Frecciarossa, la Regione chieda le fermate anche a Bella Muro e Grassano
L’appello della Filt Cgil: il tempo di percorrenza si allungherebbe di circa di 10 minuti
Di seguito il comunicato del segretario della Filt Cgil, Luigi Di Tella, sull’istituzione di altre due fermate del Frecciarossa in Basilicata
“Il ripristino della Frecciarossa da Taranto a Torino è sicuramente una buona notizia e va riconosciuto al governo regionale l’impegno per il mantenimento di tale servizio utile per fare uscire la Basilicata dall’isolamento in cui si trova da tempo. Le cause vengono da lontano e le
responsabilità politiche sono da ricercare in chi nel corso degli anni non ha creduto in questo progetto fino in fondo. Oggi tale collegamento va difeso e sostenuto a tutti i costi e possibilmente implementato con un’ulteriore coppia di Frecciarossa. Tuttavia non potendo garantire il servizio a
mercato la Regione ha dovuto farsi carico di tali costi, che l’utenza della Basilicata non potrà garantire visto che il suo bacino ha una densità abitativa bassa.
Proprio per questo la Regione che diventa il cliente di Trenitalia deve chiedere di superare le logiche legate alle fermate e chiedere di
costituirne almeno altre due. Quella di Bella Muro che serve il bacino del Marmo-Platano, dove un comitato ne chiede la fermata, e quello di Grassano-Garaguso-Tricarico che serve il bacino della Collina materana, dove i sindaci dell’area chiedono la stessa cosa. Due fermate che arrecherebbero un allungamento di percorrenza di circa di 10 minuti ma che spalmata su una percorrenza così lunga non peserebbe molto sugli utenti. Inoltre va considerato che questo servizio pagato dai lucani serve anche la città di Taranto. Si verifica il paradosso che i cittadini delle due aree non servite da fermata contribuiscono con le loro tasse all’effettuazione di un servizio di cui non possono usufruire.
Riteniamo questo una profonda ingiustizia e chiediamo alla Regione di assumere l’onere di questa proposta da sottoporre all’attenzione di Trenitalia per verificarne la fattibilità. Di contro il nuovo piano di bacino e il piano di esercizio deve garantire le adduzioni, da e per tutti i paesi del
circondario per i collegamenti a questo vettore che diventerebbe il collegamento Core, creando i presupposti per un vera intermodalità evitando la sovrapposizione di collegamenti e liberando chilometri gomma per spostarli verso altri territori non collegati adeguatamente. La sfida della
mobilità integrata innovativa sostenibile è la vera sfida che può far uscire dall’isolamento atavico la nostra regione.