L’ordine professionale dei pedagogisti e degli educatori tra sfide e opportunità

2 agosto 2024 | 09:23
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L’ordine professionale dei pedagogisti e degli educatori tra sfide e opportunità

“Finalmente la legittimazione di una professione e la garanzia di interventi professionali scientificamente e deontologicamente guidati. Ma c’è ancora molto da fare”

Il 15 aprile di quest’anno è stata approvata la legge n.55 concernente “Disposizioni in materia di ordinamento delle professioni pedagogiche ed educative ed istituzione dei relativi albi professionali”.

Un percorso lungo e tortuoso, portato avanti con tenacia da numerosi professionisti dell’educazione che, attraverso lo strumento consultivo e di partecipazione quale l’associazionismo, ha portato alla emanazione della legge.

Un percorso ostacolato da i Gruppi parlamentari europei liberali che spingono per l’eliminazione degli ordini professionali già esistenti. Tentativi falliti a fronte di una fortificazione massiccia di professionalità riconosciute e legittimate a discapito di altre che, nei tavoli di lavoro, venivano considerate di serie “b” perché non appartenenti ad un albo e ad un ordine.

L’idea di liberalizzare le professioni, dando valore specifico ad un percorso di laurea che sia di per sé abilitante (e dunque che preveda una fase di tirocinio pre-laurea) senza poi effettuare un praticantato ex-post e con l’aggiunta di ulteriore esame di stato ha la sua valenza, se crediamo in una Università che forma in maniera efficace i futuri professionisti e se riversiamo il bisogno di controllo della qualità della prestazione in ciascun professionista. Un po’ una idea Kantiana basata sugli imperativi morali del tipo “il cielo stellato sopra di me la legge morale dentro di me”.

Poco realistico purtroppo. Le stesse associazioni delle professioni non ordinistiche, in passato, hanno richiesto (avendo le caratteristiche) di essere riconosciute dal Mise e curando anche l’aspetto dell’attestazione di qualità delle prestazioni professionali dei propri associati.

L’ordine, al netto di ogni riflessione, rappresenta ad oggi, la legittimazione di una professione e la garanzia di interventi professionali scientificamente e deontologicamente guidati.

I pedagogisti e gli educatori professionali socio-pedagogici, in passato considerate professioni intellettuali (come filosofi e sociologici), attraverso l’istituzione dell’ordine, hanno la possibilità di vedere riconosciuto un principio primo fra tutti: le scienze dell’educazione come scienze pratico-progettuali finalizzate al benessere del cittadino e della intera società, attraverso processi di apprendimento pedagogicamente diretti.

Un’attività, quella dell’educatore socio-pedagogico e del pedagogista (preposto alla progettazione e al coordinamento dei processi educativi) che si esplica in tutte le fasi della vita, in quanto l’educazione si configura come un percorso che inizia dalla nascita sino alla quarta età: il tempo della vita è il tempo dell’educazione!

La complessità della società postmoderna pone diversi interrogativi, ma non serve discutere su questi interrogativi se si trascura la formazione dell’uomo, della donna che in essa vi abitano. Negli anni si è reso sempre più necessario regolamentare le professionalità che si occupano di educazione e formazione.

Ad oggi diverse sono le questioni in ballo: una legge non perfetta , non esaustiva specie se si pensa alla confusione rispetto ai titoli di accesso ai rispettivi albi (uno per gli educatori socio-pedagogici e uno per i pedagogisti); la questione legata ai contratti di lavoro rivolta alle persone che non sono in possesso dei titoli adeguati per esercitare la professione, l’obbligatorietà dell’iscrizione per tutti, non solo per i liberi professionisti ma anche per i lavoratori a tempo determinato, indeterminato, nel settore pubblico e privato (dunque terzo settore). In ultimo, la questione relativa alla richiesta di una possibile proroga dei termini di scadenza (ad ora fissata al 6 agosto c.a.) che, a mio avviso, porterebbe ad una ulteriore confusione.

Ad ogni modo, le questioni sollevate possono trovare in regolamentazioni future un punto di incontro tra professionisti, datori di lavori e mondo sindacale. L’importante è non cedere il passo ad una volontà, forse implicita, di tornare al passato, dopo anni spesi a redigere documenti, protocolli di intesa, progetti lavorativi, nonché implementazione della ricerca scientifica nel settore pedagogico, che hanno rappresentato i passi propedeutici alla emanazione della legge sull’ordine professionale. ∗Filomena Labriola – Pedagogista, dottore di ricerca, già presidente Anpe per Puglia e Basilicata