Summa (Spi Cgil): “L’assessore alla Sanità riapra con urgenza il tavolo sulla non autosufficienza e gli Ambiti territoriali

8 settembre 2024 | 16:38
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Summa (Spi Cgil): “L’assessore alla Sanità riapra con urgenza il tavolo sulla non autosufficienza e gli Ambiti territoriali

“Troppe le questioni rimaste irrisolte che riguardano gli anziani e le persone fragili”

“L’assessore regionale alla Sanità Cosimo Latronico, ormai insediato da tempo, convochi con urgenza un incontro con i sindacati al fine di riattivare il tavolo sulla non autosufficienza”. È la richiesta del segretario generale dello Spi Cgil Basilicata, Angelo Summa. “È necessario – prosegue – che il governo regionale della Basilicata finanzi la legge regionale 29 del 2017 in materia di promozione e valorizzazione dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra generazioni, approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e rimasta inapplicata, riavvii il confronto per arrivare all’approvazione di un Piano regionale della non autosufficienza e alla creazione di un fondo regionale, integrativo a quello nazionale.  Troppe le questioni irrisolte che riguardano gli anziani e le persone fragili, dallo stato di attuazione dei piani intercomunali socio sanitari e socio assistenziali per Ambiti territoriali alla regolamentazione dell’accreditamento delle strutture residenziali per anziani o che comunque svolgono servizi e attività socio sanitarie e socio assistenziali, al piano per lo smaltimento delle liste di attesa per le prestazioni sanitarie. Chiediamo di riprendere quanto prima il confronto sindacale per rafforzare e potenziare l’assistenza territoriale e rispondere ai bisogni sociali di assistenza per assicurare a tutti i lucani e a tutte le lucane il diritto ad essere curati dal sistema sanitario pubblico.

Ciò – precisa Summa – tanto più nello stallo in cui versa il percorso della riforma sulla non autosufficienza avviato dal Governo nazionale con la legge 33/2023, disatteso e rinviato con il successivo decreto legislativo 29/2024. Ricordiamo che sono 5 milioni in Italia e più di 40 mila in Basilicata le persone non autosufficienti e che il Governo Meloni con il decreto Anticipi ha ridotto di circa 350 milioni di euro il fondo per le politiche della disabilità. A questo si aggiunge che nella manovra di bilancio non sono previsti stanziamenti per la non autosufficienza. Una carenza gravissima che non dà seguito a quanto previsto dalla legge, il cui fabbisogno stimato era di 7 miliardi di euro, e che avrà conseguenze disastrose in una regione come la Basilicata, dove la popolazione è sempre più anziana e vulnerabile.

Non solo non si finanzia la sanità pubblica che ormai è allo stremo, sempre più desertificata in favore del privato. L’aspetto più inquietante – prosegue il segretario dei pensionati della Cgil lucana  – è che si sta privando il diritto alla dignità ai tanti disabili e non autosufficienti. Bisogna dare attuazione alla legge 328 del 2000 che per anni è rimasta inattuata, così come rischia di rimanere inattuata la legge sulla non autosufficienza. Occorre investire nel welfare pubblico per rendere la qualità della vita delle persone anziane e disabili migliore, con una capillare assistenza domiciliare adeguata. La cura delle persone, il welfare di prossimità è un elemento chiaro di sviluppo di crescita del nostro paese e della nostra regione, oltre che strumento necessario per assicurare una vita dignitosa, di indipendenza e di inclusione per le persone più vulnerabili. Per questo – conclude Summa – chiediamo che la Regione Basilicata apra il confronto con le organizzazioni sindacali rappresentative del mondo del lavoro e dei pensionati che sono una parte rilevante del nostro territorio, ai quali va garantito il diritto ad essere curati. A tal riguardo ricordiamo l’indagine conoscitiva dello Spi Cgil di Basilicata condotta lo scorso autunno e volta a valutare l’offerta sanitaria in Basilicata. Su oltre 4 mila questionari somministrati è emerso che il 74,5% dei lucani ritiene che il sistema sanitario pubblico regionale sia peggiorato rispetto al passato. L’87,9% ha un giudizio pessimo sulle liste di attesa e un terzo (33,9%) ha fatto ricorso a prestazioni fuori regione. Numeri che attendono risposte”.