Sversamento petrolio al Cova di Viggiano, la lenta eutanasia del processo in corso a Potenza

16 ottobre 2024 | 10:50
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Sversamento petrolio al Cova di Viggiano, la lenta eutanasia del processo in corso a Potenza
Centro Olio di Viggiano

No Triv Basilicata “preoccupati dalla continua diluizione e dilazione temporale di acquisizione di importanti testimonianze”

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Francesco Masi per il Coordinamento No Triv Basilicata, sull’andamento del processo “petrolgate”

Dopo l’ultima udienza del 19 giugno, al termine della quale il giudice Baglioni fissava la continuazione del processo alle ore 11 del 14 ottobre per ascoltare il teste di Polizia Giudiziaria Vazzano operante a Viggiano e di escutere tutti gli altri testi del Pm (per quanto con ovvie e giustificate perplessità delle parti) nella data del 28 ottobre prossimo, compresa la sorella del defunto ingegner Gianluca Griffa, l’aula Mario Pagano è stata per pochi minuti teatro di un passaggio di ulteriore possibile ampliamento della genealogia dei cosiddetti “Processi Petrolgate”.

Iniziata con oltre un’ora di ritardo a causa delle lungaggini di altra udienza di altro processo, l’udienza si è risolta in una manciata di minuti, dopo aver acquisito, con il consenso delle parti, la relazione del teste Vazzano presente in aula. Preso atto di altro procedimento attinente alla complessa materia del processo in corso, questa volta a carico del presidente del Consiglio di Amministrazione di Eni in carica all’epoca dei fatti, il giudice fissa la data del 28 ottobre, ore 11, stessa aula, per poter eventualmente riunire il processo in corso con un potenziale nuovo “Petrolgate” (Baglioni, ricordando che il presidente del Consiglio di Amministrazione in questione risponde sia come imputato che come rappresentante della società ENI SpA, informalmente ma erroneamente proponeva l’appellativo di “ENI più uno”, oppure di “ENI più Trovato”). Si cercherà di verificare quindi se esistono le condizioni per riunire i nuovi capi di accusa entro il 28 Ottobre, onde evitare l’istruzione di un processo “Petrolgate” separato.

Le conseguenze sul calendario delle udienze fissato da Baglioni lo scorso 19 giugno sono evidenti: se non verranno acquisite le Sit (sommarie informazioni testimoniali) degli 8 testi rimasti nella lista del Pubblico Ministero, gli stessi verranno citati per l’udienza successiva, in una data che verrà fissata dal giudice al netto della decisione di riunione processuale o meno. Tutto fa quindi pensare che l’udienza del 28 ottobre sarà dedicata esclusivamente alla questione dell’ipotesi di riunione, da cui a questo punto si potrebbe, mediaticamente ma legittimamente, parlare di “Petrolgate 4”.

Dopo aver evidenziato lo scandalo di quanto deliberato nell’udienza del luglio 2023, in cui il collegio stabiliva di voler espungere il cosiddetto “Memoriale Griffa” dagli atti processuali, così accogliendo in pieno le richieste dell’avvocatura di Eni, il Coordinamento No Triv torna ad esprimere sentita e profonda preoccupazione per la continua diluizione e dilazione temporale di acquisizione di importanti testimonianze.

Ciò vale a maggior ragione per quanto concerne gli atti importanti che rappresentano la misura dell’impegno, della denunzia, che sono costati la vita al giovane ingegnere del Cova di Viggiano Gianluca Griffa, trovato impiccato nei boschi a Montà d’Alba, dopo che tali atti sono stati sussidiati in via formale da un semplice “sentito dire” di terzi (la prevista deposizione della sorella non può infatti superare giuridicamente questo limite imposto), in tal modo sostituendone valenza e puntualità di riferimenti fattuali.
Per chi non lo ricordasse, Gianluca Griffa era ex responsabile della produzione del Centro Olio a Viggiano fino al 2013. In documenti e memorie circostanziate che lui volle che venissero ritrovate dopo la sua scomparsa, nel 2013, aveva evidenziato e denunziato una serie di problematiche nella gestione dell’impianto. A testimoniare per lui è oggi chiamata la sorella, che avrebbe raccolto le sue confidenze e letto i suoi atti. A portare gli inquirenti sulle tracce delle responsabilità degli sversamenti erano state proprio le lettere e le segnalazioni di Griffa, in cui si raccontava delle ripetute frizioni con i propri superiori a fronte di perdite e malfunzionamenti di una parte dell’impianto di Viggiano.

Se alla diluizione e dilazione spazio/temporale di un articolato e complesso processo che parte dal disastroso e continuato sversamento di centinaia di tonnellate di idrocarburi, incentrato sulle accuse, fra le altre, di disastro ambientale, abuso d’ufficio, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale, si aggiunge, palpabile, la strutturale e sempre più vistosa “distrazione” mediatica, inesorabilmente si afferma man mano, ancor più, l’idea sbagliata che a Potenza si stia stancamente celebrando un processo “locale” minore, dimenticandone la portata quantomeno nazionale. Tenere il profilo basso, dare l’impressione di un costante affanno organizzativo, frammentare la continuità delle udienze, appesantisce ancor più la distanza tra portata reale dei fatti, della natura del comando politico economico sul territorio e sulle sue prospettive, e costruzione della necessaria consapevolezza sociale.
Ciò accade da anni, ad ulteriore legittimazione della subordinazione attiva (se non consensuale) della quasi totalità dei partiti politici, delle amministrazioni locali, delle organizzazioni sindacali, agli interessi strategici delle multinazionali estrattive. Facile chiedersi quale rapporto in prospettiva possa essere generato tra questo clima di addormentamento, di lenta eutanasia, e un esito processuale destinato a sfumare e ad estinguersi tra rinvii, accezioni, inghiottitoi temporali, ricorsi in appello.