Sanità lucana: la specialistica ambulatoriale non sta bene

25 settembre 2024 | 12:00
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Sanità lucana: la specialistica ambulatoriale non sta bene

Se i cittadini sono costretti a lunghe code e a pericolosi disservizi una delle cause risiede nella disorganizzazione del servizio e nella fuga dei medici

L’allarme è lanciato dai medici specialisti ambulatoriali del sindacato Sumai-Assoprof che più volte hanno chiesto un tavolo, senza esito, alle Asl lucane e alla Regione Basilicata per affrontare le problematiche rilevate sul territorio. Questi medici specialisti intercettano i bisogni di salute della popolazione e sono impegnati sia nei poliambulatori sia al domicilio dei pazienti, sia nell’assistenza ai detenuti nelle carceri. Sono dei convenzionati (parasubordinati) del servizio sanitario pubblico e coprono circa il 90% del monte ore complessivo, nelle varie branche, destinato alla specialistica ambulatoriale. Sono loro a prendere in carico i pazienti e a fare da filtro ai ricoveri spesso impropri negli ospedali. La loro voce, quindi, è autorevole, anche se le istituzioni sanitarie pare non sappiano ascoltarla. Magari non vogliono ascoltarla. Ma vediamo alcune questioni cruciali.

La richiesta in termini di impegno nella sanità territoriale è certamente più alta della disponibilità degli specialisti presenti nella nostra regione. Una delle cause è la scarsa attrattività della Basilicata per i medici provenienti da altre regioni. Anzi, negli ultimi anni molti specialisti hanno abbandonato i poliambulatori pubblici lucani per trasferirsi in quelli privati o in altre regioni. E nulla si fa per trattenere quei pochi rimasti. Questo fenomeno è dovuto soprattutto ai disagi che questi medici vivono in Basilicata. Bassa retribuzione, circa 29 euro l’ora lordi (nel privato la cifra va oltre il raddoppio) e nelle altre regioni è molto più alta. Le Aziende sanitarie non investono nella crescita professionale di questi medici: niente corsi di formazione. Gli specialisti ambulatoriali lucani inoltre non si vedono rinnovare il proprio accordo integrativo decentrato regionale dal 2007. Caso più unico che raro.  Questa circostanza, oltre che un danno economico per il medico costituisce un danno per i pazienti se si considera il fatto che molti istituti e progetti peculiari per la sanità regionale rientrano nell’accordo decentrato. Ciò vuol dire meno progetti di screening, meno attività aggiuntive, crescita delle liste di attesa.

La specialistica ambulatoriale in Basilicata è in gravi condizioni. La disorganizzazione partirebbe – ci dicono i medici – dal Cup (Centro unico di prenotazione) che non sarebbe in grado di gestire l’erogazione delle prestazioni. Ma, cosa più importante, è la disorganizzazione del lavoro. Gli specialisti ambulatoriali rimasti sul fronte non sono inclusi nei piani di abbattimento delle liste di attesa. Al contrario si è ricorso ai radiologi dell’Università di Napoli il cui servizio costa molto di più. Nel Lagonegrese – aggiungono i medici – le agende dell’Otorinolaringoiatra risultano chiuse da circa quattro mesi e così il medico presente sul posto non ha pazienti da visitare. E ancora, sempre all’Asp, le ore di Odontoiatria e Ortodonzia messe a disposizione nel luglio 2023, ad oggi non sono ancora state assegnate ai medici disponibili. Inoltre capita che vengano assegnate ore di prestazione a branche specialistiche prive di medico.

Insomma, quei pochi medici che ancora credono nel servizio sanitario pubblico, rischiamo di perderli anche per causa del trattamento subito dalle aziende: scarso riconoscimento della professionalità, scarsa retribuzione, mortificazione dell’impegno profuso. Ma a pagare il prezzo più alto sono i cittadini che hanno bisogno delle prestazioni di specialistica ambulatoriale del servizio sanitario regionale.