Basilicata, il campanilismo dei Capoluoghi e la sindrome del pianerottolo

15 ottobre 2024 | 13:11
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Basilicata, il campanilismo dei Capoluoghi e la sindrome del pianerottolo
Danzi e Di Maggio

Incultura e tribalismo politico nella proposta di referendum per “Matera in Puglia”

Il fatuo e inutile dibattito innescato dalla proposta di referendum di due ex senatori sull’eventualità che la città di Matera si trasferisca in Puglia, è davvero surreale. Si riaffaccia un’antica rivalità tra Potenza e Matera. Le due città più campaniliste della Basilicata. E tutti sappiamo che una campana è simbolo di comunità e di pace, ma anche simbolo di allarme e di monito. E le campane dei campanili delle due città in “guerra” oggi, più che mai, simboleggiano allarme, divisioni socio-culturali, economiche e nelle tifoserie del calcio. Roba da abitanti delle caverne. Certo, in Italia il campanilismo ha origini antiche, per alcuni risale al dodicesimo secolo. Tuttavia, il campanilismo più nostrano e attuale che caratterizza Matera e Potenza sembra essere fondato su una reciproca ostilità preconcetta. Questa volta sono due esponenti della vecchia politica a provare un’offensiva contro – secondo loro – il simbolo del potere regionale.

È un campanilismo che si alimenta di paura e chiusura. In questo clima i due ex senatori provano, a mio avviso strumentalmente, ad interpretare un sentimento che, seppure sembra diffuso, non approva soluzioni estreme. La leva su cui i due “referendari” puntano è politica ed economica. Secondo i promotori, un passaggio alla Puglia “garantirebbe a Matera maggior attenzione e investimenti, aprendo la strada a uno sviluppo economico e culturale fino a ora ostacolato. Questa affermazione è infondata e improvvisata.  “Matera merita di ricevere più attenzione”, dichiarano i due ex senatori, sottolineando il desiderio di rompere un ciclo di “vessazioni” da parte della Regione Basilicata. Leggiamo dal sito Money.it: “Gli ex senatori Tito Di Maggio e Corrado Danzi, che hanno promosso il referendum, evidenziano il presunto dirottamento di risorse economiche verso Potenza, lasciando Matera in una condizione di isolamento e inadeguatezza dei servizi, soprattutto in ambito sanitario. La crisi della sanità materana è un tema centrale nel dibattito, con molti cittadini che lamentano una carenza di strutture e servizi che rispondano alle necessità della popolazione. Le critiche si estendono anche alla viabilità, con Matera sempre più lontana dalle principali arterie di comunicazione.” Più o meno le stesse motivazioni che spinsero il Comitato che nel 2018 promosse il referendum per spostare la provincia di Taranto in Basilicata.

È evidente che le “rimostranze” tardive dei due referendari possono essere tranquillamente pantografate su tutti i paesi sella regione. Forse i cittadini di Senise o di Tricarico, per fare un esempio, non subiscono la crisi della sanità che non è “materana” ma regionale? Forse Fardella o Cersosimo o Cirigliano non vivono in condizioni di isolamento come tanti altri Comuni della Basilicata? Tutti i paesi del mondo hanno problemi e sfide da affrontare.

La proposta di Tito Di Maggio e Corrado Danzi non ha nulla di provocatorio, ma ha il sapore di un egoismo cinico che punta a fomentare ulteriori atteggiamenti egoistici nella popolazione. Con l’aggravante di strumentalizzare un malcontento locale che in verità è un malcontento generale. Dunque che si fa? Se tutti dovessero inseguire la logica dei due referendari “materani”, il Lagonegrese, dovrebbe chiedere l’annessione alla Calabria, l’Alto Bradano alla Puglia, il Melandro alla Campania, e così via. Ma che strategia è questa? Consentitemi è stupida: non risolve i problemi di Matera e di nessuno, e nello stesso tempo danneggia tutti. Il problema è la classe politica e dirigente di questa regione di cui i due ex senatori sono stati e sono parte integrante. Il problema è che in un condominio di 500mila persone in ogni piano c’è un furbo che pensa ai fatti propri e tanti altri che litigano tra loro per il posto auto. Il problema è che mentre nessuno è capace di guardare oltre il pianerottolo di casa propria il palazzo va in rovina. Dentro la proposta dei due ex senatori ci vedo tanta incultura, tanto tribalismo politico e abbondante strumentalità.