Stellantis Melfi, parla un operaio: “Dobbiamo resistere, non licenziarci, vogliono una guerra tra poveri”
Sarebbero appena un centinaio gli operai che hanno accettato l’ultimo incentivo proposto dalla multinazionale, tutti gli altri se la giocano. “Siamo ancora giovani, fuori c’è il deserto. Sarà una lotta a chi molla per primo”
“Davanti all’Ufficio del capo del personale c’è la fila”, premette l’operaio Giovanni – nome di fantasia -, di quella che un tempo si sarebbe definita la ‘Qualità’ a S. Nicola di Melfi”. Oggi invece “è tutto accorpato, fanno spalmature e tolgono personale sulle Ute, si lavora male e non si capisce più niente”. Già, ma davanti all’Ufficio c’è la fila, dicevamo, perché una cifra di lavoratori, accompagnati dai sindacalisti, va a firmare le dimissioni, accettando di fatto il nuovo “incentivo all’esodo” proposto nei mesi scorsi da Stellantis.
“Ma è un fuoco di paglia – aggiunge subito dopo Giovanni – non sono poi così tanti e soprattutto non quanti ne immaginava l’azienda”. Pare che Stellantis puntasse a mandare a casa almeno 500 lavoratori entro il 31 dicembre con incentivo. Ad oggi, incrociando numeri che restano pur sempre ufficiosi, sarebbero un centinaio gli operai che avrebbero accettato, e per altri 50 le pratiche sarebbero in itinere.
“Non credo che arriveranno alla cifra sperata – aggiunge la nostra fonte – semplicemente perché non conviene: chi non arriva a 35 anni di contributi non può accettare un bottino così magro”. In soldoni si parla, sotto i 55 anni, di 78mila euro. Qualche mensilità in più per chi supera la soglia dei 55. “Alcuni pensano che la cifra sia di 100mila euro – svela Giovanni – ma in quella cifra c’è anche il Tfr che ci verserebbe l’azienda, e quelli sono pur sempre soldi nostri, mica i loro”. Ragion per cui pare difficile che la multinazionale raggiunga la attesa cifra ‘500’ entro fine anno.
Eppure c’è la fila davanti all’Ufficio preposto. “Mediamente si tratta di persone che non ce la fanno più, troppo stressate e sopra i 55 anni”. Ma ci sarebbe, tra loro, anche una esigua quota di “superiori in grado” che avrebbero già trovato dove ricollocarsi, in aziende non direttamente Stellantis, magari Indotto. E magari lasciando la cifra Naspi prevista alla nuova azienda dove saranno impegnati. Per il resto siamo davanti ad un’altra condizione che accomuna la stragrande maggioranza di operai di Melfi in quota Stellantis. “La verità è che abbiamo perso ogni entusiasmo – precisa, sconsolata, la nostra fonte – la mattina o vai a lavorare o non ci vai è praticamente la stessa cosa. Non lavori con motivazioni, pensando ad un domani, come poteva accadere 10 anni fa. Anzi, se non ti chiamano ti fanno quasi un piacere”.
Sullo sfondo c’è il traumatico passaggio all’elettrico che a Melfi vedrà 4 nuovi modelli, più uno ibrido. Eppure dei modelli del futuro ad oggi, non si vede che la Ds, già in fase di sperimentazione. “Siamo demotivati, non vediamo il futuro, speriamo che per un altro anno e mezzo 500 x e Renegade continueremo almeno a produrle, perché sennò…”
In un orizzonte così cupo, però, sembra che il grosso delle maestranze abbia già sviluppato i necessari anticorpi. “Lo sento anche dai colleghi – sottolinea l’operaio – non conviene licenziarsi a queste condizioni, molti di noi non hanno troppe chance e non saprebbero come reinventarsi altrove, visti i 10 anni ancor necessari di contributi, prima della pensione”. Un limbo, né giovani, ne vecchi. Di qui una sorta di inerzia, di indifferenza catatonica. “Ci conviene resistere, di corto muso, anche se ciò non provoca alcuna soddisfazione, ma non conviene mollare”. Una sensazione condivisa da migliaia di lavoratori. Ma quale sarà l’approdo di questa fase? “Diciamolo francamente – conclude – o l’azienda il prossimo anno aumenta il gruzzoletto, oppure sarà una guerra, condizioni di lavoro sempre peggiori, e lotta sui nervi a chi molla per primo”. Se è davvero questo lo scenario futuro, nel breve, medio termine, però, sembra che il blocco operaio proverà a tenere botta, anche senza entusiasmo. Sceglierà di “resistere a tutti i costi”. Magari di corto muso, al fotofinish, per dirla, in modo un po’ brutale, alla Max Allegri. E comunque andrà, sarà comunque “una lotta tra poveri”. Ecco l’unica certezza.