Il Nord si dissangua per mantenere il Sud?

27 giugno 2024 | 12:40
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Il Nord si dissangua per mantenere il Sud?

Spieghiamo meglio, e confutiamo, i luoghi comuni a sostegno dell’Autonomia differenziata

Se ci fosse bisogno di una ulteriore dimostrazione che l’Autonomia differenziata nasce da 163 anni di narrazione tossica sul Sud, basta vedere la ripetizione dei più triti luoghi comuni fatta da giornalisti, politici e persino docenti universitari come Mario Pomini della Università di Padova che arriva anche a citare a sproposito James Buchanan, Nobel nel 1986 che nel suo libro “Federalism and fiscal equity” del 1950 , per primo definì il concetto di residuo fiscale.  Narrazione che oggi, grazie agli open data pubblici e certificati, può essere smontata pezzo dopo pezzo come abbiamo già fatto e continueremo a fare. 

Residuo Fiscale

Tornando a Buchanan questi stabilisce alcune definizioni, constatazioni e principi. Definisce il residuo fiscale come la differenza tra quanto ogni individuo paga in termini di imposte allo Stato e quanto riceve da questo in termini di servizi. Costata che all’interno di una unica comunità politica esistono territori che per vari motivi hanno una maggiore concentrazione di persone con elevato residuo fiscale. Stabilisce il principio che qualsiasi individuo che decidesse di trasferirsi da un territorio a un altro debba conservare il proprio residuo fiscale.

Per fare un esempio pratico se un pensionato decidesse di trasferirsi dal Veneto alla Basilicata dovrebbe mantenere lo stesso residuo fiscale ossia, oltre alla stessa pensione dovrebbe avere la stessa sanità, sistema di trasporti, infrastrutture eccetera. Per ottenere questo Buchanan afferma la necessità, nell’area più liberista del Pianeta, di trasferire risorse dagli stati più ricchi degli USA a quelli più poveri per evitare distorsioni competitive. Questo sia nella localizzazione delle imprese sia nelle migrazioni interne dove cittadini e imprese, per migliorare il proprio residuo fiscale, in assenza di trasferimenti migrerebbero dagli Stati più poveri a quelli più ricchi. Come si vede l’esatto contrario dalla vulgata comune ma esattamente in linea con l’obiettivo, non dichiarato, di desertificare il Sud. Il residuo fiscale è quindi un diritto dell’individuo non dei territori in cui si risiede.

Le cause del divario Nord Sud

Buchanan non si sofferma sulle cause dei divari territoriali e per capirle ci rivolgiamo a un altro autore: Michael Porter che nel suo libro “The competitive advantage of nations” individua in cinque fattori ereditari la possibilità di competere dei territori.

C’è tra questi anche il “fattore umano” o antropologico se preferite. Indubbiamente, mentre la pigrizia intellettuale della classe dirigente del Nord è giustificabile perché hanno un armamentario di luoghi comuni per giustificare l’autonomia, non è giustificabile che nel Sud continuiamo a mandare a Roma e ad eleggere rappresentanti che non studiano e che ripetono a pappagallo gli stessi luoghi comuni dei loro colleghi di partito del Nord. In particolare oggi mi riferisco al Governatore Bardi e a deputati e senatori che hanno votato l’autonomia differenziata alla camera e al senato: Rosa, Mattia, Casellati e Caiata.

Ma oltre a questo ci sono le risorse fisiche e geografiche come il clima o la presenza di risorse naturali come acqua, petrolio e gas che la Basilicata regala al resto d’Italia, e la posizione geografica con la possibilità di aprire commerci con paesi limitrofi (cosa difficile visto che i limitrofi del Sud sono il Medio Oriente in fiamme e i Balcani o nazioni ancora più povere come Grecia e Albania o il Montenegro). A seguire c’è il patrimonio di conoscenze come le Università e la presenza di istituzioni e agenzie governative (tutte al Centro Nord Italia e nel Nord Europa).

Infine la disponibilità di capitali, che di certo abbondano tra PNRR e Fondi Europei ma che sono imbrigliati nelle griglie delle varie ‘missioni’ per cui invece di stabilire cosa serve, per esempio infrastrutture, e poi chiedere i finanziamenti si fa il contrario per cui si finanziano sempre le stesse inutili cose. Dulcis in fundo, le infrastrutture fondamentali al Sud per avvicinare via Suez il Far Est al Mediterraneo e competere con il distretto logistico del Nord Europa. Di tutto ciò nel dibattito pubblico non c’è nulla!

Il Nord si dissangua per mantenere il Sud?

Secondo Mario Pomini “Le Regioni del Nord danno alla comunità statale molto più di quello che ricevono.” Secondo i Conti Pubblici Territoriali voluti da Ciampi no.

Questi ripartiscono circa 1.200 miliardi di spesa pubblica corrente. I cittadini della Val D’Aosta ne hanno beneficiato per 36.208 € pro capite nel 2021 e i campani per 13875. Mediamente i cittadini del Nord Ovest beneficiano di una spesa pubblica pro capite di circa 19.000 euro anno, quelli del Nord Est di 17.500, del Centro di più di 20.000, del Sud di 13.500 e delle Isole di 15.000.

Utilizzando la metodologia della matrice BCI (Boston Consulting Group) e mettendo in correlazione questi dati con quelli del PIL pro capite si osserva un elevato indice di correlazione (0,8) ma soprattutto dividendo le regioni italiana in quattro classi in base al PIL, sopra o sotto la media pro capite nazionale, e alla spesa pubblica corrente, sopra o sotto la media nazionale si osserva che nessuna regione italiana ha un PIL sotto la media nazionale e una spesa pubblica superiore alla media nazionale. Conclusione già oggi le regioni ricche ricevono di più e non c’è nessuna spogliazione. In credibilmente anche la spesa per le politiche di coesione è maggiore dove il PIL è maggiore con una correlazione anche superiore a 0,8. Ancora di più se si considera il quadro delle infrastrutture dove al Nord si fanno infrastrutture inutili, come la Pedemontana o la BreBeMi, o sovradimensionate, come l’AV Torino Milano, mentre al Sud non si fa nulla di nulla.

Insomma che sia invece il Nord a spolpare il Sud lo sa bene Giancarlo Giorgetti che chiese la secretazione degli atti della Commissione Bicamerale per il federalismo fiscale nella seduta del 30 aprile 2015 poiché veniva in tutta evidenza l’enorme ammontare necessario per il fondo perequativo che serviva a equilibrare la spesa al Sud. Per inciso a rappresentare la Basilicata in quella commissione c’era Cosimo Latronico: sempre assente!

Il fallimento del Regionalismo

Su una cosa concordo con Pomini. Le regioni sono un vero disastro. Al Sud come al Nord aggiungo. Giusto per un minimo di par condicio cito solo gli esempi negativi del Nord che si dimenticano con troppa facilità: Formigoni, il Mose, le Banche Venete e Antonveneta come esempi di disastro di una classe dirigente locale. Lo abbiamo visto anche con il Covid: il regionalismo ha fallito e sul piano razionale le regioni andrebbero abolite invece di dare loro più poteri. Ma quando si ragiona con il metro del pregiudizio e non del giudizio la razionalità scompare e questa riforma affosserà l’intero Paese per decenni.