Alla Stellantis di Melfi si resiste, ma a spese dei lavoratori

30 luglio 2024 | 12:07
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Alla Stellantis di Melfi si resiste, ma a spese dei lavoratori
Tavares e Elkann

Il rinnovo del contratto di solidarietà non è una buona notizia

Che cos’è il contratto di solidarietà? “È un contratto collettivo aziendale che stabilisce una riduzione dell’orario di lavoro al fine di evitare, in tutto o in parte, la diminuzione o la dichiarazione di esubero del personale, anche attraverso un suo più razionale impiego.” Viene applicato in presenza di un grave calo della produzione. Ebbene, nel pomeriggio di ieri, 29 luglio i sindacati hanno sottoscritto a Melfi la proroga di ulteriori 10 mesi del contrattodi solidarietà in vigore che sarebbe scaduto il 24 agosto prossimo. È un segnale preoccupante. In questa breve riflessione vogliamo trattare la faccenda da una prospettiva più politica. Il sindacato e la sinistra in generale sul versante dell’economia e del lavoro sono ormai arroccati sul fronte della “resistenza”: in difesa. Una posizione difensiva nei confronti del neoliberista Tavares e compagni, fatto passare per risultato positivo. Il che può valere nella contingenza, come tutti gli altri “risultati” raggiunti. In genere si tratta di piazzare piccoli tasselli di resistenza nel grande quadro della crisi del lavoro alla Stellantis e all’enorme emeroteca di profitti degli azionisti.

La storia di questi ultimi anni ci racconta del tentativo, quasi fallito, del comportamento in apparenza reattivo dei sindacati nei confronti del vertice dell’azienda: “il massimo a cui possiamo aspirare è conservare quello che abbiamo già, per quanto poco esso sia”. La salvaguardia dei livelli occupazionali è diventato il must delle richieste. Nel tempo anche questa aspirazione è stata ridimensionata dai fatti. Dunque, abbiamo assistito a una strategia di opposizione a Tavares in nome di un mondo già vecchio: quello della fabbrica Fiat dei primi anni ’90. Ancora più vecchio, novecentesco, l’approccio culturale industrialista e lavorista di molti esponenti sindacali e della sinistra. Certo, in determinate circostanze la “resistenza” difensiva può rappresentare una risorsa importante, ma quando si tratta di guardare oltre, verso nuovi paradigmi, la resistenza è inutile, magari dannosa.

Il contratto di solidarietà fa leva sul principio della “solidarietà negativa”. Si tratta, nel senso più ampio, di un’ingiustizia vincolata all’idea che “se io lavoratore sono costretto a sopportare condizioni lavorative sempre più estenuanti – salari bassi, o bloccati, riduzione delle ore lavorate e pagate, eccetera – significa che anche tutti gli altri devono farlo.” Ecco un altro esempio di posizione difensiva e “disperata”.  Il risultato di questa strategia è stato e continua ad esserlo lo svuotamento del potere dei sindacati e la sconfitta dei lavoratori.

È chiaro che la faccenda non riguarda e non può riguardare il solo stabilimento di Melfi, il sindacato locale non può cambiare il mondo. La faccenda riguarda tutto il Paese e il suo sistema produttivo dentro la crisi del lavoro e delle relazioni industriali. Riguarda l’Europa, il mondo Occidentale, il modello neoliberista che si è ormai imposto sul senso comune. È contro questo modello che bisogna combattere, attaccandolo, non accettandone le condizioni.