“Cara Stellantis, ma le costose auto di Melfi chi le potrà comprare?”
Gli interrogativi di un lavoratore rivolti a Tavares, atteso domani a S. Nicola di Melfi. “Un operaio prende 1400euro e poi c’è la Cassa integrazione. Come fa ad acquistare un’auto da 60mila euro?”
“Posso immaginare che ci sarà una fila ad attendere Tavares, a S. Nicola di Melfi, tra sindacalisti, operai, tutti felici che il capo finalmente si è fatto vivo”. L’arrivo dell’amministratore delegato di Stellantis, martedì 4 giugno, ha lasciato dietro di sé grosse aspettative. E per una volta gli operai non parlano, prima vogliono capire. Solo una voce si leva nel silenzio. E’ un lavoratore della prima ora con “30 anni di esperienza” sulla linea e che non ha peli sulla lingua.
“E’ inutile prendersi in giro, ci sono cose che a questo punto ci devono essere spiegate, sono domande che non possono rimanere appese per troppo tempo”. In primo piano le nuove vetture che saranno prodotte a Melfi, a partire dalla Ds8 che dovrebbe essere presentata ufficialmente agli inizi del prossimo anno. E poi altri 4 modelli, tra cui un ibrido, la Compass. I tempi di lancio potrebbero richiedere tempo, anche 2 anni. Ma il punto che centra l’operaio è un altro. “Io l’ho vista la Ds, è lunghissima, quasi quanto una barca. E per quello che costerà, oltre 60mila euro, ma volete dirci chi tra noi operai potrà acquistarla?”. E ancora: “Con uno stipendio di 1400 euro al mese, mettici pure la Cassa integrazione, ma chi di noi potrà acquistare queste auto? Per quali mercati dovremo produrle, non certo per noi e per il mercato italiano”.
Stesso ragionamento anche sulle altre auto del futuro ‘lucano’ che saranno realizzate sulle nuove piattaforme. “Il discorso è sempre lo stesso, per noi costano troppo, per noi operai semplici ci vorrebbe un’utilitaria. Abbiamo acquistato in passato la Punto, la 500x, ed eravamo orgogliosi di comprare macchine realizzate con le nostre stesse mani”. Lo strano paradosso che intuisce il lavoratore è che, semmai nei prossimi anni un operaio dell’Automotive dovesse acquistare un’auto elettrica, di sicuro non sarà prodotta in Italia. “Noi ci troveremo a comprare auto cinesi, che a breve giungeranno anche in Italia. Ci sono già gli accordi.
E produrremo, con le nostre mani, auto non si sa bene per quali mercati. Qualora mai ci siano. Perché anche all’estero, non solo in Italia, ci sarà un problema di concorrenza e quindi non è detto che gli americani acquisteranno la Compass ibrida, o la Ds8 elettrica che faremo noi, a quelle cifre”. E infine: “Ma non sarebbe stato meglio mantenere per qualche anno anche auto non elettriche, invece di questa ‘conversione brusca’?”. Gli interrogativi appaiono più che mai centrati. E chissà se il 4 giugno, a Melfi, Tavares, non voglia davvero diradare le nubi sul futuro. E spiegare ai lavoratori, cuore pulsante di Stellantis, come stanno davvero le cose.