Il Pd Basilicata non investe e non crede nelle donne
“La cifra del Pd è sempre stata la sua pluralità, per questo riteniamo che non ci possa essere pluralità se non ne riconosciamo la rappresentatività vera, di sostanza e non solo di forma”
Di seguito il comunicato stampa della Conferenza delle donne democratiche Basilicata.
Il 17 luglio scorso si è tenuto l’incontro della Conferenza Donne Democratiche di Basilicata a cui ha partecipato anche il segretario regionale Pd Lettieri. Si è discusso dell’analisi del voto delle ultime tre tornate elettorali: regionale, europea e amministrative, partendo dal contributo e dall’esperienza delle candidate coinvolte. Sono state evidenziate le criticità e i limiti di un Partito, che deve fare i conti con l’inadeguatezza della sua struttura organizzativa, con le ambiguità politiche di alcune sue parti e con il mancato riconoscimento del ruolo femminile e dei circoli territoriali che devono trovare una legittimazione dell’impegno profuso, all’interno degli organismi di partito. Un partito che esce sconfitto non solo dalla tornata regionale ma anche da diversi Comuni: Avigliano, Picerno, Nova Siri, Scanzano Jonico, menzione a parte per il capoluogo di regione Potenza, dove vince il centro sinistra ma senza che il Pd abbia presentato una sua lista!
Un partito regionale incapace di eleggere una donna, che non investe e non crede nelle donne. Un partito regionale che procrastina il suo intervento in diversi circoli, uno su tutti il circolo cittadino di Potenza. Un partito che sorprende per la sua scarsa consapevolezza, ancora più sorprendente è come molti, troppi continuino a pensare che sia possibile uscire da una crisi ripetendo gli errori che ci hanno portato fin qui.
È necessaria una riorganizzazione, aprendo il partito alle nuove energie, ma anche valorizzando le risorse interne e chi durante le campagne elettorali ha saputo mobilitare e generare interesse ed entusiasmo, dimostrando capacità e senso di appartenenza. In questa cornice, rientrano tutte le candidate del Pd che sono state interpreti e hanno saputo trasferire valori, competenze e visione politica. La cifra del Pd è sempre stata la sua pluralità, per questo riteniamo che non ci possa essere pluralità se non ne riconosciamo la rappresentatività vera, di sostanza e non solo di forma, tenendo conto della realtà territoriale che di certo non coincide con l’attuale assetto del partito e, considerato che “la politica è molto di più che stare nelle istituzioni” (citando l’ultima intervista di Cuperlo su Repubblica).
Dotarsi e valorizzare la classe dirigente del partito, ci consente di cogliere l’opportunità di dare più fiducia alle proprie risorse e di rafforzare così l’organizzazione stessa del partito, favorendone il radicamento e l’espansione sui territori.
Possiamo farcela se il partito ritrova uno spessore culturale, etico ed ideale.