La Sogin, il nucleare e la libertà di informazione
Quel comunicato stampa dal sapore di “censura preventiva”
Sogin è la Società pubblica specializzata nel settore nucleare che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, compresi quelli prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare. E’ un Società Interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e opera in base agli indirizzi strategici del Governo italiano. La Sogin è dunque responsabile del decommissioning delle quattro centrali nucleari italiane di Trino (VC), Caorso (PC), Latina e Garigliano (CE), e degli impianti legati al ciclo del combustibile nucleare: Eurex di Saluggia (VC), ITREC di Rotondella (MT), Ipu e Opec a Casaccia (RM) e FN di Bosco Marengo (AL).
Il 2 ottobre, la Società dirama un comunicato stampa che qui in Basilicata avrebbe dovuto per lo meno preoccupare ambientalisti e giornalisti. Vediamo perché. Il 26 settembre la Direzione Distrettuale Antimafia aveva notificato avvisi di conclusione indaginia dirigenti Sogin, Enea, funzionari della Provincia di Matera, del Comune di Rotondella e Arpab per presunti reati legati alla gestione delle attività alla Centrale di Rotondella. Non solo, il 27 settembre i Carabinieri del Noe di Potenza e del Nucleo Radioattivi per la Tutela ambientale e la Sicurezza energetica di Roma sequestrano un’area di circa 600 metri quadri, all’interno dell’impianto nucleare Itrec di Rotondella, gestito dalla Sogin. Si tratta di notizie di stampa in seguito a comunicati diffusi dalle autorità d’indagine. Dunque è evidente che, al momento, per stabilire se siano stati commessi reati e da chi, bisogna aspettare un eventuale rinvio a giudizio, un eventuale processo fino al terzo grado e una eventuale sentenza.
Tuttavia, la questione che poniamo è un’altra. Il 25 settembre, ossia un giorno prima che la notizia sugli avvisi di conclusione delle indagini fosse diffusa, la Sogin dirama un comunicato stampa dai toni diciamo “severi” e “preventivi”. Toni che hanno colpito la nostra sensibilità di giornalisti e che hanno suscitato una reazione emotiva di rifiuto. Ecco il testo del comunicato del 2 ottobre:
Nella seduta del 25 settembre scorso, il Consiglio di Amministrazione di Sogin ha dato mandato all’Amministratore Delegato di adire tutti i mezzi previsti dal nostro ordinamento per difendere la Società dagli attacchi mediatici subiti di recente, che ne minano l’immagine, ledendo la reputazione dell’azienda e dei suoi lavoratori, nonché la fiducia da parte dell’opinione pubblica, elemento essenziale in qualsiasi contesto di gestione del nucleare. Sogin ha dato mandato ai propri legali per denunciare gli autori dei citati attacchi, svolti a mezzo stampa, e coloro che li diffondono e continuerà a rispondere, con tutti i mezzi previsti dalla legge, a qualsiasi denigrazione, diffamazione, calunnia o ricostruzione capziosa e strumentale venga diffusa a danno di Sogin o dei suoi lavoratori.
Questa roba, potrebbe anche essere interpretata come un tentativo di mettere in atto una strategia di comunicazione finalizzata a colpire preventivamente forme di libertà di espressione, sfruttando a proprio vantaggio una disparità di potere. Quel comunicato, infatti, potrebbe apparire come un “avvertimento” non solo agli attivisti ambientalisti, ma agli organi di informazione. E’ possibile tuttavia che la volontà della Sogin sia semplicemente di evitare che qualche giornale o qualche attivista esageri nella narrazione di fatti e circostanze violando la legge ed esponendosi a pesanti querele. Ad ogni modo riteniamo che l’eventuale adozione di strategie di censura preventiva siano offensive del principio sacrosanto sancito dall’articolo 21 della Costituzione.
Accade che ieri venerdì 4 ottobre, a 48 ore dal primo comunicato, la Sogin ne diffonde un altro: “Sogin ha presentato due denunce all’Autorità Giudiziaria nei confronti dell’Associazione Cova Contro e del suo portavoce. La prima per aver pubblicato un filmato contenente riprese aeree dell’area di disattivazione di Trisaia senza alcuna autorizzazione e in violazione della zona di interdizione al volo. La seconda denuncia per aver pubblicato, sul proprio sito internet e prima che le persone coinvolte ricevessero notifica dai competenti uffici giudiziari, l’atto di chiusura delle indagini da parte della Procura della Repubblica di Potenza (riguardante l’inquinamento di una falda sottostante il sito di Rotondella), in forma completa, comprensiva dell’elenco di tutti i nomi degli indagati e dei loro rispettivi indirizzi di residenza.” Qui il comunicato integrale. La vicenda sarà evidentemente chiarita nelle sedi opportune. Non sta a noi stabilire alcunché. La Sogin ha tutto il diritto di tutelare la sua immagine e la sua reputazione facendo ricorso ai mezzi consentiti dalla legge.
Però, sarebbe stato sufficiente per la Sogin denunciare-querelare l’attivista e l’Associazione ambientalista in questione e magari anche diffondere – come ha fatto, comprensibilmente – la notizia dell’avvenuta azione giudiziaria. Meno comprensibile quel comunicato stampa “preventivo” del 2 ottobre che ha innescato una breve sequenza mediatica assolutamente inaccettabile, e che appare come un richiamo “cautelativo” generale a tutti i mezzi di informazione. I giornalisti sanno benissimo che chiunque, sentendosi leso, può difendersi dagli attacchi mediatici e rivolgersi all’autorità giudiziaria: che bisogno c’è di dirlo a mezzo stampa in quel modo e in quel momento?
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