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La Basilicata dei siti industriali inquinati: all’ex Pamafi di Maratea rifiuti speciali pericolosi e non

13 agosto 2024 | 11:08
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La Basilicata dei siti industriali inquinati: all’ex Pamafi di Maratea rifiuti speciali pericolosi e non
Ex Pamafi Maratea

Sarebbe il caso di procedere con le bonifiche e recuperare i capannoni per nuovi investimenti

Le autorità preposte alle verifiche ed alle inchieste sul sito dell’ex Pamafi di Maratea, Flomar in liquidazione, hanno notificato a Regione, Amministrazione Comunale ed altri la gravissima situazione di crisi ambientale che si registra per la massiccia quantità di rifiuti speciali e pericolosi presenti e la presenza di cinghiali e ratti. Pietro Simonetti, Centro Studi i e ricerche economiche e sociali, in una nota torna sulla situazione di degrado che interessa l’ex sito industriale di Maratea e altri siti della regione, sorti nel post terremoto 1980.

In realtà -spiega Simonetti-la regione è ricca di curatele, liquidazioni in corso da decenni con danni per lavoratori, creditori e territorio. A settembre del 2023 fu scoperto dai Carabinieri della Compagnia di Potenza un deposito di 5000 tonnellate di rifiuti speciali in uno dei 100 capannoni vuoti o non utilizzati censiti in Basilicata.

Cento immobili, con attrezzature asportate o vendute a prezzi stracciati dai curatori, del valore di oltre 250 milioni che sommati ai trecento del patrimonio della Regione Basilicata ai 150 del consorzio di Bonifica ed altri 200 milioni di beni di Comuni, Province ed altri Enti territoriali, corrispondono al valore dei fondi Pnrr promessi alla Regione.

Una risorsa non utilizzata, dispersa, messa a disposizione dei predatori di rame, della saccheggiatori di impianti sanitari ed altro, gestiti, in moltissimi casi, da curatori e liquidatori protesi ad allungare curatele e liquidazioni. Leggi, norme, finanziamenti regionali sono stati ignorati per il riutilizzo dei siti produttivi privati, pubblici come accade in altri territori del Paese.

Si trattava in particolare della Nuova Ari, una delle 15 aziende finanziate alla legge 219 nel sito di Baragiano, ma di competenza del Municipio di Balvano. Aziende revocate, fallite, abbandonate. Dopo pochi mesi una nuova scoperta ad Atella. Nella Mim gli inquirenti hanno trovato un deposito di eco- balle per migliaia di tonnellate, nessuno dell ‘Asi in liquidazione si è accorto di nulla per molto tempo.

Altre scoperte recenti in Val Basento. Siti inutilizzati trasformati in discariche di rifiuti speciali e pericolosi e gestiti da curatori e liquidatori come scoperto recentemente anche a Tito alla ex Daramic.

La più grande-aggiunge- discarica si trova ora Maratea, area Castrocucco, a pochi metri dalla spiaggia, circa quaranta ettari di impianti dismessi della ex Pamafi, (poi Flomar), l’azienda florovivaistica fondata dal Conte Rivetti e affondata negli anni novanta da una azienda privata del Monte Amiata a cui la Regione, inopinatamente, aveva ceduto l’azienda. La ex Pamafi, in liquidazione perpetua da parte di tre commercialisti nominati dal Ministero dello Sviluppo, doveva essere restituita alla Regione da tempo.

La Regione, tra contenzioni legali e trattative concluse con intese, non ha ancora rimesso piede nel sito e non ha utilizzato il finanziamento per la bonifica della UE per il riuso e l’attuazione del progetto “la Cittadella dell’Ambiente”. La Regione ha deliberato che il sito conserva 8000 mq di “rifiuti speciali e pericolosi”, ma non è intervenuta ed il Comune neanche.

Intanto la situazione si aggrava nei luoghi dove i rifiuti stoccati e non continuano a produrre effetti, nel caso di Maratea in piena area turistica, ora interessata da una frana.

A circa 20 dalla liquidazione dell’azienda di Castrocucco ed a 44 dal sisma, sarebbe opportuno fare qualcosa di concreto per bonificare le aziende citate e riutilizzare una parte dei cento capannoni e dei patrimoni pubblici. Sarebbe il caso, tenuto conto che la Regione ha i fondi, di procedere con le bonifiche, e per l’Api -Bas recuperare i capannoni per nuovi investenti evitando di tornare a cementificare aree industriali e artigianali.

Lavoro troppo impegnativo per il Dipartimento Sviluppo e quello dell’Ambiente impegnati a utilizzare i fondi europei per bandi fotocopia anche nelle aree Sin non bonificate da trenta anni come quella di Tito e della Valle del Basento? chiede Simonetti che aggiunge in conclusione-Meglio assistere alla dissipazione di ingenti risorse pubbliche, private e prevedere nuove costruzioni di immobili. Il passato, anche recente, è accantonato e tramesso ai posteri, il tempo aspetta, la situazione ambientale no”.