Stellantis Melfi: “Lavori poco, e male, ma guadagni 1.500 euro al mese”
Lo strano ‘limbo’ degli operai. “Abbiamo famiglia, dobbiamo resistere, magari durasse”. E intanto rinviato il rientro dopo la pausa estiva. Non più il 25 agosto, ma il 2 settembre
“Da quando ho mollato, dopo 30 anni, quella strada che porta in fabbrica, a S. Nicola di Melfi, non mi manca, e non mi manca neanche quello stress ormai insopportabile che accumulavo, anche quando si lavorava un solo giorno a settimana”. Questo confessava qualche giorno fa un lavoratore che a marzo ha accettato l’incentivo all’esodo. Ma se una piccola percentuale di lavoratori ha accettato, o sta accettando il licenziamento con “gruzzoletto” e Naspi per 2 anni, di contro c’è uno “zoccolo duro” che non molla e che è disposto a lavorare a tutte le condizioni, anche le più disperate e le più difficili. E a proposito di difficoltà (ed incertezze), dopo l’annunciato rinnovo degli ammortizzatori sociali fino a giugno 2025 con contratto di solidarietà, a ballare vertiginosamente sono le giornate di lavoro effettivo.
Se infatti, all’inizio, era stato annunciato il rientro il 25 agosto, ora già vacilla quella data e in base ad un messaggino fatto recapitare sui telefonini degli operai, si ritornerà la settimana successiva e quindi il 2 settembre. Ma tutto si accetta, per il salario, anzi, al momento c’è chi non nasconde che le cose vanno bene così. “A luglio ho lavorato 9 giorni e ho guadagnato comunque 1500 euro, e chi lavora ancora meno giorni, perde pochissimo in busta paga”, si apre un operaio del Montaggio. Come dire: “Si lavora o meno, le cose vanno sempre benino sul piano economico”. Motivo che tiene molti in uno strano “limbo”. Una dimensione che, seppur nell’incertezza, sotto certi aspetti soddisfa: “Cosa vuoi che ti dica – alza le spalle un altro lavoratore a domanda precisa – Bisogna accettare anche queste condizioni, chi te li dà questi soldi, in Basilicata, di questi tempi. Qui abbiamo tutti famiglia. Speriamo che duri, piuttosto…”. E’ questa la vera preoccupazione.
Già, perché c’è un’amara consapevolezza, che suona quasi come una mezza resa. “A 50 anni chi ti prende a lavorare, dove vai, la scelta è una scelta forzata, che ci tiene agganciati a questo lavoro, a questa linea”. E’ un limbo da cui è difficile staccarsi. Una linea che tiene tutti agganciati, seppur coi nervi tesi, negli ultimi anni. Arriva il messaggino e stai a casa. Altrimenti poi prendi, corri, e scendi in fabbrica. “E se c’è bisogno ti mandano pure in trasferta e ci devi andare – confessa amaro il lavoratore – puoi metterti in malattia, ma prima o poi se hanno deciso ti tocca e ci devi andare, come accaduto, in massa, per Pomigliano”.
Il bisogno, d’altronde, tiene tutti agganciati alla linea Stellantis. “Non abbiamo scelta – confessa ancora il lavoratore – se reggesse così per altri 10 anni ci metterei la firma, ma subito”. Giusto il tempo necessario, a quello “zoccolo duro” di appena 50enni, per agganciare il treno della pensione o del prepensionamento. “Ma ora è prematuro, a 50 anni bisogna lavorare”, taglia corto uno dei lavoratori ascoltati, facendo capire che di accettare l’incentivo proposto “proprio non è cosa”. Ma intanto, se il futuro sarà un limbo, o un eden, è tutto da vedere. Nel breve termine, però, si va di rinvio in rinvio. Di stop in stop. Con pochi “go”.
E così, dopo lo stop decretato in anticipo la scorsa settimana, con le ferie (praticamente) anticipate, rinviato anche il rientro in fabbrica. Si tornerà con ogni probabilità il 2 settembre. Oltre un mese di “vacanza”. Tra le cause dei continui stop, come più volte detto, ci sarebbero i lavori di ammodernamento della linea su cui nei prossimi anni verranno prodotte le 5 auto elettriche del futuro, tra cui la Ds8 e una Jeep. Queste ultime dovrebbero approdare sul mercato già a partire dal prossimo anno.