Stellantis Melfi, incentivi all’esodo? “Non molleremo mai, devono mandarci via loro”
La replica, nel cuore del Montaggio, dopo i rumor sul boom di richieste di licenziamento nell’ultimo mese. L’operaio: “Piuttosto voglio vedere la fabbrica chiudere, con capi e capetti per strada come noi”
“Ho saputo di questo boom delle richieste di incentivo all’esodo, ma se devo dirvi come la penso, non accetterai mai e vi spiego anche perché”. Ha stimolato il dibattito in seno all’universo operaio di Melfi, l’articolo di qualche giorno fa, in cui parlavamo delle richieste piovute nell’ultimo mese, da parte di numerosi operai, di mollare il lavoro in Stellantis per ripartire con un gruzzoletto in tasca, Tfr e Naspi.
“Chi come me lavora al Montaggio – spiega l’operaio che ci ha contattati – in tutti questi anni ha fatto tanti sacrifici, ha lavorato fino allo stremo, non si è mai tirato indietro davanti alla fatica”. Non solo. “Negli ultimi anni, con l’arrivo della nuova proprietà Stellantis, abbiamo sperimentato un peggioramento delle condizioni lavorative. Sempre più fatica. Sempre meno persone all’opera, su postazioni che sono diventate via via più complicate”. E anche davanti alle peggiorate condizioni, “in molti come me hanno cercato e stanno cercando di fare il possibile, segnalando quando i ritmi diventano infernali, sollecitando e facendo capire quali sono i limiti umani per chi opera in prima linea, e soprattutto, ‘sulla linea’ “. Quindi, visti i sacrifici, e l’atteggiamento sempre collaborativo, “non ho mai pensato, io come altri, di mollare, non saremo mai noi i primi a farlo”. Ora che inizia a fare capolino anche la nuova auto elettrica, la Ds8, aggiunge, “stiamo facendo una formazione specifica perché alcuni pezzi e alcune operazioni lo necessitano, e lo facciamo con grande professionalità, imparando ogni giorno qualcosa, nonostante spesso si lavori solo 5 giorni al mese, non di più”. Come dire, “se si lavora di meno non dipende certo dalla nostra volontà, ma da scelte di mercato che di sicuro non stanno premiando, in questo momento”. Chiaro il riferimento all’elettrico, ancora in fase embrionale, ma anche al fatto che “non produciamo ad esempio più auto diesel, altrimenti noi saremmo i primi ad acquistarle, noi che abbiamo ancora la Grande Punto prodotta qui e siamo legati al passato”.
Poi i ragionamenti del lavoratore diventano come un flusso di coscienza. Si guarda indietro per riportare alla mente i bei tempi andati, ma poi si sposta, in modo fluido, anche sul futuro. Riflette ad esempio sulle modalità con cui potrebbe essere costretto, lui, come altri, a licenziarsi. “Lo sappiamo che in futuro potrebbero anche esserci proposte di trasferte in Polonia, in Serbia, in Francia, tutto per imporci la scelta di andarcene, ma anche in questo caso proveremmo a resistere, finché possibile”. Ma soprattutto, ci tiene a precisare, e a ribadire, un concetto in cui sono in tanti a ritrovarsi: “Non saremo noi a mollare per primi, piuttosto devono chiudere Melfi e a quel punto dovranno concederci la Cassa Integrazione, poi la Disoccupazione, almeno così ci avvicineremmo anche agli anni di contributi necessari alla pensione”.
E se alla fine, come si vocifera, dovessero rimanere solo in 2mila, gli operai, sulla nuova linea dell’elettrico? “Anche in quel caso – rilancia – vedremo chi si terranno e chi manderanno a casa, ma ad oggi mi pare ancora prematuro”. E poi c’è un altro motivo, per cui non mollerebbe mai: “Piuttosto voglio vedere la fabbrica chiudere e voglio vedere nelle nostre stesse condizioni tutti i capi e i capetti che in questi anni ci hanno imposto ritmi vertiginosi, su 10 postazioni contemporaneamente, mentre loro guardavano e ti dicevano cosa fare, con l’avallo dei sindacati che non hanno battuto ciglio, e hanno detto quasi sempre sì ai voleri dell’azienda”. E conclude. “Se e quando tutto dovesse finire male per noi, voglio vedere anche loro in mezzo alla strada come noi soldati semplici; noi che siamo stati sempre laboriosi e operativi, anche in condizioni di oggettiva difficoltà”. Il braccio di ferro, e il dibattito, quindi, continuano. È sempre più ‘lotta’ per la sopravvivenza…