La tragedia dei Cpr italiani e le alternative nel mondo: Un appello per il cambiamento
“La morte del giovane a Palazzo San Gervasio, insieme ai numerosi casi di abusi e truffe, richiede un cambiamento urgente e radicale nel trattamento dei migranti nel nostro Paese”
La recente dipartita di un giovane diciannovenne presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) di Palazzo San Gervasio ha riacceso un dibattito cruciale e urgente sulla gestione dei migranti in Italia. Questo tragico episodio ha rivelato le profonde falle di un sistema già duramente criticato, portando sotto una luce ancora più severa il controverso progetto del Governo Meloni di delocalizzare i CPR in Albania. Tale iniziativa, non solo eticamente discutibile, rappresenta un’impostazione economicamente insostenibile che devia risorse significative verso una soluzione che potrebbe essere gestita più efficacemente in altro modo.
I CPR italiani sono stati frequentemente al centro di scandali e abusi, rivelando un quadro sistemico di violazioni dei diritti umani e corruzione. Tra il 2018 e il 2022, il CPR di Palazzo San Gervasio è stato oggetto di un’inchiesta che avrebbe svelato l’uso coercitivo di psicofarmaci sui detenuti, maltrattamenti fisici e verbali, oltre a irregolarità nelle nomine legal. Anche il CPR di via Corelli a Milano è stato sottoposto a indagini che hanno portato alla luce gravi maltrattamenti e gestioni irregolari. Questi episodi hanno sollevato un’onda di indignazione e critiche, evidenziando un sistema gravemente inefficiente e disumano.
Le politiche migratorie italiane, fondate su una detenzione amministrativa rigida e su misure di respingimento, sono state fortemente criticate per la loro durezza e inefficacia. Leggi restrittive come i decreti sicurezza hanno ulteriormente peggiorato le condizioni di vita dei migranti, limitando le loro possibilità di ottenere protezione internazionale e incrementando il ricorso ai CPR. La gestione dei CPR, spesso affidata a società private, ha portato a casi di sfruttamento e truffe, con costi di gestione gonfiati e servizi scadenti, evidenziando un uso inefficiente delle risorse pubbliche.
Di fronte a queste criticità, il progetto del Governo Meloni di trasferire i CPR in Albania appare come una scelta particolarmente infelice e costosa. Questo piano prevede il trasferimento dei migranti in strutture fuori dal territorio nazionale, con costi esorbitanti che potrebbero essere impiegati in modo più efficace per migliorare le strutture esistenti e implementare soluzioni più umane e sostenibili.
Diversi paesi hanno sviluppato e implementato approcci alternativi alla detenzione amministrativa dei migranti, dimostrando che esistono modalità più umane ed efficienti per gestire le politiche migratorie. In Svezia, i richiedenti asilo vivono in comunità aperte, ricevendo supporto per l’integrazione e accesso ai servizi sociali, riducendo il trauma della detenzione. In Germania, dispositivi di monitoraggio elettronico garantiscono il rispetto degli obblighi legali, permettendo ai migranti di vivere in ambienti meno restrittivi. Nel Regno Unito, il rilascio su cauzione permette ai migranti di essere rilasciati in attesa della decisione finale sul loro status, riducendo la detenzione. In Canada, programmi di gestione dei casi forniscono supporto legale, sanitario e psicologico ai migranti, facilitando la loro partecipazione al processo di richiesta di asilo. In Australia, case di accoglienza per famiglie e minori non accompagnati garantiscono un ambiente sicuro in attesa della risoluzione delle loro domande di asilo. In Canada, la società civile è coinvolta nell’accoglienza dei migranti, promuovendo l’integrazione e riducendo la necessità di detenzione.
Le alternative alla detenzione amministrativa nei CPR, come quelle adottate da molti paesi, non solo rispettano i diritti umani dei migranti, ma si dimostrano anche più efficaci e meno costose a lungo termine. L’adozione di tali pratiche in Italia potrebbe migliorare significativamente le condizioni dei migranti, garantire una gestione più efficiente delle politiche migratorie e rafforzare il rispetto dei diritti umani. La morte del giovane a Palazzo San Gervasio, insieme ai numerosi casi di abusi e truffe, richiede un cambiamento urgente e radicale nel trattamento dei migranti nel nostro Paese. Invece di sprecare risorse in progetti di delocalizzazione in Albania, è essenziale investire in soluzioni che rispettino la dignità umana e garantiscano una gestione più trasparente e giusta delle migrazioni. Enzo Briscese-Attivista *