Direttori generali, la Giunta regionale tenga separata la politica dall’amministrazione
“La scelta di fare un unico elenco da cui attingere per le varie direzioni generali è opinabile”
Come è noto è stato pubblicato nei giorni scorsi l’avviso per l’acquisizione di manifestazioni di interesse a ricoprire incarichi di direzione generale della giunta regionale della Basilicata. Un avviso costruito sulla base della “Direttiva per il conferimento degli incarichi di direttore generale della Giunta regionale” – Approvata con delibera n. 387 dell’11 luglio, di cui, tuttavia, non vengono riportati i criteri previsti dall’art.8 ai fini dell’esame delle candidature. È Giuliana Scarano, segretaria della Fp Cgil Potenza ad affermarlo in una nota.
La Regione-ricorda la segretaria- si è data delle regole cui attenersi nell’effettuazione di tali nomine alla luce, probabilmente, dei rilievi più volte fatti dalla Corte dei Conti di Basilicata anche in occasione dei giudizi di parifica del rendiconto regionale. Che tali nomine fossero state effettuate in violazione dei principi sanciti dal 165/2001 era stato peraltro oggetto di esposto e segnalazione da parte della Cgil di Basilicata, sul presupposto che scopo della norma è di escludere la possibilità di conferimenti meramente fiduciari imponendo una selezione fondata su criteri predeterminati e conoscibili, obiettivi e di natura tecnico-professionale. I principi costituzionali di cui è espressione la norma sono quelli ex articolo 97 della Costituzione e di ponderata separazione tra politica e amministrazione.
L’adozione di una direttiva va certamente in questa direzione, eppure -fa notare Scarano- la Regione prova a non smentirsi introducendo interpretazioni postume sui requisiti generali di partecipazione. Risale a ieri, infatti, la pubblicazione sul sito regionale di una nota di chiarimento in merito al possesso del requisito dei 5 anni in funzioni dirigenziali che è da considerarsi non esteso a coloro che provengano dai settori della ricerca, della docenza universitaria, delle magistrature e dei ruoli degli avvocati e procuratori. Una nota forse resasi necessaria per coloro che provengono dai settori della ricerca, sul cui inquadramento qualche dubbio si pone a differenza di docenti universitari, magistratura e procuratori dello stato sulla cui equiparazione ai ruoli dirigenziali non c’è invece alcun dubbio. Un chiarimento peraltro non adeguatamente pubblicizzato, e che non ha dato luogo a nessuna proroga dei termini.
In realtà, la stessa scelta di fare un unico elenco da cui attingere -sostiene la segretaria della Funzione Pubblica Cgil-per le varie direzioni generali è opinabile. Sicuramente più opportuno sarebbe stato procedere per singoli avvisi legati all’incarico da attribuire senza mettere tutto in unico calderone. Ma evidentemente anche questa giunta fa fatica a far proprio l’assunto che la fiduciarietà degli incarichi, le cui funzioni risultano strettamente contigue con gli indirizzi politico-amministrativi espressi dagli organi politici, non può sconfinare nel superamento della separazione tra politica e amministrazione, principio cardine della nostra Costituzione.