Basilicata, “dietro le quinte” delle nomine dei direttori generali: la verità è un’altra
Fiducia e fedeltà al centro delle decisioni: il giro dei nominati e degli innominabili
C’è una versione ufficiale diffusa dal sito istituzionale della Regione e dalle veline degli addetti stampa. Una versione piuttosto scontata: competenze, professionalità e così via. La trovate qui e vi conviene leggerla per cogliere meglio il seguito dell’articolo.
Poi c’è la versione più realistica, diciamo politicamente prosaica, pragmatica che richiama altri criteri di scelta: fiducia, fedeltà, garanzie di sistema, equilibri di potere. La politica sa bene di che cosa parliamo, ma fa finta di non sapere. Non mettiamo in discussione le competenze dei nuovi, si fa per dire, dirigenti, anche se in giro ci sono tante e tanti esperti e professionisti degni di dirigere un Dipartimento regionale. E allora, perché loro e non altri? Per rispondere a questa domanda dobbiamo analizzare le nomine secondo i criteri omessi nelle comunicazioni ufficiali. Criteri che, dobbiamo essere onesti, orientano la politica in Basilicata da tre decenni.
Al Dipartimento in cui è assessore il leghista Pasquale Pepe, Infrastrutture e Mobilità, direttore generale è Antonio Altomonte. La velina ufficiale così motiva: “Ha svolto per più di dieci anni attività di gestione di aziende private e di enti pubblici. Ha evidenziato esperienza specifica, in ruoli apicali, nel settore delle dighe (EIPLI), dei lavori pubblici, della progettazione e costruzione di infrastrutture complesse, obiettivo specifico strategico delle politiche regionali”. Fuffa.
Altomonte è amico fidato di Pasquale Pepe, suo compare di nozze e di allegrie. All’Eipli fu nominato Commissario straordinario dall’allora ministro all’Agricoltura Centinaio. Le infrastrutture complesse di cui parla la velina non sono altro, mediamente, che impianti eolici e fotovoltaici, sparsi ovunque in Basilicata e in Puglia, nel Brindisino. Senza escludere le costruzioni edili e impianti elettrici. Antonio Altomonte è stato amministratore, socio e liquidatore di decine di Società, quasi tutte operative nel settore dell’energia cosiddetta “pulita”, dei servizi finanziari e del food & beverage.
Antonio Altomonte è stato – ma sembra lo sia ancora – azionista della Heracles Investiment Fund Sicav P.L.C. registrata a Malta il 16 febbraio 2016. Sembrerebbe trattarsi di una società di investimento a capitale variabile. È stato anche azionista, insieme ad altri imprenditori lucani, della Cuprum Twenty Nine LTD registrata a Malta il 20 marzo 2014. Tutte e due le società sono su Offshore leaks database dell’International Consortium of Investigative Journalists, il famoso Paradise Papers.
Oggi Altomonte detiene l’1% di sei Società tutte in liquidazione. L’unica Azienda attiva di cui detiene il 70% delle quote è l’Aurora srls con sede a Milano, società che si occupa di elaborazione elettronica di dati contabili e aziendali. L’accoppiata tra compari è perfetta: la fiducia è ai massimi livelli. Le risorse da gestire sono ingenti, le decisioni da assumere sono delicate e molto dell’orientamento strategico in tema di infrastrutture (idriche soprattutto) dipenderà dal loro.
Al Dipartimento Salute, una riconferma, Domenico Tripaldi, che ha già ricoperto la carica di Direttore Generale alla Salute e le Politiche della Persona. Ha guidato anche il Dipartimento Programmazione e Finanze. Già direttore generale del Consiglio. Insomma, l’esperienza è una garanzia, per chi? A noi sembra che l’assessore Cosimo Latronico questo direttore generale lo subisca. Speriamo bene. Certo è che se, come dice l’opposizione di centrosinistra da anni, la sanità lucana è un disastro, qualche responsabilità l’ex direttore generale potrebbe averla o no? Tripaldi ha le mani in pasta nella politica. Sindaco del Pd per 10 anni ad Avigliano. Alcuni suoi compaesani ci raccontano che la svolta ha inizio da quando Bardi è presidente. Tripaldi avrebbe lavorato alle liste per le Comunali aviglianesi facendo vincere la destra a discapito della sinistra. Certo è che, nella logica politica, appare strano che un ex sindaco del Pd faccia il direttore generale con il presidente del Consiglio regionale prima leghista e poi meloniano. Deve essere davvero bravo Tripaldi, tanto che la Giunta regionale anche questa volta non è riuscita a trovare un’alternativa con qualcuno più bravo. Soltanto Pittella, quando era presidente, ha evitato che Tripaldi toccasse troppo la palla. Chissà, non si fidava? Abbiamo la sensazione, ma forse ci sbagliamo, che Domenico Tripaldi sia diventato ormai uomo di punta del sistema di potere trasversale “sinistra-destra” di cui ci siamo occupati in più occasioni. Un sistema che abbraccia notai, avvocati, uomini dell’Opus dei, imprenditori e, appunto direttori generali e dirigenti di aziende pubbliche.
Michele Busciolano, ex Capo di Gabinetto di Bardi, già Commissario straordinario dell’Arpab, è stato dirigente del gruppo Enel. Ha guidato il Dipartimento Ambiente prima di essere nominato Capo di Gabinetto. Fino al 2005 ha prestato servizio nella Guardia di Finanzia con il grado di Maggiore Tenente Colonnello. Dal 2011 al 2015 ha svolto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri attività di intelligence in ambito nazionale ed internazionale. Sarebbe lui l’uomo di “garanzia” di tutte le faccende legate al petrolio e all’ambiente. Nominato direttore generale del Dipartimento Ambiente e Energia, abbiamo la sensazione che non farà toccare palla all’assessora Mongiello e al partito che l’ha proposta e sostenuta. La nomina di Busciolano, si conferma dettata da criteri estremamente fiduciari.
