Autonomia differenziata, se lo Stato fa un dispetto al Veneto che succede?
Speriamo che in un rigurgito di saggezza la legge Calderoli venga modificata in modo da mandarla su un binario morto, dove è giusto che vada
Certo che l’Autonomia differenziata in salsa veneta appare più che conveniente per i veneti. Lo dimostra la polemica di qualche giorno fa tra Del Rio e Zaia sulla Pedemontana, con relativo scaricabarile. Per chi non lo sapesse si tratta di una superstrada regionale a pedaggio che collega Montecchio Maggiore (Vi) a Spresiano (Tv) passando da Thiene-Schio. A definire i contorni della vicenda e la vera storia dell’opera ci pensa la vice di Zaia, Elisa De Berti, in una intervista al Corriere del Veneto. In pillole: fin dal 2009, con il governatore Galan, il rischio traffico, ossia delle entrate dei pedaggi, era in capo della Regione; la previsione di 33 mila transiti giornalieri medi (TGM) era consapevolmente gonfiata fin dall’inizio, dalla progettazione e dalla fattibilità economica dei 95 km di superstrada a pedaggio e ora, dopo aver ricevuto per l’opera da Roma Ladrona ben 600 milioni, la Pedemontana rischia di compromettere i conti del Veneto perché poco trafficata. Lo Stato dovrebbe però, secondo De Berti, accollarsi oltre alla A4-CAV (CAV sta’ per Concessioni Autostrade Venete) anche la Pedemontana poiché costituisce la quarta corsia della Brescia – Padova. “E se lo Stato si prendesse A4-CAV e non la Pedemontana?” chiede la giornalista Martina Zambon a Elisa De Berti“Sarebbe un dispetto al Veneto, punto”.
Tutto normale? La logica della Serenissima vive di luce propria, figlia del ricatto elettorale nei confronti di tutti i partiti da cui nasce la evidente prepotenza di Zaia e De Berti. Cosa che al Sud viene fatta in modo inverso: sottomissione e acquiescenza. Ma lasciamo perdere e torniamo al merito. Questa storia dimostra che senza l’Autonomia differenziata è stato possibile costruire delle autostrade, chiamandole però superstrade regionali, e che gli amministratori locali sono come minimo altrettanto pasticcioni di quelli nazionali. Per inciso la questione della Pedemontana Veneta non è isolata e fa il paio con la Bre.Be. Mi. e la Pedemontana Lombarda o con l’AV Milano Torino dimensionata a 130 treni ora dove, però, ne passano meno della metà. Insomma per vari motivi, come il costo del pedaggio, l’allungamento dei percorsi, le scarse aree di sosta, si tratta di opere poco frequentate e dove regna sui conti una opacità omertosa.
Detto ciò mi piacerebbe capire come funziona per i veneti l’Autonomia. Mi pare che la loro logica sia: le tasse prodotte in Veneto devono rimanere in Veneto, almeno per il 90%, mi pare di aver capito. La regione si prende tutte le 23 deleghe previste dall’art. 117 del Titolo V della Costituzione, comprese autostrade e banche locali. Roma Ladrona non solo mette gli schei per la realizzazione delle opere ma quando ci sono problemi interviene e ripiana. Lo abbiamo visto con le Banche Venete e con Antonveneta, che sono costate un botto anche a noi poveri terroni, e ora ci provano con la Pedemontana. Miliardi su miliari che si aggiungono al Mose e alle altre opere pubbliche fatte in Veneto. Per accollare oltre alla A4-CAV la Pedemontana arrivano a sostenere poi che di due autostrade separate una sia la quarta corsia dell’altra. Roba da “napoletani!” Oltre al danno per noi sudditi del Sud la beffa di essere considerati spreconi e mangiapane a tradimento. Ancor più visto che la spesa pubblica corrente del veneto del 2021 è di 17.045 euro pro capite e in Calabria di 14.935.
Ma i veneti sognano l’Autonomia perché vedono i loro vicini altoatesini godere di una spesa pubblica di ben 28.710 pro capite e anche loro desiderano trattenere il 90% delle imposte facendo rizzare i capelli al loro sodale Giancarlo Giorgetti che, se tutti trattenessero il 90% delle imposte, non saprebbe più non solo come pagare le pensioni, cosa di cui importa poco o niente, ma non saprebbe come finanziare le armi inviate all’Ucraina e Israele e raggiungere il 2% sul PIL di spese militari.
In tutto questo Zaia si lamenta del fatto che il Referendum per l’Abolizione della legge Calderoli spacchi il Paese. Forse perché questa legge sta facendo svegliare i meridionali dal loro torpore spingendoli a guardare da vicino i conti pubblici e tutta la narrazione farlocca sul Sud che, pur senza infrastrutture e spesa pubblica, a detta loro si mangia i soldi del Nord.
Fu proprio Zaia nel 2017 a volere i referendum consultivi da cui è nata la pretesa di una legge sulla Autonomia. Il risultato di quel referendum fu che votò il 57,9% dei veneti con una percentuale di sì del 98%, pari al 56,6% degli aventi diritto al voto. In un analogo referendum in Lombardia votò il 38% degli aventi diritto e i sì furono il 96%, quindi il 36% degli elettori. Si tratta di una minoranza che ha imposto a tutto il Paese questo percorso della legge sulla autonomia. Ora pretendono che il resto del Paese non possa esprimersi. Ma veramente non c’è limite alla incoerenza e alla prepotenza!
Che questo Referendum rischi di distruggere il già frivolo sentimento unitario nazionale facendo esplodere il risentimento di ingiustizia che si avverte sempre più nel Mezzogiorno è vero in un Paese sempre più incattivito. Nel mio piccolo lo vedo nei post che pubblico. Se dico che forse non tutte le ragioni sono degli ucraini e della Nato vengo insultato come putiniano. Se dico che Netanyahu è un criminale di guerra che sta compiendo un genocidio divento, chissà perché, un antisemita. Se dico che il MES è uno strumento tossico e che l’Italia fa bene a non firmarlo divento sovranista, se dico che l’Unità d’Italia fu fatta con un invasore e un invaso vengo con disprezzo chiamato neoborbonico, se sono contro l’autonomia e al governo c’è Draghi sono un populista se invece al governo c’è la destra e parlo contro l’autonomia divento un penta demente.
SI tratta solo di idioti? Ci troviamo in un Paese dove la politica e il mondo civico non riescono più a confrontarsi nel merito, merito che diventa un inutile orpello tra opposte tifoserie e tra tifoserie gli insulti sono quasi dovuti. Meloni nel portare avanti come leader politico e presidente del Consiglio questa scellerata e stupida legge Calderoli e Mattarella nel controfirmarla senza imporre un supplemento di utile riflessione si sono assunti una gravissima responsabilità verso la Storia da cui, non certo da me, saranno giudicati e ricordati. Speriamo però che in un rigurgito di saggezza questa legge venga modificata in modo da mandarla su un binario morto, dove è giusto che vada.