La Basilicata non è più una regione da cambiare, ma da rifare
Ancora una volta nelle istituzioni siederanno coloro che gli elettori non hanno votato: vi sembra strano?
Potenza, una città del profondo sud ancora una volta, probabilmente, nelle mani di un leghista sostenuto da una destra “stracciona”, senz’anima e senza cultura politica né cultura. Ma lo sgambetto del voto disgiunto, potrebbe ribaltare la probabilità con il ballottaggio. È la città intorno a cui si muovono nell’ombra e alla luce del sole piccoli e grandi interessi. È il nodo da cui partono reti di relazioni politiche ed economiche che coprono tutta la regione e arrivano fino a Roma e a Bruxelles. L’esito delle scorse elezioni regionali e l’esito probabile delle Comunali a Potenza insieme formano un quadro allarmante in vista delle sfide future: è tutto in mano a una destra permeabile e a una cosiddetta sinistra in astinenza di potere. Una destra esposta a infiltrazioni di gruppi di interesse che non fanno distinzioni tra partiti: per loro rosso, giallo e nero uguali sono. È già accaduto in questi 5 anni sia alla Regione sia al Comune e accade da 30 anni almeno. I gruppi di interesse “perdenti” trovano sempre il modo di entrare in relazione di affari con quelli vincenti. Accade quando la politica, i partiti, i loro esponenti, perdono di autorevolezza e di credibilità. Quando la politica smarrisce il senso dell’orizzonte, accantona gli ideali e maltratta l’articolo 54 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore”.
Di onore, in questi anni e decenni ne abbiamo visto poco. Consiglieri regionali che hanno comprato orsacchiotti e cremine per il viso con i soldi dei contribuenti. Ricordate rimborsopoli? Forse no, perché questa terra sembra abitata da gente senza memoria. Assessori comunali a 3mila euro al mese che incassano i 600 euro del bonus Inps durante la pandemia. Non sanno dove abitano il senso dell’opportunità e il rispetto per i cittadini. Imprenditori, discussi e discutibili, diventati sponsor di candidati e politici ora a “destra” ora a “sinistra”. Applauditi a scena aperta dal popolo bue.
La sanità gravemente ferita da scandali, inchieste giudiziarie, buchi finanziari e qualità dei servizi indegna di un paese civile. Consiglieri comunali che comprano beni immobili dal Comune con il consenso di quelli di “destra” e di “sinistra”. Dipendenti comunali che in pieno agosto prima di una competizione elettorale diventano dirigenti e che ancora oggi, a distanza di anni, non sanno scrivere una delibera.
Accordi trasversali a tutela di interessi privati nelle concessioni edilizie, aree comprate a seminativo che in un batter d’occhio si trasformano in edificabili. Una città dove si costruisce a vanvera. Non importa con quale sindaco e con quale maggioranza. La disciplina che impone il Sistema vale per tutti.
Il decoro, poi, in pochi sanno cosa sia. Consiglieri regionali che si lasciano andare a battute sessiste e a sorrisini di apprezzamento. Consiglieri comunali per i quali “l’omosessualità è contro natura perché contraddice la legge naturale della vita, il diritto naturale, che è un diritto sacrosanto, la differenza tra sessi e la riproduzione della specie.” Poi tutti chiedono scusa, tutti si giustificano. Ma quando gli fai una domanda non sentono.
Niente onore, dunque, e tanto disprezzo per la funzione pubblica, nel rispetto delle regole di compiacenza, complicità, convenienze reciproche, stabilite dal nebbioso mondo degli affari privati sulla pelle dell’interesse pubblico.
Ebbene, molti protagonisti di questo dramma lucano e potentino sono sempre in pista, eletti o non letti, grazie al popolo di smemorati e di egoisti. A farne le spese quei cittadini che devono sudare per una piccola e legittima pratica edilizia, che devono faticare per prenotare e ottenere una visita medica, che devono attraversare centinaia o migliaia di chilometri per farsi curare. A farne le spese i cittadini che sono costretti ad ammalarsi gravemente e a morire perché non hanno i soldi per curarsi; i giovani che sono costretti a fuggire per riprendersi la dignità calpestata dall’odioso sistema clientelare e delle raccomandazioni. Insomma, a farne le spesse sono tutti i cittadini che con disciplina, e senza onore, subiscono tutto questo. L’onore ci sarebbe nel caso ci fosse una ribellione seria, nelle urne e nelle piazze. Una ribellione che abbia dei protagonisti e degli interpreti capaci di innescare una vera rivoluzione civile. Perché la Basilicata ormai non è più una regione da cambiare, ma da rifare.
Intanto, nel consiglio comunale di Potenza e di tanti altri Comuni e nel Consiglio regionale si accomoderanno nell’ombra, confondendosi tra le persone per bene che pure sono sedute tra i banchi, altri personaggi che nessuno ha votato: i palazzinari, gli speculatori dell’eolico e del fotovoltaico, gli investitori privati, di denaro pubblico, senza scrupoli, i capi bastone dell’indotto nelle aree di estrazione petrolifera, i petrolieri, i signori delle cliniche e degli affari nella sanità e tutti gli affamati di potere e di denaro che siano aspiranti alle briciole o alla ciccia.
Vorremmo dire alle persone per bene che si siederanno tra i banchi o che non sono state elette, che per sradicare questo sistema e dare una speranza di futuro alla Basilicata, non basta candidare una brava e competente ragazza o un bravo e competente ragazzo. Ormai è evidente, ogni volta è come una fatica di Sisifo. Ripetiamo fino alla noia: le rivoluzioni si preparano nel tempo, a partire da tutto il buono che c’è, e ammesso che i lucani lo vogliano.