Il potere dei soldi nella nebbia lucana
Vogliono decidere le regole, gestire gli affari in “santa pace” e chiudere la bocca alla stampa libera
Siamo stanchi, ma non ci fermiamo. Abbiamo le tasche piene di certi personaggi potentini e lucani arricchiti grazie alla politica e a manovre finanziarie e commerciali discutibili. Vogliono fare il bello e il cattivo tempo a colpi di denaro. “Ho i soldi, quindi posso.” Si atteggiano a manager di successo, a professionisti di valore, ma in realtà sono “pidocchi che, caduti nella farina, dicono di essere diventati mugnaio.” E da queste parti non sono pochi i personaggi che si atteggiano a mugnai. Ricchi, ma poveracci di cultura, di sensibilità, di etica, di altruismo. Per i soldi sono disposti a tutto. E con i soldi aprono porte e portoni negli uffici che contano, ottengono autorizzazioni e concessioni utili ai loro affari. Appalti e affidamenti succulenti. Indisturbati, anzi venerati e riveriti dal popolino senza spina dorsale, ignavo e all’occorrenza vigliacco.
Sarebbe interessante ricostruire la storia di certe famiglie e di taluni “arricchiti” per capire dove si colloca il momento dell’accumulazione originaria. Soprattutto svelare come quell’accumulazione sia stata possibile. Comunque sia questi mugnai rompono ogni giorno il patto sociale che è a base della democrazia: non condividono con il resto della società una parte equa del proprio patrimonio, grazie al fisco feroce con i deboli e tenerissimo con i forti. E grazie ai paradisi fiscali che ospitano in anonimato Società e circuiti d’affari.
Questi mugnai, essendo potenti grazie ai soldi, spesso vengono lasciati in pace dal potere politico e quasi mai coinvolti in fatti di giustizia. Il loro denaro, o meglio il loro potere grazie al denaro, è utile in tempo di elezioni, quando bisogna “estorcere” il consenso a lavoratori e disoccupati. Alcuni di questi signori caduti nella farina sono ricchi dalla nascita grazie ai patrimoni accumulati dagli “antenati”. E hanno anche il coraggio di dire che si sono fatti da soli: già, chissà di cosa. Ora, non si pensi che siano dei plutocrati, magnati, impresari epici: sono ricchi relativi, relativi alla miseria dei luoghi in cui spolpano le risorse. Fuori confine sfoggiano code di pavone e storie di sudore.
Ebbene, se gli altri lasciano in pace questi signori, anzi li osannano, noi no. Noi scriviamo e raccontiamo. E quando lo facciamo ci querelano, ci diffidano, provano a intimidirci e a ostacolarci in ogni modo. Spesso ottengono il risultato, uno solo: intralciare il nostro lavoro. Ormai siamo esperti di salto agli ostacoli e dunque è inutile chiamarci a sottoscrivere compromessi.