Apicoltori lucani in ginocchio

15 giugno 2024 | 10:25
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Apicoltori lucani in ginocchio

Il settore è in crisi, chiesta l’apertura di un Tavolo alla Regione

Il settore apistico lucano è “letteralmente a terra”. Dopo due annate con produzioni ridotte le aziende hanno difficoltà a pagare gli stipendi e i bilanci sono sempre più in perdita, costringendo molti apicoltori a chiudere o a ridimensionarsi. In questo scenario, l’Associazione Apicoltori Lucani facendosi portavoce dei titolari delle aziende del comparto chiede un tavolo di crisi al Dipartimento Agricoltura della Regione per supportare e tutelare sia le produzioni che il patrimonio apistico. Lo sostiene un documento dell’Associazione Apicoltori Lucani a firma del presidente Nicola Di Nuzzo che attraverso un report ha ricostruito quanto accade nel settore apistico in Basilicata nell’anno in corso.

Buona parte del territorio – si legge nel report – risente dell’assenza delle piogge dello scorso anno, quindi tutte le fioriture spontanee, come il rosmarino e la sulla, sono praticamente assenti, ad eccezione di piccole aree a macchia di leopardo, preziose almeno al sostentamento degli alveari, ma solo per pochi fortunati. Nel contempo, la registrazione di temperature sopra la media nei mesi invernali, ha scaturito fioriture precoci in tutto il settore ortofrutticolo, così gli agrumi, che rappresentano il primo raccolto importante di miele dell’anno, erano già in fiore nella seconda metà di marzo, quando le famiglie non sono ancora pronte per salire a melario. Poi – riferisce il documento a firma di Di Nuzzo – a metà aprile la disfatta. Il brusco calo delle temperature ha letteralmente arrestato la produzione di nettare delle piante; fioriture di agrumi, poi fiori di acacia, poi ancora trifoglio, non sono stati neanche sufficienti a soddisfare il fabbisogno degli alveari più popolosi di api, che in alcuni casi hanno trovato la morte. Quindi si corre subito ai ripari, con alimentazione di soccorso per gli alveari e per i nuovi nuclei di api. Chi pratica apicoltura nomade sposta le api in altre aree, ma il risultato non cambia.

Il mese di maggio è stato caratterizzato da picchi di caldo e un sostanziale deficit delle precipitazioni con condizioni di siccità di medio-elevata gravità, specie sul lungo periodo. In questo panorama ambientale l’andamento produttivo mostra una situazione piuttosto sconfortante, almeno fino a questo momento. Praticamente assenti i raccolti di miele primaverile precedenti le fioriture di acacia e agrumi, con qualche eccezione circoscritta a pochi areali su un limitato numero di alveari, dove è stato ottenuto qualche esiguo raccolto. I raccolti di acacia, miele fondamentale per il reddito delle aziende specialmente, risultano estremamente scarsi. Raccolti compromessi con rese molto basse anche per il miele d’agrumi. Purtroppo – si legge ancora nel report – anche il raccolto del miele di sulla ha dato risultati molto scarsi, talvolta per la mancata emergenza delle piante a causa della siccità invernale, talvolta perché nonostante la presenza di fiori non vi erano le condizioni per la produzione di nettare o per la bottinatura da parte delle api. Va sottolineato che – aggiunge Di Nuzzo -per mantenere le famiglie in buone condizioni di salute e in grado di produrre, ma spesso anche per salvarle letteralmente dalla morte per fame a causa della totale assenza di flussi nettariferi, gli apicoltori sono dovuti intervenire con la nutrizione di soccorso, in modo continuativo e abbondante. In alcuni areali, è stata segnalata una maggiore incidenza di patologie da stress nutrizionale. Siamo ben coscienti che lo Stato ha stanziato fondi per il rimborso dei premi assicurativi sui danni da eventi climatici, ma – conclude Di Nuzzo – allo stato attuale nessun istituto vuole assicurare gli apicoltori e le loro produzioni. Pertanto è indispensabile un intervento della Regione.