Basilicata. Le querele strategiche per fermare attivisti e giornalisti
L’abuso della legge come strumento per zittire il dissenso, influenzare la libertà di espressione e manipolare la libertà di stampa
“Una grande azienda fa causa a un attivista che ha denunciato uno scandalo ambientale, sperando che la querela dissuada altri ambientalisti. Un influente uomo d’affari fa causa per diffamazione a un giornalista che lo aveva citato in un’inchiesta veritiera sulla corruzione. Un impresario immobiliare usa la minaccia di una querela per zittire la contrarietà dei cittadini a un nuovo progetto edilizio”. Sono esempi generici, ma riguardano, in qualche modo, ciò che accade ed è accaduto in Basilicata e, naturalmente in Italia e in molti altri Paesi del mondo. Esempi emblematici che ci spiegano che cosa vuol dire “querela strategica contro la partecipazione pubblica e contro la stampa libera.” Qui pensiamo alle vicende del Pertusillo, dell’inquinamento petrolifero e non solo, agli scempi in val Basento, alle inchieste del nostro giornale sul potere politico ed economico, solo per citare qualche esempio.
“Queste querele sono semplicemente degli strumenti legali che hanno lo scopo di “bloccare i cittadini nell’esercizio dei loro diritti politici – e i giornalisti nell’esercizio del diritto di cronaca – o di punirli per averli esercitati.” Tutto ciò ha delle ripercussioni sulla libertà di espressione e sulla qualità della vita, sulla democrazia e sulla qualità del giornalismo.
“Una delle caratteristiche principali delle querele strategiche è la disparità di potere e di risorse economiche fra il querelante e il querelato. Il querelante ne è perfettamente consapevole e, sfruttando l’elasticità delle norme giuridiche, riesce a trasformare questioni di pubblico interesse in dispute tecnico-legali di diritto privato, che in genere comprendono esorbitanti richieste di risarcimento e affermazioni che hanno l’unico scopo di intimidire il querelato, prosciugandone le finanze.”
Il querelante che intende intimidire non ha bisogno di vincere il processo per ottenere l’effetto sperato, visto che egli sa fin dall’inizio che le sue accuse sono prive di fondamento o quantomeno esagerate. Ma anche se il giudice riconosce – prima o poi – l’infondatezza della querela e ne ordina l’archiviazione, c’è il rischio (nel caso del “poi”) che la causa resti in sospeso per anni, comportando per il querelato ingenti spese e danni alla reputazione.
Querele di questo tipo abusano del sistema giuridico e hanno un serio effetto paralizzante sulla libertà di parola e sul diritto di cronaca, visto che sono molti i cittadini che, non trovandosi in grado di sostenere i costi di una causa, preferiscono rinunciare da subito al legittimo esercizio dei loro diritti civili.
Una querela, un processo, può costringere i giornalisti querelati a pagare migliaia di euro di costi legali, mentre sono continuamente costretti a temere di finire sul lastrico nel caso la controparte l’avesse vinta. Spesso si comincia a mettere in discussione la credibilità del giornale e dei giornalisti querelati. E si è costretti a perdere anni per difendersi nei tribunali, invece che dedicare tempo ed energia al lavoro giornalistico.
Certo, il problema riguarda diversi Paesi in misura differente ma, in Italia la questione è più evidente. In Basilicata è peggio, almeno per quanto ci riguarda. Da anni, le cosiddette querele pretestuose, cause bavaglio, liti temerarie sono diventate un’emergenza quotidiana. Nessuno se ne accorge, perché per fortuna, o purtroppo, questa emergenza riguarda pochi: i giornalisti che fanno inchieste e scrivono articoli mettendo a nudo il potere politico ed economico. Qui, per colpire la credibilità di un giornale o di un giornalista si ricorre anche a metodi banali, quali l’annuncio di querele sui social oppure, sempre sui social, postando difese di parte senza fondamento per impressionale cittadini che non hanno gli strumenti per discernere il falso dal vero.
Insomma, in Basilicata l’abuso della legge come strumento per zittire il dissenso, influenzare la libertà di espressione e manipolare la libertà di stampa è diventato un’emergenza democratica. Almeno per quanto ci riguarda. Non sappiamo gli altri che ne pensano.
Il testo è tratto quasi interamente, anche in forma integrale, e liberamente adattato da “Dossier: SLAPP, la querela che minaccia la libertà di espressione”, di Paola Rosà, Claudia Pierobon (2020)