Ragazzo morto al Cpr di Palazzo San Gervasio, l’Ospedale smentisce il ricovero di Oussama

29 agosto 2024 | 11:33
Share0
Ragazzo morto al Cpr di Palazzo San Gervasio, l’Ospedale smentisce il ricovero di Oussama
Cpr Palazzo San Gervasio

In documento ufficiale, pubblicato in esclusiva sul Corriere della Sera, l’azienda ospedaliera San Carlo smentisce le notizie circolate sul tentato suicidio da parte del giovane

Oussama Darkaoui, il 22enne del Marocco, morto in circostanze da chiarire il 4 agosto al Cpr di Palazzo San Gervasio, non è mai stato ricoverato nè all’ospedale di Potenza, nè in altre strutture dell’Azienda ospedaliera regionale San Carlo di Potenza. È il Corriere della Sera, in un articolo di Carlo Vulpio, a mostrare in esclusiva il documento in cui l’Azienda Ospedaliera regionale smentisce la notizia che era circolata dopo il decesso del ragazzo, secondo cui nei giorni precedenti il decesso il ragazzo fosse finito in ospedale dopo aver ingerito pezzi di vetro.

Nella lettera del 27 agosto, l’Azienda ospedaliera risponde all’avvocato Arturo Covella che aveva fatto richiesta della cartella clinica del giovane Oussama. «Agli atti di questa Azienda, dalle verifiche esperite — si legge nel documento pubblicato dal Corriere della Sera— non risulta alcun ricovero e/o accesso in pronto soccorso e/o ambulatoriale inerente a Darkaoui Oussama nato in Marocco il 01.01.2002». Dunque nessun gesto autolesionistico, come invece sostenuto da autorità, medici e dirigenti della struttura.

Sulla morte del giovane Oussama sta indagando la Procura di Potenza che, il 6 agosto scorso, in una nota del procuratore capo aveva fatto sapere di “non potere escludere alcuna fattispecie di reato così come pure un atto autolesionistico”. Quest’ultima circostanza è ora smentita da un documento ufficiale.

È invece notizia di ieri, l’esito della visita del Tavolo Asilo, all’interno del Centro per i rimpatri di Palazzo San Gervasio. Il 10 agosto scorso tre parlamentari italiani , 4 consiglieri regionali, delegati Arci e Cgil, hanno visitato la struttura. Dalla relazione emergono condizioni di vita al limite della dignità umana e testimonianze dei “trattenuti” con diversi problemi di salute che riferiscono di cure non adeguate.