Basilicata. Crisi occupazionale: non si vede un colpo di reni
La foto dell’incontro in Regione per la vertenza Favorit è l’immagine della subalternità raggiunta dal mondo del lavoro, dietro la finestra ad ascoltare. Loro dentro e i lavoratori fuori
La situazione occupazionale e produttiva in Basilicata sta precipitando tra nuovi e vecchi rituali conditi con tavoli, incontri senza esiti, appelli. La recente audizione dell’Ad di Stellantis in commissione parlamentare indica un disimpegno che sconfina nella richiesta di incentivi per dare possibilità agli italiani di comprare una macchina.
I punti di crisi in Basilicata aumentano a partire dall’indotto del petrolio, quindi dalla Total, che ricordiamo non ha mantenuto neanche l’impegno di realizzare la fabbrica di assemblaggio di droni. Una delle tante promesse. Dobbiamo ricordare che nell’area di Melfi, in circa tre anni si sono persi, Stellantis e fornitori, circa 3000 posti anche a seguito degli accordi per incentivi alle dimissioni sottoscritte da alcune organizzazioni sindacali.
Un autodafé che sarà studiato a lungo nei prossimi anni per comprendere un particolare aspetto della rappresentanza sindacale e del suo collaborazionismo con la controparte padronale che praticava e pratica la dismissione. La vicenda della Favorit di Tito, ex Calzaturificio, Gardenia di Potenza, con tanti contributi statali, assomiglia molto a quella della ex Firema che chiuse per spostare altrove le lavorazioni in carico.
Proprio quest’ultima storia fatta di incontri, locali e nazionali richiama alla memoria e non solo l’esito della reindustrializzazione e rioccupazione dei dipendenti rimasti alla Comes 2 di Tito con il contributo Regionale di 4 milioni gestito dal Dipartimento sviluppo che contattato non da notizie su riassunzioni ed attività produttive promesse.
Si stanno consultando da mesi con le strutture di avviamento al lavoro e di controllo. Ci sono state dimissioni incentivate modello Stellantis? Attendiamo si conoscere cosa è accaduto. Nel contempo nelle aree industriali gestite da Api-Bas regna il fermo: da due anni nessuna nuova assegnazione nemmeno dei capannoni inutilizzati, nessuna bonifica e soprattutto nessun piano e niente appalti per la gestione dei servizi, restano nei conti corrente i milioni erogati dalla Regione, mentre della liquidazione dell’Asi non ci sono tracce documentali per i creditori ed altri.
Un quadro del declino sempre più vasto e geometrico che viene digerito con la perenne ritualità dell’attesa e della speranza. Anche a livello delle parti sociali si registrano prese disposizioni, denunce postume richieste di concertazione, patti sociali varie ed eventuali.
Non si vede un colpo di reni, una reazione, una piattaforma comune che metta in movimento i lavoratori, i disoccupati. La foto dell’incontro in Regione per la vertenza Favorit è l’immagine della subalternità raggiunta dal mondo del lavoro, dietro la finestra ad ascoltare. L’emblema caravaggesca dell’ esclusione. Pietro Simonetti – CSERES