Stellantis Melfi: “Ci sfrutteranno peggio dei cinesi?”
Una settimana dopo l’arrivo dell’ad Tavares a Melfi, emergono dettagli e tagli che sarebbero stati imposti in prospettiva futura. Voci parlano della riduzione di un 15% degli attuali costi di produzione
Solo martedì scorso a Melfi arrivava l’amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares. A distanza di 7 giorni, e con una settimana di stop produttivo, causa adeguamento della linea alla nuova auto elettrica (Ds8), è già tempo di analisi e riflessioni. E i conti, a molti operai, non tornano.
“Già da diverso tempo sulla linea tolgono persone sulle postazioni e lasciano quasi inalterata la produzione”. Ragione, questa, per cui “mantenere la postazione, tenere il ritmo è diventato sempre più complicato, ai limiti della fattibilità”, confessa un operaio. Ed è sempre dal Montaggio che la realtà appare senza fronzoli. Dura e pura. “Accade spesso che la linea si ferma perché va troppo veloce, e il bluetooth, azionato tra l’avvitatore e il display segnala l’eccessivo sovraccarico”, spiega il lavoratore. Il congegno elettronico, per paradosso, si comporta in modo “più umano” della linea dura imposta dai vertici aziendali e segnala quando “le operazioni ravvicinate da fare sono eccessive”. Ma la paura è un’altra. E l’operaio la esprime così. “Da quello che abbiamo capito, dal 2026 qui dovrebbero prodursi 260mila auto al giorno. Ma se tolgono sempre persone sulla linea, se un’altra buona parte di operai la manderanno a casa, e ci saranno esuberi, ma queste benedette auto chi dovrà produrle?”. E ancora: “Tra di noi c’è chi lavora, ma ci sono anche colleghi, vedi i sindacalisti, ma non solo, che passeggiano sulla linea. Non è che poi chi lavora davvero in prima linea deve sgobbare anche per loro?” Sono tanti gli interrogativi senza risposta.
“Una cosa mi pare certa, se davvero con meno personale dovremo produrre più auto, ci avvieremo sempre più a lavorare come i cinesi. Ci tratteranno come i cinesi, che lavorano come matti e non hanno sindacati a proteggerli”. Un altro dato è emerso nei colloqui con i superiori. “Ci hanno detto che dobbiamo competere con i cinesi e che le auto prodotte da loro costano il 30% in meno, quindi tutto lascia credere che sgobberemo peggio di loro, in futuro”. E poi un ultimo retropensiero: “Oggi la linea si ferma quando andiamo in sovraccarico, ma chi ci dice che il meccanismo che la ferma, col bluetooth, non venga disattivato, o impostato diversamente e poi lì davvero potranno imporre ritmi ancora più accelerati, da farci impazzire?”
Si vedrà. Nel frattempo, in area sindacale un altro dettaglio sarebbe emerso. E cioè che Tavares, sempre per parametrarsi ai costi delle auto che vengono dall’est del mondo, abbia chiesto espressamente di tagliare almeno del 15% i costi di produzione. Ma di tagli ce ne sono stati già tanti negli ultimi anni. Tante le internalizzazioni che stanno spolpando l’Indotto e altri risparmi sono andati a pesare addirittura sull’igiene, con le ditte delle pulizie ridotte all’osso e la comparsa persino di topi all’interno dell’azienda. Riesce davvero difficile intuire dove potrebbe andare a colpire un eventuale altro colpo di scure per ridurre del 15 % gli attuali costi di produzione. Ma nell’era Tavares nulla appare più impossibile.