Potenza, il centro storico appeso alla speranza di un panino
Se un pezzo fondamentale della città muore è per causa delle scelte urbanistiche volute dai gruppi d’affari
Se il centro storico di una città muore è perché le scelte urbanistiche e gli interessi di gruppi d’affari lo hanno ucciso. Se tanti paesi assistono all’eutanasia dei borghi antichi, è perché qualcuno ha deciso di decentrare le attività economiche, sociali, amministrative a valle. Dunque, una delle cause principali della dipartita dei centri storici, è il decentramento delle attività, il trasloco delle relazioni sociali in altri luoghi. E questo accade insultando il buon senso, soprattutto quando certe scelte riguardano le piccole città. Si è costruito a valle anche quando a monte c’erano immobili da ristrutturare, case vuote da riempire, spazi nuovi da creare.
La città di Potenza ha fatto i traslochi da anni ormai, la vita si è trasferita a valle senza che siano state immaginate forme di compensazione a monte, ossia nel centro storico. Decentrate le attività commerciali, l’università, gli uffici amministrativi, le sedi istituzionali, le scuole. Decentrate, in sostanza, tutte quelle attività tra loro connesse che definiscono un centro urbano e che costituiscono il luogo delle relazioni.
Tutto questo ha ridotto notevolmente il flusso delle persone che per varie ragioni frequentavano il centro storico: fare la spesa, per esempio. Le scelte si pagano. Un altro esempio è l’università, con questa storia dei campus abbiamo sottratto linfa vitale al centro storico. Se l’Università (o parti importanti di essa), e le scuole superiori fossero state insediate nel centro storico, tutto sarebbe cambiato: gli studenti, soprattutto, con la loro presenza avrebbero favorito le attività commerciali, le case da affittare, tutto l’indotto economico che possiamo immaginare. Ci sarebbe sempre vita nel borgo di giorno e di notte. Ma questa è una delle mancanze che la città sta pagando. Non l’unica.
Ormai quel che è fatto è fatto. Tuttavia, far finta che non esistano responsabilità non aiuta a trovare oggi soluzioni ai problemi creati in passato. E la responsabilità è di chi ha amministrato questa città nel corso degli ultimi 40 anni e fino ad oggi. La responsabilità è di chi ha favorito gli affari dei “palazzinari” che hanno costruito a valle l’altra città: i supermercati, le residenze, i locali commerciali, senza alcun criterio se non quello degli affari. La logica del profitto ha esteso il perimetro della città oltre i limiti del buon senso, dilatando e sfilacciando la dimensione comunitaria e i luoghi delle relazioni sociali. Il risultato è che chiudono le attività commerciali e artigianali anche a valle e che la città perde residenti a monte e a valle e che le case vuote ci sono anche a valle. Nonostante tutto si continua a costruire anche dove non si dovrebbe, naturalmente sui costoni a valle. Altre brigate miste di politici, imprenditori, liberi professionisti e faccendieri si preparano ad assaltare, con la storia del Pnrr, tutta la città: a monte e a valle. I cittadini dovrebbero vigilare. Perché anche “l’altra città” corre altri rischi.
Ora si è di fronte al dilemma delle soluzioni: se in un luogo non c’è gente non c’è vita e se non c’è vita la gente va via. Persino le scale mobili sono un fallimento a cui nessuno rimedia. E non è la Torre Guevara che salverà il borgo dall’eutanasia né l’uso elitario del Teatro Stabile.
Eppure, qualcuno si inventa le sedie a sdraio e qualcun altro spera nell’apertura del McDonald’s in piazza Prefettura. Che tristezza. Questa dei panini è il rimedio dei disperati. Bisognerebbe affidare il centro storico ai giovani studenti non ai giovani paninari. E’ un rimedio parziale, non degno di una città che ha bisogno di acquisire prestigio culturale e sociale, che ha bisogno di forti spinte innovative. Tuttavia, ben venga anche la multinazionale del “cibo” che, tra l’altro, ha già un locale aperto da anni a valle. Ma non è questa la strada. Occorrono scelte coraggiose, radicali e qualche veloce inversione di marcia. Difficile, se a mettere la mani sulla città è proprio chi dovrebbe salvare il centro storico dall’eutanasia.