Cpr: criticità e soluzioni
“È giunto il momento di affrontare il problema con nuove soluzioni che mettano al centro la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani”
Il recente tragico evento che ha avuto luogo nel Centro per il Rimpatrio di Palazzo San Gervasio, a seguito della tragica morte del giovane Oussama Belmaan, solleva importanti riflessioni sull’attuale gestione dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio (CPR) in Italia. La morte di Belmaan non è solo un tragico evento isolato, ma un campanello d’allarme che mette in evidenza le gravi lacune e le condizioni disumane in cui sono detenuti i migranti per questioni amministrative. È giunto il momento di affrontare il problema dei CPR con nuove soluzioni che mettano al centro la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani.
Per superare il fallimentare modello dei CPR, è necessario un cambio di paradigma che integri i migranti nelle nostre comunità attraverso progetti di lavoro comunitario. Questo approccio non solo migliorerebbe le condizioni di vita dei migranti, ma porterebbe anche benefici tangibili alle comunità locali. Coinvolgere i migranti in attività utili e produttive permette loro di contribuire positivamente alla società, offrendo un’alternativa dignitosa alla detenzione.
Esempi di Lavori Comunitari possono essere:
Riqualificazione Urbana: I migranti potrebbero essere impiegati in progetti di riqualificazione urbana, contribuendo a migliorare spazi pubblici, parchi e infrastrutture locali. Questo non solo darebbe loro un senso di utilità e appartenenza, ma migliorerebbe anche la qualità della vita nelle aree interessate. Ad esempio, la manutenzione e il miglioramento delle aree verdi urbane possono diventare un’opportunità per creare spazi di aggregazione sicuri e accoglienti.
Agricoltura Sociale: In molte regioni d’Italia, l’agricoltura è un settore chiave. Coinvolgere i migranti in progetti di agricoltura sociale, dove possano lavorare e allo stesso tempo apprendere nuove competenze, potrebbe dare un impulso significativo all’economia rurale e promuovere l’inclusione sociale. Le regioni particolarmente colpite dallo spopolamento, come alcune zone del Sud Italia, potrebbero beneficiare enormemente dalla presenza di lavoratori migranti, aiutando a mantenere e sviluppare le attività agricole locali.
Servizi alla Persona: I migranti potrebbero essere formati per fornire servizi alla persona, come assistenza agli anziani e ai disabili. Questo settore, spesso carente di personale, trarrebbe grande beneficio da una forza lavoro motivata e supportata. In un contesto di crescente invecchiamento della popolazione, questo tipo di intervento non solo risponderebbe a un bisogno sociale urgente, ma favorirebbe anche la creazione di legami interpersonali tra migranti e comunità locali.
Le aree rurali e le piccole comunità, che spesso soffrono di spopolamento e mancanza di manodopera, potrebbero trovare nei migranti una risorsa preziosa. L’integrazione dei migranti attraverso lavori comunitari può contribuire a rivitalizzare economie locali stagnanti, promuovendo uno sviluppo sostenibile e inclusivo. Le comunità che accolgono i migranti e li coinvolgono attivamente nei loro progetti locali possono trarre beneficio da una rinnovata vitalità economica e sociale.
È essenziale che le istituzioni italiane, dal governo centrale alle amministrazioni locali, adottino politiche migratorie che guardino oltre il semplice contenimento. L’accoglienza e l’inclusione devono essere le linee guida delle nuove politiche, alla luce dei principi della nostra Costituzione e dei diritti umani fondamentali. Le istituzioni devono collaborare con le organizzazioni della società civile, i sindacati e le comunità locali per sviluppare programmi di integrazione efficaci che riconoscano il valore dei migranti come individui e come risorse per la società.
La mancanza di una strategia a lungo termine rischia di perpetuare un ciclo di ghettizzazione e disagio sociale, con effetti negativi su tutto il territorio nazionale. Invece, valorizzare i migranti come risorse può contribuire alla riattivazione delle economie locali, specialmente in aree marginalizzate e spopolate.
La chiusura del CPR di Palazzo San Gervasio deve rappresentare un punto di svolta nella gestione dei migranti in Italia. È tempo di superare i modelli detentivi e di adottare soluzioni che promuovano la giustizia sociale, il rispetto dei diritti umani e l’integrazione. Solo attraverso l’inclusione e il riconoscimento dei migranti come membri attivi della nostra società possiamo costruire un futuro più giusto e prospero per tutti.
Invitiamo tutte le realtà, i partiti politici e il mondo dell’associazionismo a unirsi a questo appello per una nuova politica migratoria che abbia a cuore la tutela delle persone e dei diritti nel nostro paese. La giustizia sociale non è solo un ideale, ma una necessità urgente per una società equa e inclusiva.
In conclusione, è tempo di abbandonare le politiche di detenzione e controllo e di adottare un approccio basato sull’inclusione e la solidarietà. Solo così potremo costruire una società più giusta, equa e prospera per tutti. *Bruno di Cuia, segretario confederale e responsabile Coordinamento Politiche dell’Immigrazione Uil Basilicata