Elezioni europee: languono idee e visione sia al governo e sia all’opposizione

5 giugno 2024 | 16:21
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Elezioni europee: languono idee e visione sia al governo e sia all’opposizione
Meloni e Schlein

A guardare questa campagna elettorale c’è da essere preoccupati in specie per la narrazione che ne fanno i media

La RAI, i canali Mediaset sono chiaramente filo governativi e non vale neanche la pena discettarne. Come per la stampa del Gruppo GEDI, troppo asservita agli interessi degli ex Agnelli ed ex Fiat e da sempre su posizioni acriticamente liberiste, atlantiste ed europeiste.

Le sorti di quello che una volta era definito il fronte progressista possono contare su La7 ma ho il sospetto che la rete sia finita a libro paga di Meloni. Nella scorsa settimana il filo conduttore dei talk show della rete è stato il suo scambio di gentilezze con De Luca. Una vicenda su cui si poteva argomentare esaustivamente in 5 minuti. Questa settimana si prosegue con il presunto scontro Mattarella – Lega e con il ritratto psicologico della premier: fascista, semi fascista o semplicemente autoritaria?

L’irrilevanza delle questioni unite all’accanimento spinge a simpatizzare per Meloni, facendo ritenere che altre critiche a questo governo non ce ne siano. In effetti vedendo i trascorsi delle trasmissioni di La7 che hanno sempre sostenuto le politiche liberiste dei governi Monti-Fornero, Letta, Renzi, Gentiloni e Draghi, e dileggiato come populiste le uniche cose di sinistra fatte dai governi Conte I e II, si capisce l’imbarazzo. Sarebbe singolare vedere su La7 criticare il duo GG (Giorgetti – Giorgia) sull’economia, che è in continuità con questi governi.

Per non parlare della politica estera dove è continuato l’appiattimento sulla amministrazione Biden e l’acritica adesione all’invio di armi in Ucraina inaugurate del pupillo di La7: Mario Draghi. Sulla questione Gaza il governo pratica la politica dello struzzo dove si fa finta di non vedere l’orrore, e sono certo che Draghi avrebbe fatto lo stesso. Insomma in politica estera Giorgia fa come Draghi, ma con qualche gaffe in meno. Ricordate Erdogan dittatore salvo poi omaggiarlo con tutto il governo o Xi l’autarca?

Le ambiguità del PD sulla pace e sull’invio di armi e che mette insieme i guerrafondai Picierno e Guerini (omen nomen) e il pacifista Tarquinio non aiuta la propaganda di La7 dando la costante sensazione che non si sappia dove andare a parare, viste le invettive ai ‘putiniani’ fornite a iosa fino a ora da La7. In aggiunta mentre il PD balbetta sull’idea che le armi inviate in Ucraina possano essere usate sul territorio russo le parole più chiare e definitive le ha dette Tajani: la Costituzione lo vieta.

Difficoltà anche sulla narrazione del PNRR. In un Paese privo di infrastrutture, in specie al Sud o a Roma che ha un sistema di trasporti vergognoso, invece di fare come la Spagna che da sempre le realizza con i fondi europei, noi diamo i fondi alle aziende private finanziandone l’innovazione con fondi pubblici, e lasciano a questa i profitti futuri. Come delineato da Draghi anche nel famoso studio sulla competitività in Europa che si basa sull’assioma: dare di più a chi più ha. Quello che residua del PNRR va ai comuni per costruire nuovi edifici con improbabili utilizzi e che un domani andranno gestiti con risorse che non si sa dove sono. Quel che resta lo usiamo per la sagra delle castagne o della polenta taragna. Anche qui non avendo criticato l’impostazione di Draghi al PNRR diventa difficile per La7 contestare Meloni.

Anche nella gestione delle sale stampa Draghi e Meloni si somigliano: tanta irritazione e zero risposte. Quindi criticare Giorgia dopo non aver mai osato fare una domanda seria che sia una a Mario Draghi pare all’ascoltatore medio di La7 bizzarro. Per non parlare del nuovo patto di stabilità europeo su cui è difficile contestare il governo dopo aver plaudito al fiscal compact di Mario Monti e al pareggio di bilancio in Costituzione voluto da Draghi da Governatore della BCE. Entrambe misure impossibili da rispettare come è noto a chi sa fare un po’ di conto.

Una gestione del debito inaugurata da Prodi e Draghi, all’epoca direttore generale dell’economia, e che continua anche con Meloni, fatta di vendita di patrimonio pubblico, tagli alla spesa e a diritti e salari, senza investimenti strategici in infrastrutture e senza visione su dove collocare il Paese nei commerci e nelle produzioni mondiali, ci ha impoveriti, tolto welfare e diritti senza migliorare i conti pubblici, anzi peggiorandoli. A La7 non se ne sono mai accorti.

Sulla riforma del premierato, a Meloni basterà, per vincere il referendum, dire che è necessaria per evitare i governi tecnici che hanno fatto danni più di Attila e dei Barberini. Per smontarla basterebbe chiedere la semplice modifica dell’art. 92 aggiungendo dopo la frase “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio” la precisazione “scegliendolo tra gli eletti della coalizione che ha vinto le elezioni”. Ma poi il PD come farebbe a governare senza vincere le elezioni?

Il tema vero è che languono idee e visione sia al governo e sia all’opposizione perpetuando inerzialmente ricette che non funzionano e quindi si parla di piccolezze. L’Italia diventa sempre più marginale e periferica rispetto al Nord e all’Est dell’Europa senza avere un piano per recuperare almeno la sua naturale centralità nel Mediterraneo e cercare di dotare il Mezzogiorno di un assetto infrastrutturale in modo da costituire una alternativa al polo logistico di Rotterdam Anversa da cui passano il 90% delle merci che arrivano in Europa e che poi da lì arrivano anche all’Italia del Nord e del Sud.

Quindi non ci sarà da meravigliarsi se La7 non trascinerà gente al voto per le europee, anzi se i suoi anchor woman e anchor man entrassero in silenzio stampa almeno fino al voto magari qualche difficoltà a Meloni la creerebbero e qualche elettore in più ci sarebbe.

Però non possiamo ignorare il tema della pace a Gaza e in Ucraina che è una vera emergenza.  Guardate il terrificante spot elettoraledi Ursula Von der Leyen  per capire che non si può rimanere a casa questa volta. Occorre mandare quanti più pacifisti possibile a Bruxelles. E questo può essere il vero faro dell’elettore l’8 e il 9 giugno ed è per me l’unico che mi spinge a votare.