fatto che “In tutti i campioni analizzati sono presenti tracce di PFAS” … “In analogia con i precedenti campionamenti anche per i campioni del 18 e del 21 novembre 2024, si apprezzano tracce di singole molecole appartenenti alla classe dei PFAS”. Tracce che non compromettono la qualità dell’acqua in uscita dal potabilizzatore. Si rileva presenza di Nichel in concentrazioni inferiori alla concentrazione massima ammissibile. Si apprezzano tracce di fitofarmaci in concentrazioni sempre inferiori alla concentrazione massima ammissibile. E così via con altri elementi presenti ma in misura inferiore al limite ammissibile. Lo stato chimico soddisfa gli Standard di Qualità Ambientale. Per quanto concerne la classificazione dello Stato Ecologico del corpo idrico fluviale nel tratto del fiume Basento in esame, si conferma un giudizio di qualità “Sufficiente”.
Insomma in tre anni le acque del Basento, almeno nel tratto fluviale analizzato e interessato al processo di potabilizzazione, sarebbero migliorate fino ad essere potabilizzate. E questo nonostante 3 mesi fa quelle del versante sud non erano nemmeno buone per uso irriguo. Ma gli esperti sono loro: Asp, AL, Arpab e quindi dobbiamo fidarci. Non ci sono alternative al momento: o l’acqua che esce dai rubinetti o si rimane a secco.
La falda contaminata
Nel 2024 nella Relazione tecnica sull’efficacia dell’intervento di bonifica sul Sito di Interesse Nazionale Tito Ex Liquichimica gli esperti concludono: “si ribadisce come l’efficacia dell’intervento in termini di decontaminazione della falda (inteso anche come completamento del processo di declorinazione riduttiva) sia comunque stata compromessa dall’apporto continuo di tricloroetilene (in aumento se confrontiamo i dati del 2018 con quelli degli anni successivi) all’ingresso del sito derivante dalla sorgente di contaminazione tuttora attiva ubicata in area Ex Daramic.” Ci hanno però spiegato che la contaminazione della falda c’entra nulla con il fiume. Non siamo esperti, facciamo solo domande: è così? Parrebbe di sì, scorrendo, per quanto ci si capisce di chimica, le analisi appena pubblicate. Parrebbe.
Infatti, dalle analisi emerge che tutto sommato lo stato ecologico del tratto fluviale analizzato è sufficiente. Perciò la sufficienza dovrebbe bastare a tranquillizzare tutti. Certo sarebbe stato meglio se il giudizio complessivo sui tutti i parametri fosse stato “buono”. Ma tant’è…
L’ASP, nella nota con cui ufficializza il “giudizio favorevole sull’idoneità e potabilità dell’acqua destinata al consumo umano” scrive che tale giudizio è dato anche in considerazione dell’analisi del rischioresa disponibile dal gestore idro-potabile. Ecco, è possibile avere quel documento? Quel documento andrebbe reso pubblico. Anche perché ci dicono che quell’analisi richiede procedure lunghe e complesse. Acquedotto Lucano lo pubblichi.
Detto questo non è possibile immaginare che esponenti delle istituzioni vogliano deliberatamente immettere nei rubinetti delle nostre case acqua non idonea al consumo umano. In una situazione di emergenza la sufficienza dovrebbe bastare. Ma non tutti, a buona ragione, se la fanno bastare.
A proposito di Acque del Sud SpA
Oggi il presidente di Acque del Sud SpA, Giuseppe Decollanz, ha inviato un nuovo e agitato comunicato stampa. Lo ringraziamo per le informazioni fornite. Tuttavia, si è lasciato andare a dichiarazioni inaccettabili destinate non si capisce a chi: “Forse è arrivato il momento di smetterla con il qualunquismo di marciapiede, e concentrarsi tutti nel dare una mano ad una intera comunità che in questo momento è in gravissima difficoltà.” Caro Decollanz, faccia nome e cognome dei qualunquisti da marciapiede. In caso contrario dobbiamo immaginare che lei si riferisca alla gente comune che critica la gestione dell’emergenza acqua e i suoi esiti. In tal caso quello che lei chiama qualunquismo non è altro che l’ansia pubblica generata da comportamenti confusi, contraddittori, e spesso poco trasparenti delle istituzioni. E’ ansia pubblica generata da decenni di omissioni, compiacenze, complicità che hanno inquinato la Basilicata. Forse lei la storia non la conosce, e non è tenuto a conoscerla, negli anni più bui lei forse era altrove ad occuparsi di altro. E’ giustificato. Non è giustificata la leggerezza con cui attribuisce patenti di qualunquismo. Per quanto riguarda l’Eipli ne riparleremo trattando la storia di questo Ente da un punto di vista diverso dalla semplice narrazione del disastro che avrebbe lasciato. Dovremo capire chi e perché lo avrebbe creato quel disastro.
Conclusioni provvisorie
La lezione che le istituzioni fanno fatica a raccogliere è che la fiducia dei cittadini si conquista, non è data gratis né si genera attraverso un’automatica fedeltà metafisica. E come la si conquista? Innanzitutto con la trasparenza, elemento che sancisce il flusso di fiducia delle istituzioni verso i cittadini. E la trasparenza non è soltanto pubblicare documenti, ma è spiegarli con un linguaggio accessibile a tutti. Nel caso di questa gestione dell’emergenza, molte fasi sono state a dir poco sorpassate dal silenzio e dall’ambiguità del linguaggio burocratico: la paura e la sfiducia nascono anche dalla non conoscenza di fatti e circostanze. L’ignoto suscita timori e diffidenze. Senza dire della comunicazione istituzionale confusa e a volte contraddittoria.
Sulle questioni che riguardano la salute pubblica bisognerebbe incontrare i cittadini, spiegare, rispondere ai contraddittori. Gli esponenti delle istituzioni dovrebbero recarsi sul territorio e mettersi in discussione dinanzi alla critica pubblica. Abbiamo invece assistito alla strategia dei comunicati stampa e delle dichiarazioni unilaterali. Un arroccamento in difesa nella torre della più cinica burocrazia. La sfiducia è anche figlia dell’esperienza storica vissuta dai lucani: Fenice, Eni, Total, Tecnoparco, Materit, Daramic, Consorzio di Bonifica, Eipli, eccetera eccetera. Episodi di inquinamento su cui alcuni esponenti delle istituzioni hanno mostrato in passato complicità. Se guardiamo alla gestione di quest’ultima emergenza ci vorranno i secoli prima che i cittadini ricomincino a fidarsi delle istituzioni. Nel frattempo la Basilicata si sarà già estinta.