Basilicata, una classe politica e dirigente di re Mida al contrario

24 luglio 2024 | 15:57
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Basilicata, una classe politica e dirigente di re Mida al contrario

Tutto quello che toccano diventa miseria. L’Unibas alla frutta, ma è solo uno dei segnali. Quando finirà l’incantesimo?

Mida, re di Frigia, ottenne da Dioniso il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava, come premio per avergli riportato il compagno Sileno. Il ‘tocco di Mida’ sembrava una dote magnifica: il piacere di trasformare bastoni e pietre in metallo prezioso procurava un’emozione impagabile. Nella tradizione popolare re Mida è simbolo di ricchezza, ma anche di avidità.

Ricchezza e avidità sembrano essere la cifra di una Basilicata destinata a mantenere il ruolo di mangiatoia per pochi. Il denaro si trasforma in avidità per alcuni e miseria per tutti gli altri. L’università lucana è diventata luogo di potere frequentato da combriccole interessate alle proprie carriere e alle proprie sicurezze. Era, o sarebbe stata, una ricchezza. Penultima nella classifica stilata dal Censis. Eppure, oggi il rettore sembra vivere su un altro pianeta, esulta per i risultati raggiunti.

L’acqua, l’oro blu, si è trasformata in emergenza idrica, in siccità, in dispersione e spreco. Gli enti che la gestiscono sono diventati luoghi di potere, frequentati da cricche interessate alle proprie prebende. Il petrolio, l’oro nero, è per antonomasia ricchezza di pochi e miseria, povertà, inquinamento, distruzione del patrimonio naturalistico, spopolamento e frantumazione del tessuto sociale per tutti gli altri. I parchi naturali si sono trasformati in campi di battagliatra congreghe politiche per l’accaparramento di incarichi, appalti e assunzioni. L’industria automobilistica e il suo indotto sono diventati luoghi di incertezza, di precarietà, di povertà, di paura, di ricatti, di disoccupazione. I Gruppi di Azione Locale (GAL) nati per promuovere lo sviluppo nelle aree rurali, sono diventati luoghi di spesa, di affari, di compiacenze e di compromessi.  Le foreste, i boschi e i fiumi sono diventati l’occasione per tenere sotto scacco migliaia di operai precari e usarli al momento della raccolta del consenso elettorale. E ci fermiamo qui, ad alcuni esempi. Anzi, ne aggiungiamo un altro. Arrivano i soldi per un concorso da primario? Eccoli che si piazzano.

I re Mida poveracci, quello che toccano diventa miseria. Appena arrivano le “pepite d’oro” qualcuno le trasforma in bastoni e pietre. Nel Consorzio di Bonifica, nei Consorzi industriali, in Acquedotto Lucano e in tutti gli altri enti mangia denaro pubblico, è così che funziona. Il Consorzio Industriale di Potenza dopo aver assorbito decine di milioni di euro, forse centinaia negli ultimi 25 anni, è fallito. Non sono falliti i suoi dirigenti. Il Consorzio di Bonifica, rimane un colabrodo di servizi e, senza l’assegnazione della gestione dei cantieri forestali, sarebbe già morto. Il suo amministratore unico è ancora lì.  Acquedotto lucano, senza il foraggiamento della Regione, centinaia di milioni di euro negli ultimi 20 anni, e grazie anche al Consorzio di Bonifica che non paga le bollette, sarebbe fallito. Non sono falliti i suoi dirigenti. L’Unibas senza il contributo regionale che attinge dalle risorse petrolifere, sarebbe al digestivo. Ma taluni rettori, e alcuni docenti e dirigenti amministrativi, sono ancora in giro a pasteggiare. Dei GAL abbiamo già parlato: risorse pubbliche spese senza resa per il territorio, ma con molta resa per chi ci mette le mani sopra.  Sembra il destino della Basilicata: avere una classe politica e dirigente di re Mida al contrario, quelli dei fatti propri.

Appena gli “avvoltoi” travestiti da manager, da politici, da dirigenti, vedono un giacimento di “ricchezza” si affrettano ad occuparlo. Lo consumano per se stessi e poi lo trasformano in un cumulo di macerie ad uso del popolo. Perché? Semplice – lo abbiamo già scritto e riscritto – senza fare di tutta l’erba un fascio, abbiamo una classe dirigente pubblica mediocre, servile, autoreferenziale, vocata a delinquere (dal latino “venir meno al proprio dovere”), il cui unico scopo è mantenere una succulenta retribuzione e un pacchetto di potere. Manager pubblici, assessori, rettori, improvvisati e cifrati su curricula improbabili, a capo di enti che fungono da porte girevoli per assunzioni privilegiate, carriere predestinate, incarichi e affidamenti esclusivi. Quando finirà l’incantesimo?

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