Stellantis, lo stabilimento di Melfi si ferma la prossima settimana
“Motivi tecnico/organizzativi”, si legge in un messaggio agli operai, ma come avevamo anticipato ci sarebbero lavori di adeguamento della linea alla prima auto elettrica (Ds8) in via di sperimentazione
Per motivi tecnico/organizzativi l’attività dello stabilimento sarà ferma tutta la prossima settimana (dal 10 al 14)”. Questo il messaggino, inoltrato oggi 7 giugno ai lavoratori Stellantis di Melfi e che avevamo ampiamente anticipato nei giorni scorsi. Se ne parlava, infatti, seppur in modo solo informale, già dall’inizio della scorsa settimana.
Alla base di questo ennesimo stop, stando ai ben informati, ci sarebbero i lavori di adeguamento dell’unica linea presente a San Nicola, alla nuova auto elettrica (Ds8) che è in fase sperimentale, e che dovrebbe essere presentata sul mercato agli inizi del 2025. È il primo dei nuovi modelli elettrici che approderà nelle concessionarie, però a quanto si racconta, già da un paio di mesi, sarebbe troppo lunga. Un tantino ingombrante, quindi, per una linea che è quella su cui si producono ancora gli altri veicoli di Melfi (500x, Compass.e Renegade). Ci sarebbero problemi in fase di girata, sulla linea, sugli angoli. Questo ci dicono fonti interne allo stabilimento. E sappiamo che tecnici e manutentori sarebbero a lavoro già da tempo per ovviare al piccolo inconveniente.
Nel frattempo, però, ed è il caso di dirlo, si paga anche la scelta di smembrare l’altra linea, un tempo infatti erano due. Ma proprio la dottrina Stellantis, pur negandolo all’inizio, a partire dal 2021 ha iniziato a smantellare una delle linee. Operazione voluta e riuscita. Tanti operai su una sola linea, spesso anche con un certo ‘caos’, e poi davanti a problemi tecnici, come avvenuto ora con la Ds8, si è costretti a fermare del tutto la linea.
A neanche 72 ore dalle rassicurazioni dell’amministratore delegato Tavares (“dal 2026 a Melfi 260mila auto l’anno”), ecco ripiombare la realtà. Coi problemi di sempre. Per ora stop alla produzione solo la prossima settimana. Se basterà una settimana o ci vorranno “almeno 10 giorni”, come sostiene qualcuno, si capirà solo a metà della prossima settimana. E saranno i consueti ‘messaggini’ delle sigle sindacali, inviati a tamburo battente agli operai, a darne ufficialità. Come da copione.