Stellantis, Melfi: “Finita la Cassa si temono esuberi strutturali, sarebbe la fine”

19 settembre 2024 | 13:15
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Stellantis, Melfi: “Finita la Cassa si temono esuberi strutturali, sarebbe la fine”

Quegli esuberi per Melfi “potrebbero significare licenziamenti di massa e mantenimento sulle linee solo del personale strettamente necessario per rispondere alle esigenze della produzione elettrica”

Rientro in fabbrica anomalo, questa settimana, per i lavoratori Stellantis di Melfi. Si lavora oggi e domani, giovedì e venerdì, sempre “per chi lavora”. Cambia poco, sulla carta, sono due giorni a settimana come prima. Ma nel frattempo presente e futuro sono sempre più intimamente collegati nei ragionamenti e nelle inquietudini delle maestranze. “Per noi lavorare martedì o giovedì è la stessa cosa, il punto è come si lavora – osserva un operaio del Montaggio – Ci dicono che mancano componenti, materiale, quindi tante auto (Renegade e Compass di producono al momento, ndr) escono dai capannoni e restano nei piazzali, in attesa che le squadre di ‘revisionisti’ nei giorni di Cassa integrazione, facciano le operazioni necessarie per completarle”. Questo, però, andrebbe “a danno della qualità, non si possono sfornare auto che poi sistematicamente devono essere completate e revisionate, non funziona come sistema di lavoro”.

Ma poi c’è un altro aspetto, che parte dal presente, e che si allunga almeno fino a Natale. “Meno lavori e meno ti viene voglia di lavorare, diventa sempre più complicato trovare stimoli e motivazioni per operare con impegno e passione”. Meno si lavora e meno si guadagna, inoltre, con un effetto a cascata anche sulle economie locali. “Proprio ieri in paese – sottolinea l’operaio – ho parlato con alcuni commercianti, i quali per primi notano un calo negli acquisti, e i primi a spendere di meno da un po’ di tempo siamo noi operai ex Fiat, da decenni colonna potante del Pil locale. Compriamo solo lo stretto necessario per sopravvivere”. Ragionamenti su ragionamenti, fino a toccare il tasto più dolente, il futuro di Melfi. Con un’auto, la Ds8, che è in fase di sperimentazione e che dovrebbe sbarcare sul mercato agli inizi del prossimo anno.

Ma ci sarebbero anche altri 4 modelli elettrici da realizzare entro il 2026 e di cui oggi si sa davvero poco o nulla. E qui veniamo alle paure che circolano nelle chat e nei discorsi tra operai e capi. “Oggi anche i capi lavorano 2, 3 giorni a settimana – svela la nostra fonte – e proprio loro sono i più preoccupati in chiave futura”. La vera paura è una. Ci si gira intorno, nessuno ha voglia di parlarne apertamente, ancor meno i sindacati, ma il nodo è proprio quello. “Per primi i nostri capi – chiarisce l’operaio – temono seriamente che dopo la Cassa integrazione, confermata fino a maggio prossimo, con la scusa della scarsa produzione dell’elettrico, o per ripicca contro lo Stato, l’azienda possa dichiarare gli esuberi strutturali”. Già, gli esuberi strutturali. Ma cosa comporterebbero in soldoni? “Per Melfi potrebbero significare licenziamenti di massa e mantenimento sulle linee solo del personale strettamente necessario per rispondere alle esigenze della produzione elettrica”.

Quali sarebbero i numeri dell’esubero per non è facile da prevedere. “Ma visto che Stellantis ci sta provando in tutti i modi a mandarci a casa, con l’incentivo all’esodo e peggiorando sistematicamente le condizioni di lavoro, il passaggio successivo sarebbe proprio questo”. Cioè dichiarare un esubero strutturale a cui seguirebbero licenziamenti di massa o qualcosa di molto simile. Un’ipotesi da scongiurare. Una iattura per le maestranze e per la stessa economia dei piccoli centri del Vulture e della Basilicata. Un’ipotesi da allontanare dai pensieri. Uno di quegli incubi che però a quanto pare inizia a turbare il sonno anche ai capi. Oltre che agli operai. Mentre sul vertice della piramide, pare che Tavares non ci pensi proprio. È il braccio di ferro con il Governo sui futuri incentivi l’unica preoccupazione che affligge il numero uno di Stellantis. Ed è questa l’unica certezza (sui piani futuri della multinazionale) che aleggia sul sito lucano, come sugli altri stabilimenti italiani del Gruppo. Su tutto il resto invece (produzione, numeri e investimenti), è buio pesto.