Caso Brancati, il presidente Bardi risponde ai nostri quesiti
I chiarimenti sulla nomina del dirigente Ufficio Stampa e Comunicazione del presidente della Giunta Regionale lucana
Egr. Direttore,
secondo quanto relazionato dai competenti uffici regionali, il tema da Lei sollevato è posto anche all’attenzione del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, che nel 2023 ha approvato alla unanimità il documento per la riforma dell’ordinamento professionale, con particolare attenzione all’ammodernamento delle norme che regolano l’accesso alla professione giornalistica, ferme al 1963.
Il Consiglio nazionale, in quella sede, ha proposto l’istituzione di una laurea magistrale in giornalismo; in alternativa sarà richiesta una laurea triennale come requisito per poter accedere a corsi specialistici controllati e vigilati dall’Ordine. Come è noto, l’art. 29 della L. 69/1963 non prevede la laurea tra i requisiti di accesso all’Albo dei giornalisti professionisti e la stessa Legge Regionale n.07/2001, all’art. 2, comma 4, prevede, come unico requisito per la nomina a Direttore Ufficio Stampa, l’iscrizione all’Albo dei giornalisti.
In aderenza alla legge, il DPGR n. 164/2020, che disciplina l’organizzazione degli Uffici di diretta collaborazione del Presidente della Giunta regionale attraverso l’attribuzione di incarichi intuitu personae, prevede che il Capo Ufficio stampa debba essere iscritto all’Albo dei giornalisti. L’equivoco, probabilmente, sorge dalla denominazione atecnica di dirigente desumibile dal sito internet della Regione, qualifica non assunta dal giornalista in questione ma negozialmente utilizzata ai fini di una semplice equiparazione sotto il profilo economico della retribuzione riconosciuta, peraltro relativamente al solo rimborso delle spese di missione.
Se, dunque, per l’accesso all’Albo dei giornalisti non vi è bisogno della laurea, come peraltro da Lei stesso indicato, appurato che il Capo dell’Ufficio stampa non è un dirigente inserito nei ruoli della Regione, converrà che il tema della laurea del Brancati assume una rilevanza non significativa. Sul piano formale il titolo indicato nel curriculum (e comprovato da certificazione) è la laurea in Scienze della comunicazione e sul sito dell’Ambasciata d’Italia a Berna risulta che: “I titoli di studio svizzeri sono riconosciuti in Italia in virtù dell’accordo bilaterale del 7 dicembre 2007”.
Ho preso atto, a seguito delle Sue garbate domande, che sul tema del riconoscimento delle lauree svizzere sono postati sul web argomenti in chiave polemica, che si auspica possano essere superati dal recente mandato conferito dal Consiglio alla Commissione UE a negoziare, a nome dell’UE, un ampio complesso di misure con la Svizzera come base per le future relazioni UE-Svizzera.
Cordialità. Vito Bardi, Presidente della Regione Basilicata
Egregio presidente, grazie per la risposta. Ci riserviamo, a breve, di farle conoscere le nostre considerazioni circa il contenuto della sua nota. Cordialità. Michele Finizio