Il Pil cresce nel Mezzogiorno, ma non in Basilicata

20 giugno 2024 | 11:38
Share0
Il Pil cresce nel Mezzogiorno, ma non in Basilicata

Mega (Cgil): Nessuno dei problemi strutturali del sistema produttivo lucano è stato affrontato né risolto dal governo Bardi

“La crescita del Pil (prodotto interno lordo ndr) nel Mezzogiorno nel 2023, come testimoniato dai dati Svimez, è l’effetto delle politiche espansive post Covid e degli investimenti pubblici messi in campo dai governi precedenti e che il governo Meloni vuole cancellare. Le decisioni recentemente assunte avranno conseguenze nefaste nei mesi a seguire, come la rimodulazione del Pnrr, che ha tagliato i fondi per il Sud, e il nuovo patto di stabilità, che determinerà un ritorno all’austerità a danno soprattutto delle aree più fragili, tra cui la Basilicata che, non a caso, registra la più bassa crescita del Pil tra le regioni del Mezzogiorno (+0,9%) dopo la Puglia (+0,7%)”. Lo afferma il segretario della Cgil Basilicata, Fernando Mega.

“La Basilicata – prosegue – secondo la Svimez ha risentito di un calo dell’industria (-2,7%) più intenso di quello osservato per la media delle regioni del Mezzogiorno, sebbene compensato dalla buona performance del settore delle costruzioni (+8,4%, la crescita più intensa tra le regioni meridionali). Ancora una volta i dati ci danno ragione rispetto all’allarme lanciato da mesi sulle politiche industriali della Basilicata, a partire dal calo nell’automotive, attestato anche dalla Banca d’Italia, e dagli scarsi investimenti per consentire quella transizione energetica necessaria non solo nel settore dell’auto ma anche nell’estrazione petrolifera, con il naturale esaurimento della risorsa petrolio.

Con l’autonomia differenziata – conclude Mega – anche i pochi dati positivi raccolti andranno persi. Aumenteranno drammaticamente i divari territoriali e verranno meno le politiche industriali di coesione nazionale di cui le Regioni del Mezzogiorno hanno invece bisogno. Nessuno dei problemi strutturali del sistema produttivo lucano è stato affrontato dal governo Bardi né risolto. Problemi strutturali che, se non si cambia subito registro, sono destinati ad aggravarsi ulteriormente nel prossimo futuro”.