Matera, viaggio nel Sasso Barisano, dove i nativi si sentono ancora “Terra d’Otranto”

17 ottobre 2024 | 17:55
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Matera, viaggio nel Sasso Barisano, dove i nativi si sentono ancora “Terra d’Otranto”

Il turismo senza frontiere prende d’assalto la città non solo la domenica. Visitatori a cui interessa poco delle celebrazioni del decennale dalla proclamazione a capitale europea, ancor meno se qui sia Puglia o Basilicata. Ma qualche politico pare aver colto un istinto ancestrale

È tutto un brulicare. Stuoli di turisti, specie over 65, ma non solo, prendono d’assalto la città. Sia piazza Vittorio Veneto, sia i percorsi che si snodano sotto il Sasso Barisano, sono uno sciame internazionale di bandierine, di slang tutti diversi tra loro. Anche di mercoledì. Giapponesi che lasciano spazio agli americani, sull’affacciata Guerricchio, per qualche scatto. Ci sono gli australiani e gli spagnoli. Anche dal Sudamerica. E poi vieni attratto, senza opporre resistenza, da quel vortice sensoriale che è la discesa dentro il Sasso Barisano. Ti confondi tra le viuzze, tra i rumori e gli scatti di tutto questo mondo curioso che ti circonda. In una delle tante stradine un anziano nota il mio immenso stupore, mi dà del tu e mi propone di risalire verso la Cattedrale. Mi racconta del “Riscatto” di Matera. Storie del ‘500, quando il popolo dei Sassi uccise un principe troppo avaro che “mangiava sulla testa e grazie alle gabelle imposte ai cittadini”, si infervora l’interlocutore.

Matera

Ad un punto della risalita, molto prima di giungere alla Cattedrale, il Cicerone per caso, mi mostra anche le conchiglie impresse sui muri di una casa scavata nella calcarenite. “Guarda – mi dice – queste conchiglie attestano che qui un tempo c’era il mare”. E ancora: “Noi siamo Terra d’Otranto, ed è un’appartenenza millenaria”, sottolinea.

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Questo viaggio nella Matera profonda mostra un volto che bisognerebbe scoprire per dargli un nome. Conoscere per farsi un’idea. È antropologia che resta nelle idee di quanti hanno vissuto i Sassi e l’area limitrofa, da sempre, e che qui continuano a vivere. Mentre Matera, in sé, pare una capitale che fa dell’internalizzazione e delle destagionalizzazione del turismo la sua cifra, al suo interno, il suo tessuto sociale, o almeno una sua parte, si sente “Terra d’Otranto”. La stessa espressione l’aveva usata anche il titolare di un esercizio commerciale a pochi passi da piazza Vittorio Veneto. “Non abbiamo avuto alcun vantaggio dal nostro appartenere alla Basilicata, meglio ritornare alle origini, ritornare alla Puglia e ai suoi commerci”, aveva insistito. Ho provato a chiedere lumi a qualche guida turistica, che la città la racconta quotidianamente. Uno di loro, in particolare, bolla la questione come un “falso problema”, perché “la Puglia è una terra già completa al suo interno, non vedo perché Matera dovrebbe andarsene da quella parte, non ha senso e non capisco quale vantaggio ne ricaverebbe”.

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Eppure con la Gravina al di sotto, in una delle sue tante crepe visibili dall’alto, tra Sasso Barisano e Caveoso, il Cicerone improvvisato indica un punto non troppo distante: è Altamura. “Guarda come è vicina, sembra di toccarla”, dice. Questo ventre dentro i Sassi, un tempo abbandonato e poi in parte ripopolato, e dove ora vivono circa 3mila persone, è un mondo a sé. Un tempo croce, oggi delizia. Scendendo ‘nei gironi’, tanto cari a Levi, pullulano piccoli ristoranti, trattorie improvvisate. Sembrano fatte apposta per sedurre spagnoli e americani. Il nome di qualche attività richiama da vicino proprio Bari. Siamo nel Sasso Barisano, d’altronde. E una delle possibili derivazioni del nome punterebbe proprio sul fatto che guarda “verso Bari”.

Matera
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A 10 anni dalla proclamazione a capitale europea della Cultura, la città appare, comunque, molto vivace. E ciò accade anche in una giornata qualunque, in mezzo alla settimana, ad ottobre. “Qui stiamo fermi col turismo solo a gennaio e febbraio”, ci dice il proprietario di un noto bar. Segno che la città vive di vita propria. E qui giungono da ogni dove. E a chi arriva, soprattutto, non importa nulla che si tratti di Puglia o di Basilicata. Forse tutto ciò interessa di più ai nativi dei Sassi e dintorni. E importa anche a qualche politico che crede di aver intercettato bene un antico ‘sentiment’, che si annida nella città profonda. Ne ha tirato fuori le pulsioni più ancestrali. “Sì, si è riaperta una vecchia questione, proprio come avveniva 40 anni fa”, se la ride quella voce, che per puro caso, mi ha accompagnato tra i due Sassi.

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