A Calvello comanda Eni, mentre Arpab fa spallucce

30 agosto 2024 | 11:58
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A Calvello comanda Eni, mentre Arpab fa spallucce
Un momento del Consiglio comunale straordinario di Calvello

Il consiglio comunale straordinario, su quanto accaduto il 26 giugno al pozzo Cerro Falcone, non ha fornito risposte esaustive

Surreale il consiglio comunale aperto andato in onda a Calvello nei giorni scorsi: palese la direzione del sindaco che non voleva creare imbarazzi agli illustri ospiti di Eni e Arpab. Le regole di partecipazione profondamente antidemocratiche: poca gente presente, ma moltissime visualizzazioni online. Per i consiglieri 10 minuti di tempo per l’intervento, per il pubblico 5 minuti.

I consiglieri di opposizione hanno posto domande precise a Eni, ovvero: quanto terreno sia stato smosso, da cosa è stato causato l’incidente e la rottura dell’oleodotto di sezionamento etc etc. Eni nel dettaglio non ha risposto dicendo di non aver ancora stabilito le cause. L’incidente è avvenuto la sera del 26 giugno scorso. La multinazionale dice che i suoi sistemi lo hanno subito segnalato, eppure c’è stata la volontà di tutti (Eni, Arpab e Comune di Calvello) di evitare di informare la popolazione, probabilmente per non creare allarmismi e problemi alla stagione turistica in corso, ma è palese l’intento di nascondere. Solo dopo la diffusione dell’accaduto sui social che sono stati costretti a diramare un comunicato che per giunta ha come unica fonte Eni, infatti gli enti pubblici a pappagallo ripetono la versione di Eni.

Durante l’incontro, l’associazione Cova Contro ha sollevato questioni tecniche importanti, nonostante il piglio del sindaco, in palese difficoltà verso Eni e Arpab, nei pochi minuti lasciati all’associazione è venuto fuori che l’oleodotto interrotto non ha strade di pubblico accesso diretto al tracciato, quindi sorge il problema di come e quando intervenire in caso di incidente. L’uso massiccio di azoto liquido alla testa pozzo di Cerro Falcone 5-8, la mancata pubblicazione delle analisi sulle sorgenti e le falde, il mancato collegamento del sistema di controllo di Eni con quello di Arpab e quindi in caso di incidenti alert automatici sul web, consultabili da tutti.

Dopo Cova Contro, Eni ha ben pensato di non ribattere dicendo solo che superate le 19 doveva andar via, Arpab muta quando è stata sollevata l’inutilità dell’ufficio di Viggiano di Arpab, la cui funzione ancora non è chiara.

Nonostante dal pubblico chiedessero più tempo per gli interventi dal pubblico, il sindaco ha ben pensato di monopolizzare la serata, e censurare la partecipazione: quando mai si è visto un consiglio comunale aperto durare meno di 90 minuti? Sicuramente se ci fosse stato spazio per la democrazia e un sano contradditorio il consiglio sarebbe durato di più, ma si sa la politica delle royalties petrolifere è questa: zitto e incassa.

Come al solito il direttore Arpab oltre al mare delle solite ovvietà ha detto qualcosa di interessante e non richiesta: lui da giovane geologo si è formato anche nel Centro Oli di Viggiano, quindi quando faceva il “Gianni Rosa boys” con una mano criticava l’apparato Pd e la gestione del petrolio, ma intanto frequentava quell’ambiente; che secondo lui il livello tecnologico dell’industria petrolifera in Basilicata è avanzatissimo, peccato che non abbia detto che Arpab non è avanzata quanto loro;  che è stata svolta una forzatura nel pubblicare gli atti sull’incidente dati ai consiglieri di opposizione; per tutto il tempo ha parlato di un incidente quando nei suoi post su facebook anche lui parlava di due eventi, per altro distanti chilometri l’uno dall’altro.

Petrolio e trasparenza restano distanti, e la democrazia arretra quando la contestazione è competente e educata.