Antonio Bernardo, dal 1° luglio 2014 ad oggi dirigente dell’ufficio Autorità di Gestione dei programmi operativi Fesr Basilicata. È stato revisore dei conti per Municipi e istituti di credito e ha avuto diversi incarichi professionali in materia di finanziamenti europei. Già nominato dal centro sinistra dirigente, poi confermato dal centrodestra. Bernardo, secondo alcuni osservatori è uomo molto vicino a De Filippo e all’ex sottosegretario di Forza Italia, Guido Viceconte cugino di Cupparo. * Tutto a fiducia, anche qui. Bernardo è direttore generale del dipartimento Sviluppo Economico e lavoro.
Rocco Vittorio Restaino è dirigente a tempo determinato del Dipartimento Politiche agricole e forestali della Regione Basilicata. Si è sempre occupato di consulenza aziendale alle pubbliche amministrazioni. Dal 2004 al 2008 ha ricoperto l’incarico di direttore dell’azienda speciale Forim della Camera di Commercio di Potenza. Si è occupato di Progettazione Piani di Sviluppo Locale per conto di Gruppi di Azione Locale a valere sul Programma Leader – FEASR 2007-2013, i famosi Gal, carrozzoni tutta spesa e senza resa. Ha lavorato per il Gruppo Fiat-Sata dal 92 al 96. Gli osservatori ci dicono che è molto vicino a Coldiretti. La sua carriera all’interno della Regione Basilicata ha inizio con la presidenza di Vito De Filippo. Oggi è direttore generale del Dipartimento Agricoltura il cui assessore è l’ex leghista e oggi Fratelli d’Italia, Carmine Cicala.
Gianpiero Perri, uomo per tutte le stagioni e tutte le salse, già consigliere di Bardi per l’attuazione del Pnrr, è stato nominato Capo di Gabinetto del presidente. Vediamo il ruolo così come delineato nel decreto di nomina: “Il Capo di Gabinetto, in attuazione degli indirizzi del Presidente, in particolare, coordina l’intera attività di supporto e gli Uffici di diretta collaborazione del Presidente, riferendone al medesimo, e assicura il raccordo tra le funzioni di indirizzo e le attività di gestione delle strutture amministrative della giunta regionale. Coadiuva il Presidente nell’attività di indirizzo politico-amministrativo, nella predisposizione del programma di governo e delle direttive, e verifica gli atti da sottoporre all’esame e alla firma del Presidente”. Insomma, una specie di ombra del presidente, uno che dovrebbe coprirgli le spalle. Perché lui? È stato prima commissario straordinario e poi direttore generale dell’APT, a quei tempi fu protagonista, insieme a Vito De Filippo, di uno dei flop più famosi della cultura in Basilicata: Il grande attrattore Arena Sinni e il famoso “Sbarco dei greci”. È stato amministratore di Officine Rambaldi e uno dei protagonisti del progetto Destinazione Basilicata, montagna che ha partorito un topolino. Certo, è stato anche tra i protagonisti della Grancia, questo sì un successo.
Candidato presidente della Regione con il Polo delle Libertà nel 1995, viene sconfitto dal candidato di Centro-sinistra Raffaele Di Nardo. Provò a mettere su una lista anche nel 2013, ma non se ne fece nulla. Il centro destra candidò Tito Di Maggio, sconfitto dal candidato di centro sinistra Marcello Pittella. Nel 2019 sarebbe stato nella rosa dei candidati per la presidenza della Sogin. Noto negli ambienti ecclesiastici e con amicizie nei circuiti vaticani e di Comunione e liberazione.
Qualcuno sta facendo bingo? Che le nomine siano legate esclusivamente a criteri di competenza ed esperienza è una favola. Magari le competenze ci sono, e anche le esperienze, ma costruite nel tempo a botte di incarichi orientati e decisi dai politici di turno che, per la verità, sono ancora in turno in un modo e nell’altro. Percorsi che avrebbero potuto intraprendere tanti altri giovani lucani che però, in assenza di santi in paradiso, hanno preferito dimostrare il loro valore altrove in Italia e all’estero. Ma questo è ovvio.
Stiamo invece osservando le trattative in corso per la nomina di altri dirigenti sia al Comune di Potenza sia in altri enti sub regionali. Tutto sembra convergere in un quadro di potere trasversale già noto agli osservatori più attenti e di cui questo giornale ha più volte scritto. Se è vero che l’avvocato Luca Di Mase, nipote dell’avvocato Raffaele De Bonis, sarà nominato Capo di Gabinetto del sindaco Vincenzo Telesca, l’indizio che alcuni gruppi nel corso di queste elezioni regionali e amministrative abbiano rilanciato strette alleanze si rafforza. Ne riparleremo disegnando il quadro di parentele, amicizie e convergenze nel riassetto del potere emerso in seguito alle ultime elezioni regionali e comunali. E lo faremo affinché l’opinione pubblica capisca perché la politica è morta e i partiti non sono altro che un residuo romantico di chi ancora si ostina, inconsapevolmente, a servire una democrazia malata. Nel giro dei nominati c’è la solita cerchia degli innominabili: è di loro che ci occuperemo a breve, conclusa la fase degli incarichi ancora da assegnare. Nella cerchia, oltre ai politici, avvocati, notai, imprenditori, dirigenti, cliniche, multinazionali e qualche sorpresa. Per adesso ricordiamo un’altra verità: questi signori non si fidano delle donne.
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∗Per puro errore materiale in una precedente versione era stata attribuita a Bernardo parentela con Cupparo.