Stellantis Melfi: “Siamo come fantasmi, fino a Natale lavoreremo sì e no 20 giorni”
Oggi si riparte a San Nicola di Melfi, ma è una falsa partenza: “Qui manca un sindacato forte. Come manca la politica. Fanno solo chiacchiere e qualche tavolo, mentre noi lavoriamo a chiamata”
“Ma quale ripartenza, di cosa stiamo parlando. Se tutto va bene mi chiameranno a metà mese”. È ripartita oggi quella che un tempo era la fabbrica integrata di San Nicola di Melfi, ma la partenza non è per tutti. “Per me, come per altri è una falsa partenza – sottolinea una lavoratrice della ex Qualità – Qua è tutto ex, siamo ormai come dei fantasmi dentro la fabbrica, tutti a fare altre mansioni e non si capisce quando si rientrerà. Ma soprattutto, ci è stato riferito che fino a Natale, se è vero faremo una ventina di giorni effettivi”. Una situazione sempre più avvilente. “È finita l’estate e non è successo niente – aggiunge – e vedrete che da domani partiranno le solite lamentele, chi lavora di più, chi arranca con 5 giorni al mese e uno stipendio da fame”. Insomma, per dirla con le sue parole “un film già visto e non cambierà nulla, se non in peggio”.
Il tempo per organizzare qualche mobilitazione ci sarebbe pure, ma a mancare è la forza. “Manca una vera forza sindacale a Melfi come in Italia – attacca la lavoratrice – ora si attende l’ennesimo tavolo lucano o ministeriale tra politica e sindacati, e poi ci saranno sempre gli stessi annunci che non risolvono un bel nulla”. Di tempo se ne è perso già tanto, a suo avviso. “Quando avvisavamo le forze sindacali che stavano smantellano una linea, qualche anno fa, loro ci dicevano che avremmo lavorato lo stesso, anche su una linea sola”. Ma le cose sono andate diversamente. “Poi sono partiti gli incentivi all’esodo (anche quelli firmati dai sindacati, ndr) e la dismissione della 500x, che per noi vuol dire niente lavoro, in attesa dell’elettrico che verrà”. Quindi, ragiona la lavoratrice, “in assenza di una vera forza sindacale ci siamo trovati sempre più deboli, operai l’uno contro l’altro pur di fare qualche giorno in più e portare a casa uno stipendio decente”.
Siamo nell’era del lavoro “a chiamata”, quando ce n’è. Se no “te ne stai a casa con 1000 euro al mese”. Il confronto con 10 anni fa è pietrificante. “Non c’è bisogno di guardarsi troppo indietro, guardiamo solo a 7, 10 anni fa. Qui a Melfi era un via vai di pullman, di operai e tecnici, di logistica e ditte esterne che lavoravano, laboriosamente, e oggi…”. E oggi “siamo diventati come fantasmi dentro la fabbrica. Non pervenuti”. In attesa che la chiamino al lavoro, l’operaia vuota il sacco e la dice tutta: “Solo noi possiamo salvare il futuro nostro e dei nostri figli, se vogliamo bene alla Basilicata. Dobbiamo mobilitarci quando la fabbrica non lavora, così non perdiamo neanche giornate di salario. Ma è ora che ci vuole questa presa di coscienza e questa mobilitazione, perché domani sarà già troppo tardi”. Infine un pensiero alle nuove generazioni. “Molti di noi abbiamo figli già maggiorenni, ma qualcuno, Bardi o chi per lui, ci vuole spiegare che futuro hanno qui i nostri figli, o vengono solo a fare le sfilate prima delle elezioni?”. Nel frattempo “i figli partono”, viene da aggiungere, e i paesini lucani diventano anche loro come dei fantasmi. In attesa del prossimo Natale, e poi dell’agosto che verrà.